Fatturazione Elettronica obbligatoria dal 1 gennaio 2019 anche tra privati
Dal 1° gennaio 2019 la fattura elettronica sarà obbligatoria anche tra i privati. Quali implicazioni e quali opportunità per imprese e studi professionali? In questo articolo facciamo il punto della situazione.
Il recente Ddl di Bilancio per il 2018 ha introdotto l’obbligatorietà della fatturazione elettronica tra privati residenti o stabiliti in Italia a partire dal 1° gennaio 2019, con un’anticipazione al 1° luglio 2018 per gli operatori del settore petrolifero e dei carburanti. Qualora l’iter di approvazione della manovra dovesse concludersi senza significative modifiche, gli operatori economici, quindi, saranno tenuti ad emettere fatture solo in modalità elettronica; fatture diverse da quelle elettroniche si intenderanno semplicemente come “non emesse”. La gestione della fatturazione B2B diventerà un’evoluzione del già noto B2G (verso la Pubblica Amministrazione), di cui erediterà formato (l’xml con cui abbiamo già preso confidenza in questi anni), modalità di trasmissione (tramite il Sistema di Interscambio, con cui, con alterne fortune, ci siamo confrontati in occasione del primo invio dei dati fatture) e obbligo di conservazione sostitutiva.
Si tratta di una vera e propria “rivoluzione”, più volte annunciata e ora definitivamente introdotta per obbligo normativo, in virtù di una deroga che l’Unione Europea, organo sovrano a livello comunitario in materia di IVA, ha concesso al governo nazionale e finalizzata all’abbattimento del tax-gap che il nostro Paese registra in misura straordinariamente anomala rispetto agli altri Stati dell’Unione; divario di fronte al quale era originariamente stato previsto l’innalzamento delle aliquote dal 22 al 25% e dal 10 all’11,5% (aumento, per il momento, scongiurato proprio dall’introduzione della FeB2B).
Rimarranno escluse da tale obbligo di fatturazione elettronica le prestazioni e le cessioni effettuate:
verso soggetti non titolari di partita IVA;
da parte di contribuenti minimi e forfetari;
verso (e, ovviamente, da) contribuenti non residenti o non stabiliti in Italia, per le quali, però, sarà necessario effettuare una sorta di “spesometro” dedicato, entro il giorno 5 di ogni mese (scadenza che appare quantomeno “stringente”).
Viceversa, l’introduzione di tale obbligo comporterà, secondo le intenzioni espresse nel disegno di legge presentato dal Governo, una notevole serie di semplificazioni, tra le quali spiccano senza dubbio:
eliminazione dell’adempimento relativo alla presentazione dell’elenco dei dati delle fatture emesse e ricevute (che, transitando obbligatoriamente tramite il SdI, risultano evidentemente già in possesso dell’Amministrazione Finanziaria), ma non anche delle comunicazioni delle liquidazioni periodiche;
dichiarazione IVA precompilata e relativi modelli F24 di versamento precompilati, a beneficio di professionisti e imprese in contabilità semplificata, oltre all’eliminazione dei registri IVA.
I primi commenti di fronte all’introduzione obbligatoria della fatturazione elettronica sono, come prevedibile, molto variegati e passano dall’euforia (in ragione degli indubbi vantaggi in termini di maggior efficienza e di riduzione dei costi che la revisione dei processi amministrativi aziendali sicuramente porterà), allo scetticismo (per l’introduzione obbligatoria a norma di legge a scapito della facoltatività e volontarietà degli operatori economici, e per i dubbi relativi alla tenuta del sistema informatico), alla delusione e preoccupazione, avvertite principalmente da professionisti e consulenti.
Questi ultimi, infatti, ravvisano nell’introduzione della fatturazione elettronica:
un onere aggiuntivo che dovranno sobbarcarsi per sopperire alle carenze informatiche della maggior parte dei loro clienti, principalmente piccole e piccolissime imprese spesso non dotate nemmeno di un pc;
un superamento della loro attività di inserimento ed elaborazione dati, che, ad oggi, è spesso prevalente specialmente all’interno di strutture medio-piccole; attività per le quali l’Agenzia delle Entrate si pone come unico intermediario di riferimento;
la “morte della contabilità”.
A tale ultimo proposito, si può certamente evidenziare che sarà possibile, grazie alla fatturazione elettronica, ridurre in misura significativa i tempi di gestione, in virtù della possibilità di contabilizzare ciclo attivo e passivo in maniera semi-automatica. Altrettanto, però, a parere di chi scrive si deve riconoscere che lo scenario in base al quale la tenuta della contabilità diventerà superflua è, ad oggi, da escludersi per una serie di ragioni, tra le quali possono essere sommariamente ricordate almeno le principali:
in primis, il bisogno, proprio delle aziende più strutturate ma anche delle realtà di minori dimensioni, di avere il pieno controllo dei conti;
la necessità di determinare il carico fiscale ai fini delle imposte sui redditi, che, anche in caso di contribuenti minori, è comunque influenzato da movimenti spesso non rilevanti ai fini dell’IVA (assicurazioni, affitti, stipendi e contributi, oltre ad ammortamenti e minus/plusvalenze);
l’impossibilità di determinare correttamente i dati della eventuale precompilata IVA nei casi di adozione di regimi speciali che spesso abbisognano di ricalcoli in occasione della singola prestazione (margine analitico) o di riconteggi a fine anno (ventilazione, margine globale);
l’esigenza degli istituti di credito di avere a disposizione una situazione economica e patrimoniale delle aziende per determinare il grado di rischio del cliente e quindi la possibilità di erogare finanziamenti ed a quali condizioni.
In ogni caso, è evidente che, con l’introduzione della fatturazione elettronica (e, in un domani non molto lontano, dell’addebito o accredito automatico in banca) alcune attività si andranno inevitabilmente a ridurre e diventerà, pertanto, prioritario per professionisti e consulenti recuperare quelle quote di fatturato che in qualche misura saranno perse: si pensi, ad esempio, all’opportunità di avere i dati contabili aggiornati in tempo reale e, quindi, alla possibilità di essere maggiormente a supporto del cliente; oppure, alla possibilità di specializzarsi nell’accompagnare le aziende nei processi di digitalizzazione; o, ancora, all’opportunità di ricoprire il ruolo di responsabili della conservazione, piuttosto che sostituirsi al cliente stesso nella gestione della fatturazione elettronica.
Il recente Ddl di Bilancio per il 2018 ha introdotto l’obbligatorietà della fatturazione elettronica tra privati residenti o stabiliti in Italia a partire dal 1° gennaio 2019, con un’anticipazione al 1° luglio 2018 per gli operatori del settore petrolifero e dei carburanti. Qualora l’iter di approvazione della manovra dovesse concludersi senza significative modifiche, gli operatori economici, quindi, saranno tenuti ad emettere fatture solo in modalità elettronica; fatture diverse da quelle elettroniche si intenderanno semplicemente come “non emesse”. La gestione della fatturazione B2B diventerà un’evoluzione del già noto B2G (verso la Pubblica Amministrazione), di cui erediterà formato (l’xml con cui abbiamo già preso confidenza in questi anni), modalità di trasmissione (tramite il Sistema di Interscambio, con cui, con alterne fortune, ci siamo confrontati in occasione del primo invio dei dati fatture) e obbligo di conservazione sostitutiva.
Si tratta di una vera e propria “rivoluzione”, più volte annunciata e ora definitivamente introdotta per obbligo normativo, in virtù di una deroga che l’Unione Europea, organo sovrano a livello comunitario in materia di IVA, ha concesso al governo nazionale e finalizzata all’abbattimento del tax-gap che il nostro Paese registra in misura straordinariamente anomala rispetto agli altri Stati dell’Unione; divario di fronte al quale era originariamente stato previsto l’innalzamento delle aliquote dal 22 al 25% e dal 10 all’11,5% (aumento, per il momento, scongiurato proprio dall’introduzione della FeB2B).
Rimarranno escluse da tale obbligo di fatturazione elettronica le prestazioni e le cessioni effettuate:
verso soggetti non titolari di partita IVA;
da parte di contribuenti minimi e forfetari;
verso (e, ovviamente, da) contribuenti non residenti o non stabiliti in Italia, per le quali, però, sarà necessario effettuare una sorta di “spesometro” dedicato, entro il giorno 5 di ogni mese (scadenza che appare quantomeno “stringente”).
Viceversa, l’introduzione di tale obbligo comporterà, secondo le intenzioni espresse nel disegno di legge presentato dal Governo, una notevole serie di semplificazioni, tra le quali spiccano senza dubbio:
eliminazione dell’adempimento relativo alla presentazione dell’elenco dei dati delle fatture emesse e ricevute (che, transitando obbligatoriamente tramite il SdI, risultano evidentemente già in possesso dell’Amministrazione Finanziaria), ma non anche delle comunicazioni delle liquidazioni periodiche;
dichiarazione IVA precompilata e relativi modelli F24 di versamento precompilati, a beneficio di professionisti e imprese in contabilità semplificata, oltre all’eliminazione dei registri IVA.
I primi commenti di fronte all’introduzione obbligatoria della fatturazione elettronica sono, come prevedibile, molto variegati e passano dall’euforia (in ragione degli indubbi vantaggi in termini di maggior efficienza e di riduzione dei costi che la revisione dei processi amministrativi aziendali sicuramente porterà), allo scetticismo (per l’introduzione obbligatoria a norma di legge a scapito della facoltatività e volontarietà degli operatori economici, e per i dubbi relativi alla tenuta del sistema informatico), alla delusione e preoccupazione, avvertite principalmente da professionisti e consulenti.
Questi ultimi, infatti, ravvisano nell’introduzione della fatturazione elettronica:
un onere aggiuntivo che dovranno sobbarcarsi per sopperire alle carenze informatiche della maggior parte dei loro clienti, principalmente piccole e piccolissime imprese spesso non dotate nemmeno di un pc;
un superamento della loro attività di inserimento ed elaborazione dati, che, ad oggi, è spesso prevalente specialmente all’interno di strutture medio-piccole; attività per le quali l’Agenzia delle Entrate si pone come unico intermediario di riferimento;
la “morte della contabilità”.
A tale ultimo proposito, si può certamente evidenziare che sarà possibile, grazie alla fatturazione elettronica, ridurre in misura significativa i tempi di gestione, in virtù della possibilità di contabilizzare ciclo attivo e passivo in maniera semi-automatica. Altrettanto, però, a parere di chi scrive si deve riconoscere che lo scenario in base al quale la tenuta della contabilità diventerà superflua è, ad oggi, da escludersi per una serie di ragioni, tra le quali possono essere sommariamente ricordate almeno le principali:
in primis, il bisogno, proprio delle aziende più strutturate ma anche delle realtà di minori dimensioni, di avere il pieno controllo dei conti;
la necessità di determinare il carico fiscale ai fini delle imposte sui redditi, che, anche in caso di contribuenti minori, è comunque influenzato da movimenti spesso non rilevanti ai fini dell’IVA (assicurazioni, affitti, stipendi e contributi, oltre ad ammortamenti e minus/plusvalenze);
l’impossibilità di determinare correttamente i dati della eventuale precompilata IVA nei casi di adozione di regimi speciali che spesso abbisognano di ricalcoli in occasione della singola prestazione (margine analitico) o di riconteggi a fine anno (ventilazione, margine globale);
l’esigenza degli istituti di credito di avere a disposizione una situazione economica e patrimoniale delle aziende per determinare il grado di rischio del cliente e quindi la possibilità di erogare finanziamenti ed a quali condizioni.
In ogni caso, è evidente che, con l’introduzione della fatturazione elettronica (e, in un domani non molto lontano, dell’addebito o accredito automatico in banca) alcune attività si andranno inevitabilmente a ridurre e diventerà, pertanto, prioritario per professionisti e consulenti recuperare quelle quote di fatturato che in qualche misura saranno perse: si pensi, ad esempio, all’opportunità di avere i dati contabili aggiornati in tempo reale e, quindi, alla possibilità di essere maggiormente a supporto del cliente; oppure, alla possibilità di specializzarsi nell’accompagnare le aziende nei processi di digitalizzazione; o, ancora, all’opportunità di ricoprire il ruolo di responsabili della conservazione, piuttosto che sostituirsi al cliente stesso nella gestione della fatturazione elettronica.
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