giovedì 30 gennaio 2020

Calendario dell'accredito pensione INPS anno 2020

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Carissimi Followers, stasera affrontiamo quest'argomento, peraltro oggetto di parecchie vostre mail, e cioè il calendario del pagamento delle pensioni 2020 INPS.
Vediamo quindi nello specifico il calendario pensioni 2020 Inps e qual è la differenza tra i pagamenti Inps effettuati al primo o al secondo giorno bancabile e come avrebbe influito tale novità per l'accredito in banca o in Posta e quando arriva il pagamento pensioni gen

 In base a quanto previsto dal calendario pagamenti INPS pensioni 2020, l'accredito della pensione INPS del mese di febbraio arriva ai pensionati nel seguente giorno:


  • 1° febbraio 2020 per la pensione accreditata in Posta;
  • 3 febbraio 2020 per la pensione accreditata in banca.


Vi ricordiamo che insieme all'assegno della pensione pagata a dicembre è stata accreditata anche la tredicesima invalidità civile, minime e assegno sociale, pensione di vecchiaia, reversibilità ecc.


Pagamento pensioni Inps al primo giorno bancabile:
Quali sono i pagamenti INPS che nel 2020 continuano ad essere effettuati il primo giorno bancabile? Secondo quanto previsto dalla scorsa Legge di Bilancio al passaggo alla Camera, le somma erogate dall'istituto INPS, da sempre disponibili a partire dal primo giorno del mese, fatta eccezione per i casi in cui il giorno di pagamento cade in un giorno festivo o non bancabile e la disponibilità è nel primo giorno utile immediatamente successivo, continueranno per sempre ad essere pagate al primo giorno bancabile.

Nel 2017, grazie al decreto Milleproroghe, il pagamento al secondo giorno bancabile è stato evitato, fatta eccezione per quelli di gennaio.

Dal 2018, invece, i pagamenti Inps saranno per sempre effettuati al primo giorno bancabile.

Nel 2019 e anche nel 2020 i pagamenti Inps sono sempre effettuati al primo giorno bancabile.



Ma quali sono i pagamenti Inps che sono sempre effettuati al primo giorno bancabile? Sono:

Assegno pensione;

Indennità di disoccupazione NASPI.

Indennità di cassa integrazione e mobilità.

Assegno di accompagnamento per gli invalidi civili.

Rendite vitalizie.

 Ecco invece le novità per le pensioni 2020 e come funziona la pensione di cittadinanza.
Inps, secondo giorno bancabile: cosa significa?
Cosa significa che le pensioni e le indennità INPS sono pagate il primo giorno bancabile?

In base a quanto previsto dal decreto 65/2015 il pagamento pensioni e indennità INPS, ex Inpdap, sarebbero dovuto essere effettuato dal secondo giorno bancabile.

Ma nel 2017 ciò è stato evitato grazie al decreto Milleproroghe.

Con la legge di Bilancio 2018, si è invece tornati a parlare di questo argomento perché la norma, che ha derogato l'entrata in vigore dei pagamenti Inps al secondo giorno bancabile fino al 31 dicembre 2017, è stata bloccata per sempre.



Per cui i pagamenti Inps dal 2018 in poi, sono pagati sempre il primo giorno bancabile.

martedì 28 gennaio 2020

Addio al caro vecchio contante?

Carissimi follower, siamo nel 2020 e lo Stato ha pensato bene di abolire da lentamente a totalmente le care vecchie banconote e monete metalliche per attestarsi sui pagamenti tracciabili....

Paghi con carta di credito? Ok, allora detrai!
Paghi col contante? Non detrai nulla o quasi

Di seguito l'elenco delle spese a cui si applica l'obbligo dei pagamenti tracciabili.

Obbligo pagamento tracciabile.
- Spese mediche e veterinarie
- Interessi passivi mutui prima casa
- Intermediazioni immobiliari per abitazione principale
- Spese funebri
- Frequenza scuole e università
- Assicurazioni rischio morte
- Erogazioni liberali
- Iscrizione ragazzi ad associazioni sportive, palestre, piscine ed altre strutture ed impianti sportivi
- Affitti studenti universitari
- Canoni relativi all'abitazione principale
- Le spese per gli addetti all’assistenza personale nei casi di non autosufficienza
- Abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale

mercoledì 22 gennaio 2020

L'arte di lasciare la tua zona di comfort e diventare imprenditore..... prima di tutti di te stesso

Si nasce imprenditori o lo si diventa?
Noi lo siamo diventati: è come quando inizi a camminare.... si possono spiegartelo, aiutarti, ma se non parte da te non ce la farai mai.
Così per diventare imprenditori...... e poi per diventare un ottimo imprenditore di successo.

Come Diventare Imprenditore Di Te Stesso
Essere imprenditore significa intraprendere un percorso di indipendenza professionale, di responsabilità e leadership che permette a un professionista preparato di non dipendere da nessuno, se non da se stesso e dai propri principi.

In questo articolo noi dello STUDIO SEMERARO vogliamo aiutarti a diventare il capo di te stesso, ovvero una persona consapevole e motivata, in grado di fare grandi sforzi ma di ottenere anche grandi risultati, grazie alle proprie capacità e al proprio impegno. L’obiettivo che dovrai porti è il successo di te stesso, la tua “azienda”.

Vediamo prima di tutto un concetto fondamentale: l’imprenditività. Hai mai sentito questo termine? Ha molto a che vedere con l’essere imprenditori di se stessi perché significa assumere un atteggiamento di responsabilità personale, lavorando con spirito imprenditoriale senza avere per forza a che fare con la creazione di un’impresa propria. La persona che agisce per imprenditività è motivata e intraprendente, sa gestire da sola i propri compiti e organizzare il lavoro nel modo più efficace.

Per essere imprenditore di te stesso devi fare dell’imprenditivitá il tuo modo di vivere, coltivare un atteggiamento propositivo e determinato quotidianamente.

Quando si è dipendenti si fa riferimento a un capo che prende tutte le decisioni e si fa carico di tutte le responsabilità. Questo stesso concetto devi pensarlo applicato al tuo lavoro: se vuoi essere capo di te stesso devi essere capace di svolgere le funzioni che un responsabile o un team leader svolge in un’azienda. In altre parole devi essere intraprendente, organizzato e avere una visione d’insieme.

Una persona intraprendente è chi ha un grande spirito di iniziativa ed è in grado, da solo, di organizzarsi, di gestire le proprie responsabilità, di cercare clienti e proporsi per un lavoro.

Per essere libero e non dipendere da nessuno devi essere intraprendente. Come? Alla fine di questo articolo avrai tutte le indicazioni per riuscirci.

Imprenditività ed essere capi di se stessi

Essere imprenditore: cominciamo dalle basi
Anche se tra creare un’impresa e diventare imprenditore di se stessi ci sono molte differenze, partire dalle regole basiche dell’imprenditoria è utile per capire su quali punti lavorare per essere degli ottimi capi della propria attività.

Per creare un’azienda di successo è imprescindibile:


  1. avere una buona idea imprenditoriale
  2. avere già esperienza nel settore
  3. definire un business plan che indichi: le caratteristiche principali del business, l’analisi di fattibilità, lo studio del mercato, i possibili rischi, i concorrenti sul mercato, le opportunità.
  4. stanziare un budget adeguato e conoscere le opportunità di finanziamento esterne.
  5. disporre di nozioni di marketing
  6. conoscere i competitor ed essere sempre un passo avanti
  7. contare con un team di manager esperti
  8. essere determinati
  9. fare rete e cooperare con altri professionisti
  10. essere pazienti

Questi 10 punti ci offrono gli spunti giusti per fare in modo che chiunque, non solo chi sta creando da zero un business o un’impresa vera e propria, possa diventare un professionista migliore assumendo il ruolo di capo di se stesso.

Vuoi diventare imprenditore di te stesso? Ecco come fare

  • Diventa un esperto: non smettere mai di formarti, aumenta le tue conoscenze per sentirti più sicuro e per essere in grado di affrontare sempre nuove sfide. Considera ogni giorno come un’occasione per migliorarti.
  • Scopri cosa ti rende unico rispetto a tutti gli altri professionisti e impegnati ogni giorno per valorizzare quelle che sono le tue doti. Sai cosa diceva la terribile e meravigliosa Miranda Priestly nel Diavolo veste Prada? “La verità è che non c’è nessuno che sappia fare il mio lavoro”. Miranda aveva investito tutte le sue energie per diventare la migliore nel suo campo e alla fine ci era riuscita. Non ti sembra un ottimo consiglio da seguire come capo di te stesso?
  • Abbandona le cattive abitudini: procrastinare e gestire male il proprio tempo sono i vizi più diffusi. Parti sempre da una consuetudine reale, per la quale puoi determinare un gesto concreto, e con decisione poniti l’obiettivo di eliminarla dalla tua quotidianità. Individua tre abitudini che ti impediscono di portare a termine il tuo lavoro e sostituisci ognuna di esse con una nuova buona abitudine. Metti tutto per iscritto (ti aiuterà a gestire il problema con serietà) e fai pratica ogni giorno finché la nuova buona abitudine non diventerà parte di te.
  • Sii disciplinato e determinato. Se ti poni un obiettivo e non lo raggiungi non essere indulgente con te stesso: perché non hai fatto quanto ti eri proposto, cosa te l’ha impedito? Non tollerare mancanze di questo tipo solo perché non hai un “vero capo” che ti controlla e ti bacchetta. In quanto imprenditore di te stesso devi essere ancora più intransigente perché i risultati che non ottieni danneggiano solo te.
  • Organizza in modo efficace tutti i compiti che devi svolgere. Usa post-it, agende, calendari online, notifiche sul cellulare per ricordarti tutte le tue scadenze.
  • Pianifica obiettivi giornalieri, settimanali e mensili. Gli obiettivi a breve termine ti aiutano a restare motivato e sono più facili da tenere sotto controllo.
  • Non avere paura delle sfide, non arrenderti al primo ostacolo: un buon imprenditore si vede anche nel momento in cui deve affrontare i problemi.
  • Fai rete, frequenta altri professionisti, prova a lavorare in spazi condivisi abbracciando lo stile del coworking. Questo potrebbe aiutarti a creare collaborazioni con altre persone che come te vogliono essere imprenditori di se stessi. Non solo: il confronto è sempre positivo perché stimola la creatività. Partecipa anche ad eventi del tuo settore e sfrutta i social network per essere sempre informato sulle novità del tuo settore.
  • Mostrati sempre sicuro di te stesso: questo non solo ti aiuterà a restare motivato ma ti farà guadagnare il rispetto e la fiducia degli altri, dai colleghi ai possibili clienti.
  • Cura la tua immagine, comunica anche attraverso il tuo abbigliamento il tuo ruolo e il tuo senso di responsabilità. Sembra incredibile ma le persone decidono di concederci o meno la loro fiducia anche in base alla prima impressione che hanno di noi.  Se vuoi che le persone si affidino a te, per prima cosa devi dare l’immagine giusta, riflettendo nel tuo modo di vestire la tua professionalità, il tuo senso di responsabilità e la tua serietà. Sceglieresti per una causa in tribunale un avvocato che si presenta in t-shirt e pantaloncini corti? È una questione di coerenza. Vestiti come il professionista che sai di essere e che vuoi che tutti riconoscano. Non sottovalutare neanche la tua immagine online, qui ti do alcuni consigli per ottenere grandi risultati grazie alla tua foto profilo. A questo proposito voglio citare una frase della grande Coco Chanel:  “Vesti male e noteranno il vestito, vesti impeccabilmente e noteranno la donna”. Possiamo ritrovare questa frase in un bellissimo film degli anni Ottanta che tanto ci insegna sul valore della tenacia e della perseveranza: Una donna in carriera. Melanie Griffith è Tess McGill, giovane intelligente e volenterosa che non si accontenta di essere una semplice segretaria: studia, si impegna e al momento giusto decide di tentare il tutto per tutto per dimostrare le proprie doti, ben al di sopra di quelle richieste ad una assistente. Il cammino è tutt’altro che privo di ostacoli, ma Tess non si arrende, usa il cervello e alla fine… beh, non voglio raccontarti come va a finire questa incredibile storia di intraprendenza e rivalsa al femminile perché mi piacerebbe che guardassi questo film. Possiamo assicurarti che ti motiverà a fare del tuo meglio per essere il miglior imprenditore di te stesso.

E ricorda: sarai un ottimo capo per te stesso solo se alla parola indipendenza unirai i concetti di responsabilità e organizzazione.

Buona imprenditorialità,
Studio Commerciale Semeraro

Se hai un bimbo che va all'asilo sicuramente ti converrà presentare domanda per il "Bonus Asilo" se non l'hai già fatto


Già dal 1° gennaio è possibile usufruire del nuovo bonus asili nido, così come stabilito dalla nuova Legge di Bilancio, in misura “potenziata” in riferimento agli importi attualmente erogati dall’Inps.
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Cos’è il bonus asili nido
Innanzitutto va ricordato che tale agevolazione esiste già ed è stata stabilita dalla Legge 232/2016. Consiste in una agevolazione che permette di ricevere un sussidio in caso di:

pagamento delle rette dovute per la frequenza di asili nido pubblici o privati;
pagamento di altre forme di supporto usufruito presso la propria abitazione a favore di bambini/bambine da zero a tre anni affetti da gravi patologie croniche che impediscono la frequenza dell’asilo nido.
L’importo è pari a euro 1.500 per il 2019.

Quali sono i requisiti per ottenerlo
I requisiti generali del richiedente sono:

residenza in Italia;
cittadinanza italiana o comunitaria ovvero extracomunitaria con permesso di soggiorno UE per lungo periodo;
per il supporto presso la propria abitazione il richiedente deve risiedere con il bambino;
il figlio deve essere nato/adottato dal 1.1.2016 al 31.12.2019;
finora non era necessaria la presentazione della DSU.
Le novità
Con la Legge di Bilancio ad oggi ancora in fase di approvazione definitiva, il bonus viene potenziato e l’importo sarà pari a:

3.000 euro per i nuclei familiari con valore ISEE fino a 25.000 euro;
2.500 euro per i nuclei familiari con valore ISEE da 25.001 a 40.000 euro;
1.500 euro per i nuclei familiari con valore ISEE da 40.001 euro in su.
La possibilità di richiesta con i nuovi importi entra in vigore già dal 1° gennaio 2020.

Come presentare la domanda
Allo stato attuale la richiesta va presentata entro la fine dell’anno di riferimento:

direttamente sul sito inps.it tramite SPID o pin personale;
telefonando al Contact Center integrato al numero verde 803.164;
tramite Patronato.
Per la richiesta del bonus nido è necessario specificare la tipologia di struttura (pubblica o privata), tutti i dati identificativi della stessa e l’importo mensile della retta da gennaio a dicembre; alla richiesta va allegata la documentazione che attesta il pagamento della retta del primo mese di frequenza o dalla quale risulti l’iscrizione al nido con l’inserimento in graduatoria. Le ricevute di pagamento andranno poi allegate mensilmente.

La ricevuta deve contenere:

la denominazione e la partita Iva della struttura;
il mese di riferimento;
il codice fiscale del bambino;
gli estremi di pagamento;
il nome del genitore che sostiene la spesa.
Da ultimo ricordiamo che, sempre dal 1° gennaio 2020, scattano le nuove regole per la compilazione dell’ISEE, secondo le quali dovranno considerarsi i redditi e anche il patrimonio dei due anni antecedenti la richiesta: per ISEE 2020 redditi e patrimonio del 2018.

Domanda da un milione di dollari : Sono a rischio di accertamento fiscale?

Sei a rischio di un accertamento fiscale?
È una domanda che molti si pongono, soprattutto imprenditori e liberi professionisti: categorie con redditi variabili e con maggiori possibilità di essere sospettati di evasione, o elusione, fiscale rispetto ad un lavoratore dipendente o a un pensionato.

Ecco che diventa molto importante capire come l’Amministrazione Finanziaria compili le liste selettive di contribuenti da mettere sotto osservazione. C’è ancora chi crede che il metodo si basi sui famosi studi di settore ma, in realtà, non sono più utilizzati da anni e, oltretutto, sono stati definitivamente soppressi con la Legge di Stabilità del 2017.

A farla da padrone sono gli avanzati software a disposizione dell’Agenzia delle Entrate che impiegano un certo numero di parametri per creare le liste delle categorie da sottoporre ad accertamento. Cosa effettivamente venga utilizzato non è dato saperlo, ma rimane il fatto che ci sono 3 fattori che vanno ad incidere, in maniera significativa, sulla probabilità di subire un controllo. Ci riferiamo in particolare a:

movimenti anomali sul conto corrente e in netto contrasto con quanto dichiarato dal titolare;
probabilità statistiche in base al settore merceologico e all’attività svolta;
probabilità statistiche in base alla zona di residenza fiscale.
Gli strumenti informatici hanno lo scopo di indirizzare al meglio  i controlli e renderli sempre più chirurgici: in pratica, gli agenti della Guardia di Finanza, quando si muovono, sanno di andare, quasi sicuramente, a colpo sicuro.

Tutto ciò consente all’Erario di raggiungere e incassare i budget di recupero previsti. Quest’ultima affermazione non deve stupire più di tanto, visto che Governo e Agenzia delle Entrate ogni anno stabiliscono a tavolino il target delle risorse da recuperare dalla lotta all’evasione fiscale.

Questo per dire che, se ti trovi in una provincia con un numero elevato di imprese, vedi ad esempio Roma e Milano, la probabilità di subire un accertamento fiscale di routine è molto meno probabile che in province con una densità di imprese minori, proprio solo per un discorso numerico e di tempi.

Se poi, tendi ad evitare che le spie che segnalano le anomalie, sopra elencate, indichino proprio il tuo nome, ecco che hai, in qualche modo, allontanato la probabilità di subire un controllo fiscale e dico allontanato, non eliminato perchè siamo tutti soggetti all’eventualità di una sgradita visita della Guardia di Finanza o dell’Agenzia delle Entrate.

Ultima parte sullo Scontrino Elettronico: Bonus Registratore Telematico e vantaggi dello scontrino elettronico

Carissimo Cliente, Carissimo Follower che ci segui con stima ed affetto,
non so se ti è capitato di vederti ventilato il bonus del registratore di cassa da chi vuole vendertelo: chiariamo subito che NON è un favore che ti fanno solo perchè clo acquisti.... diciamo che è un regalo da parte dello Stato.... che con una mano prende e con l'altra dà

Bonus registratori di cassa
Con l’entrata in vigore delle nuove disposizioni per l’obbligo di emissione dello scontrino elettronico, tutti gli esercenti di attività commerciali al minuto e assimilate devono provvedere all’acquisto di un registratore di cassa telematico oppure adattare quello già in uso.

Il Governo ha introdotto un bonus pari al 50% della spesa sostenuta per l’acquisto di ogni apparecchio fino ad un valore massimo di 250 euro; cifra che scende a 50 euro per le sole operazioni di adattamento per consentire al vecchio registratore di memorizzare e inviare telematicamente i corrispettivi. Tale contributo viene riconosciuto sotto forma di credito d’imposta da utilizzare in compensazione dalla prima liquidazione periodica dell’IVA.

Si può anche richiedere per le spese effettuate nel 2019 e si dovrà fare riferimento al mese in cui è stata emessa la fattura d’acquisto. Il diritto al bonus è valido solo se il pagamento per il nuovo registratore o la modifica del vecchio è tracciabile.



I vantaggi dello scontrino elettronico
Con l’introduzione dello scontrino elettronico, nelle intenzioni del legislatore, c’è il tentativo di semplificare, da una parte la vita agli operatori economici e, dall’altra l’attività di controllo dell’Amministrazione Finanziaria.

La prima conseguenza di tale iniziativa è il non dover più tenere un registro cartaceo dei corrispettivi. La memorizzazione elettronica e la trasmissione telematica, di fatto, eliminano l’onere di registrare quotidianamente ogni singola operazione eseguita.

Gli esercenti potranno dire addio al fastidio di conservare tutte le copie cartacee dei documenti commerciali rilasciati ai clienti. Ad esempio, non sarà più necessario tenere i duplicati delle ricevute fiscali e ciò comporta una notevole riduzione dei costi. Conseguenze positive anche per l’Agenzia delle Entrate che potrà acquisire in modo, senza dubbio, più tempestivo e preciso i dati fiscali di tutte le operazione eseguite. In questo modo sarà anche in grado di metterli a disposizione, attraverso servizi gratuiti, a chi ne facesse richiesta, ovvero gli stessi titolari IVA o loro intermediari, offrendo un ulteriore supporto per la compilazione della dichiarazione IVA e liquidazione dell’imposta.

Installando un registratore telematico, l’esercente non sarà più tenuto a conservare il libretto di servizio. Infatti, spetterà allo stesso apparecchio memorizzare ed inviare all’Agenzia delle Entrate tutte le informazioni relative alla verificazione periodica, con il titolare che potrà consultare i dati in qualsiasi momento tramite il portale Fatture e Corrispettivi.

Con un tradizionale registratore di cassa è necessario sostenere annualmente i costi per la verificazione, ovvero un controllo metrologico legale al fine di accertare che lo strumento funzioni correttamente e non sia stato manomesso, nonché sia presente il sigillo fiscale e il libretto matricolare. Con un registratore telematico vige sempre l’obbligo di verificazione ma ogni due anni.

Abbiamo anche parlato, nel relativo paragrafo, della possibilità di sfruttare un bonus per l’acquisto di un nuovo registratore di cassa telematico o la modifica del vecchio per adeguarlo alle normative vigenti. Un contributo sotto forma di credito d’imposta che può arrivare fino a 250 euro per ogni apparecchio installato e 50 euro per l’adattamento del modello esistente.

Infine, verranno anche a mancare le spese per chi doveva acquistare il materiale necessario alla compilazione dei bollettari madre/figlia, sostituiti da una più rapida, moderna e gratuita procedura web approntata dall’Agenzia delle Entrate.

ed i forfettari? si devono o si possono NON adeguare al registratore telematico?

Obbligo scontrino elettronico anche per i contribuenti forfettari
Anche tutti i soggetti che adottano il regime forfettario devono rispettare l’obbligo di memorizzazione elettronica e invio telematico dei corrispettivi. Un onere che spetta a tale categoria nonostante sia esonerata dalla fatturazione elettronica e non debba addebitare l’IVA. Quindi, a partire da gennaio 2020, i contribuenti forfettari sono tenuti agli stessi obblighi di tutti i titolarti di partita IVA.

Scontrino elettronico ed e-commerce
Il Decreto Ministeriale del 10 maggio 2019 è molto chiaro a riguardo delle categorie che sono esentate dall’obbligo di memorizzazione elettronica dei corrispettivi. Chi in precedenza non era tenuto ad emettere scontrini fiscali o ricevute non deve preoccuparsi di nulla. Ad esempio, per il tassista o per chi si occupa di vendita giornali non cambia niente, e nemmeno per il trasporto pubblico collettivo di persone con veicoli e bagagli al seguito viene toccato da questa riforma. Stesso discorso per tutte le attività di vendita a distanza o per corrispondenza e tra queste rientra anche la gestione degli e-commerce.

Quindi, tutti coloro i quali si occupano di vendita per corrispondenza che, in modo legittimo, non hanno mai emesso scontrini o ricevute, non dovranno sottostare agli obblighi derivanti dalla nuova disciplina dei corrispettivi elettronici. Ricordiamo che l’esonero è previsto solo per chi effettua, unicamente, vendite per corrispondenza. Nel caso in cui avvengano anche cessioni di merce in locali aperti al pubblico, il titolare dell’attività dovrà rispettare l’obbligo di invio telematico dei corrispettivi. In questi frangenti, il gestore annoterà sul registro giornaliero cartaceo solo i compensi frutto delle vendite avvenute per corrispondenza.

Il commercio elettronico indiretto, essendo costituito da transazioni commerciali eseguite solamente online, è del tutto assimilabile ad una vendita per corrispondenza. La conseguenza è che il gestore è esonerato da qualunque obbligo di certificazione, salvo dover emettere una fattura su specifica richiesta del cliente. I corrispettivi che derivano da ogni operazione devono essere annotati nel registro dei corrispettivi, così come le eventuali fatture appuntate nel registro delle fatture emesse.

E cosa cambia per chi emette ricevute fiscali?

Cosa succede per chi emetteva le ricevute fiscali?
Chi fino allo scorso anno, nell’esercizio della propria attività, aveva l’obbligo di emettere regolari ricevute fiscali, dal 1°gennaio 2020 deve rilasciare uno scontrino elettronico oppure una fattura elettronica.

Ciò significa che un artigiano, così come un elettricista o un idraulico, nonché tutti coloro che compilavano manualmente la ricevuta fiscale, oggi dovranno emettere una fattura elettronica anche in alternativa allo scontrino.

Termini e modalità di trasmissione dei corrispettivi giornalieri e.....non solo! Parliamo anche delle conseguenze della tua "eventuale dimenticanza"

Eccoti il proseguo del post sullo "scontrino elettronico"

Chi possiede un registratore telematico deve solamente preoccuparsi di avere una connessione attiva ad internet nel momento dell’invio dei dati. In pratica, un Registratore Telematico svolge tutte le funzioni in maniera automatica memorizzando ogni singolo pagamento ricevuto, creando un file con, al suo interno, le operazioni avvenute nel corso della giornata lavorativa e inviando il tutto dopo la chiusura di cassa.

In questo preciso istante l’apparecchio si connette ai server dell’Agenzia delle Entrate e, una volta attivato il canale di comunicazione, provvede ad inviare il file. È chiaro come sia indispensabile avere una connessione sempre funzionante, in quanto potrebbero spesso verificarsi dei problemi tecnici che impediscono la trasmissione. In questi frangenti l’esercente dispone di 12 giorni di tempo per inviare i dati avvalendosi delle seguenti procedure:

riconnettere alla rete il registratore telematico;
scaricare il file sigillato su un supporto esterno (per esempio una chiavetta USB) e utilizzare l’apposita funzione di upload presente nel portale Fatture e Corrispettivi. Un metodo d’emergenza valido solo qualora persista il problema tecnico che impedisce al registratore telematico di connettersi ad internet.


Quali conseguenze se non si rispetta l’obbligo?
Spetta al decreto legislativo n.471/1997 stabilire quali sanzioni amministrative applicare in caso di mancato rispetto della memorizzazione elettronica e invio telematico dei corrispettivi. Una multa è prevista anche in caso di dati trasmessi incompleti oppure ritenuti non corrispondenti al vero.

La legge sopra citata applica un’ammenda pari al 100% dell’imposta calcolata sull’importo che non è stato correttamente memorizzato o trasmesso. La sanzione minima è di 500 euro.

Da non dimenticare che la normativa prevede anche una sanzione accessoria nel caso di comportamenti recidivi. In particolare, se al soggetto, nell’arco temporale di un quinquennio, vengono contestate quattro distinte violazioni compiute in giorni differenti, potrà essere revocata la licenza o l’autorizzazione ad esercitare l’attività.

Ricordiamo che tutti i soggetti interessati dovranno necessariamente provvedere, entro una determinata data, a munirsi di un registratore telematico. Gli operatori con volume d’affari superiore a 400mila euro dovrebbero essere già in regola e, nonostante l’obbligo fosse effettivo già da Luglio 2019, a partire dal 1°gennaio 2020, scaduta la deroga concessa per mettersi in regola, tutti dovranno rilasciare il cosiddetto scontrino elettronico o, in alternativa, sfruttare la procedura web messa a disposizione gratuitamente dall’Agenzia delle Entrate.

Per tutti gli altri operatori la legge ha concesso una moratoria allungando di sei mesi la data per rispettare i nuovi obblighi. Di conseguenza, tali soggetti avranno a disposizione fino al 1°luglio 2020 per acquistare, presso un rivenditore autorizzato, un registratore di cassa telematico oppure adattare, qualora fosse tecnicamente possibile, il modello vecchio fino ad ora utilizzato.

Hai già fatto amicizia con lo "scontrino elettronico"?

Carissimo follower, che non si dica che la nostra Amministrazione Finanziaria non abbia fantasia: se ne inventa una al minuto.
Cos’è lo scontrino elettronico
Lo scontrino elettronico è il sistema di certificazione dei corrispettivi che dal 1°gennaio 2020 sostituisce i vecchi scontrini. In pratica, per il consumatore non cambierà praticamente nulla, poiché continuerà a ricevere un documento cartaceo che dimostra l’acquisto del bene o servizio, e che avrà la medesima validità, ai fini della garanzia e dell’eventuale sostituzione merce, del vecchio scontrino, ma che perderà ogni valore fiscale.

Chi si occupa di commercio al minuto e attività assimilate dovrà rispettare l’obbligo di certificare i corrispettivi per mezzo di memorizzazione elettronica e invio telematico all’Agenzia delle Entrate.

Il commerciante, dal 1 gennaio 2020 è costretto a mettersi in regola installando un registratore telematico, oppure adeguare il vecchio registratore di cassa se di recente fabbricazione e tecnicamente possibile; grazie a questo upgrade avrà il vantaggio di non doversi più preoccupare di nulla visto che sarà l’apparecchio a registrare ogni operazione e trasmetterla automaticamente ai server dell’Amministrazione Finanziaria.

Caro follower, a dire il vero questo onere era previsto già da luglio 2019 per coloro i quali nell’anno precedente avevano realizzato ricavi superiori a 400mila euro.

Gli strumenti a disposizione
Per effettuare la memorizzazione e l’invio telematico dei corrispettivi è possibile avvalersi di due strumenti tecnologici, in particolare:

Registratore Telematico: che è un registratore di cassa dotato di interfaccia di rete per consentire la connessione ad internet del dispositivo. In base al tipo di attività svolta si potrà scegliere il modello più adatto. Ad esempio, alcuni esercenti troveranno decisamente di maggior comodità l’impiego di un registratore telematico wireless portatile rispetto ad un apparecchio fisso. Siccome, come vedremo nel dettaglio tra poco, esistono delle precise scadenze per munirsi di un dispositivo omologato, sarebbe bene non aspettare l’ultimo minuto a mettersi in regola. E’ consigliabile rivolgersi a rivenditori autorizzati per acquistare un modello idoneo e capace di soddisfare le proprie esigenze. Un’alternativa è quella di modificare il dispositivo in uso sempre che sia tecnicamente possibile. A tal proposito, con un provvedimento emanato il 28 ottobre 2016, l’Amministrazione Finanziaria ha stabilito quali sono le caratteristiche tecniche che deve possedere un registratore telematico. Chi volesse consultarle può visitare la sezione “Fatture elettroniche e Corrispettivi telematici” sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Nel momento in cui viene inserito un corrispettivo, il registratore telematico provvede alla sua memorizzazione elettronica e alla stampa di un documento commerciale da rilasciare al cliente. La differenza sostanziale con un vecchio modello è che, alla chiusura di cassa, il dispositivo provvede, in totale autonomia, a sigillare elettronicamente il file contenente tutti i dati fiscali della giornata lavorativa e immediatamente dopo lo invia all’Agenzia delle Entrate senza alcuna possibilità di intervento esterno da parte dell’esercente. Quest’ultimo può anche decidere di utilizzare il registratore telematico connettendolo ad internet solo a fine giornata per l’invio dei corrispettivi;
Procedura web: l’Agenzia delle Entrate ha elaborato un sistema gratuito che prevede l’invio online del documento commerciale. Un’operazione che si può svolgere accedendo al sito dell’Agenzia e visitando la sezione Fatture e Corrispettive, oppure anche comodamente da dispositivo mobile.


Quale strumento scegliere?
La scelta dello strumento è figlia, esclusivamente, del tipo di attività e della frequenza con cui vengono emessi documenti fiscali. Chi ha sempre utilizzato un registratore di cassa e svolto un numero elevato di operazioni troverà, nell’istallazione di un modello telematico, la naturale continuazione del vecchio e tradizionale sistema, senza stravolgere quasi per nulla le proprie abitudini. Il titolare di un bar che ogni giorno emette moltissimi scontrini dovrà per forze di cose acquistare un Registratore Telematico.

Operatori che, invece, certificavano i corrispettivi percepiti con ricevute fiscali compilate manualmente possono valutare la possibilità di avvalersi della procedura web gratuita messa a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. Tale sistema è molto più adatto alle esigenze di artigiani e, in generale, di quei soggetti che hanno il tempo fisico di compilare a mano il documento commerciale da rilasciare al cliente.

Occorre però precisare un aspetto importante. Mentre per un Registratore Telematico, il collegamento alla rete è necessario solo in fase di chiusura cassa, chi sceglie la procedura online dovrà sempre disporre di una connessione ad internet attiva nel momento in cui viene generato il documento commerciale.

Nessuno vieta ad un esercente, oppure ad un artigiano, di utilizzare entrambi gli strumenti. Prendiamo, ad esempio, un elettricista che gestisce anche un punto vendita: potrà installare in sede un registratore telematico e, al contempo, rilasciare documenti commerciali presso l’abitazione dei clienti tramite dispositivo mobile e procedura web. Spetterà all’Agenzia delle Entrate sommare tutti i dati ricevuti e mettere il totale a disposizione sul sito nella sezione “Fatture e Corrispettivi“.

martedì 21 gennaio 2020

E' tutto un ......tracciato o quantomeno tracciabile

Dalla scuola alla badante, le spese che si detraggono solo se non si paga in contanti
Saranno ammessi solo i pagamenti tracciabili, cioè con bonifici, bollettini postali, carte di credito, bancomat e carte prepagate. Niente contanti per tutte le spese detraibili dall'Irpef

Il primo è stato il dentista. «Lo sa che se paga in contanti non può detrarre le spese?». Dopo è venuto il consulente del lavoro. «Niente contanti, solo bonifico per pagare la badante della nonna». Quindi la palestra dei bambini. E non solo i solo. Le spese mediche e molte altre, fatte a partire dal 1 gennaio 2020, non saranno detraibili nella dichiarazione dei redditi del 2021, se saranno fatti in contanti.

Saranno ammessi solo i pagamenti tracciabili, cioè con bonifici, bollettini postali, carte di credito, bancomat e carte prepagate. Niente contanti per tutte le spese detraibili dall’Irpef al 19% imposto dalla legge di bilancio. Se alcune voci erano già tali, per esempio le spese per le ristrutturazioni erano detraibili solo se fatte con un bonifico che le identificava, altre sono invece novità.

I FIGLI
Non si possono detrarre, se pagate in contanti, le spese per asili nido, scuole d’infanzia, primarie e superiori. Vale lo stesso per la mensa, per le spese delle gite e per quelle delle altre attività organizzate dalla scuola a pagamento come corsi di lingua o di teatro. Anche le spese sportive devono essere tracciate: dall’iscrizione in piscina al corso in palestra.

ALL’UNIVERSITÀ
Sono da pagare in modo tracciabile le spese per l’Ateneo, ma anche quelle per gli affitti dei fuori sede. Solo bonifico o assegno. Da vedere come si farà per affitti condivisi o subaffitti in cui il contratto risulta intestato a una sola persona.

I NONNI
In questo caso, se la badante è regolarmente assunta, il pagamento avveniva già con bonifico. Ora è comunque negata la possibilità del pagamento in contanti. Non basta presentare la ricevuta del pagamento con la busta paga per la detrazione. Oltre al bonifico si può pagare con assegno o fare un versamento su una carta ricaricabile.

GLI ANIMALI
Per le spese del veterinario diventa obbligatorio l’assegno o il pagamento con carta o bancomat. In caso contrario niente detrazione che è comunque aumentata. Il tetto massimo delle spese detraibili è stato portato da 387,34 a 500 euro. Si potrà ottenere una detrazione Irpef del 19 per cento fino ad un massimo di 70,46 euro, tenuto conto della franchigia di 129,11 euro. Il limite di detraibilità è unico per tutte le spese veterinarie sostenute senza contare il numero di animali posseduti.

IL DOTTORE
Il contante può ancora essere usato per medicinali e dispositivi medici e per le prestazioni nelle strutture convenzionate. Diverso il caso di chi si rivolge al privato, in questo caso la spesa deve essere tracciabile per diventare detraibile. Vale per la riabilitazione, il fisioterapista, il logopedista, il dietologo e i servizi di interpretariato per i non udenti. Tutti i sussidi che non siano esplicitamente considerati medici non possono essere pagati in contanti: vale per computer e ausili per i disabili, ma anche per gli strumenti usati dai ragazzi con disturbi dell’apprendimento.

L’ASSICURAZIONE
Anche le polizze assicurative non possono più essere pagate in contanti. Vale per tutte quelle detraibili su persona e casa.

IL BUS
L’abbonamento annuale al trasporto pubblico deve essere pagato in modo tracciabile e la prova del pagamento deve essere mostrata insieme al documento di viaggio. Anche lo scuolabus va pagato con bonifico o carta.

Plastic tax: quando e quanto dovranno pagare le imprese

Disincentivare l’uso dei prodotti in plastica monouso, con l’intento di preservare l’ambiente, è l’obiettivo della nuova plastic tax, introdotta dalla legge di Bilancio 2020. Ma se l’intento del Governo è lodevole dal punto di vista ambientale, bisogna prendere in considerazione l’aggravio dei costi a carico delle imprese produttrici, pari a 45 centesimi di euro per chilogrammo di plastica, nonché un possibile aggravio di spesa anche per i consumatori. Sono state anche previste delle sanzioni in caso di mancato e ritardato pagamento dell’imposta. Invece, per i comportamenti virtuosi, è previsto un credito d’imposta, pari al 10% delle spese sostenute nel periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2020, per l’adeguamento tecnologico, mirato alla produzione di manufatti compostabili.

Tra le misure che sono state introdotte nella legge di Bilancio 2020 (l. n. 160/2019) la plastic tax è sicuramente una di quelle che ha suscitato e continua a suscitare maggiori reazioni, insieme con la sugar tax.
Questa nuova imposta nasce con l’intenzione di creare una situazione che sia di indubbia tutela per l’ambiente, ma, soprattutto dal punto di vista delle imprese che dovranno versarla, viene vista come un mezzo per “fare cassa” e quale fonte di aggravi di spesa anche per i consumatori.
Di seguito verranno evidenziate quelle che, a nostro avviso, sono le caratteristiche peculiari della nuova tassa.
Tassa sulla plastica nell’UE
Prima di entrare nel merito della disciplina, riteniamo opportuno fare presente che questa nuova imposta non costituisce una novità assoluta nell’ambito europeo.
Da tempo, infatti l’UE sta studiando misure per porre un argine alla diffusione dei prodotti in plastica, specificamente, quelli più nocivi per l’ambiente. In questo contesto si inserisce la direttiva UE 2019/904 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 giugno 2019, entrata in vigore il 2 luglio 2019, sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente. Essa introduce una serie di misure e attiene ai prodotti di plastica monouso che più inquinano le spiagge e i mari d’Europa, nonché agli attrezzi da pesca contenenti plastica.
Altri Stati della UE (come, ad esempio, il Belgio, la Francia l’Irlanda o il Regno Unito) hanno introdotto, prima dell’Italia, una tassazione specifica sui prodotti in plastica monouso ed in alcuni Paesi si sono spinti anche a studiare o a introdurre una tassa sugli imballaggi o a tassare in maniera diversa i differenti tipi di materiali plastici.
Prodotti a cui si applica la plastic tax
La plastic tax o, adottando la corretta definizione, la “imposta sul consumo dei manufatti con singolo impiego” (MACSI) viene disciplinata nell’art. 1, commi da 634 a 658, della legge di Bilancio.
I prodotti a cui si applica (art. 1, comma 634) sono quindi i prodotti volti al “contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci o di prodotti alimentari”, che possono essere anche sotto forma di fogli, pellicole o strisce e vengono realizzati utilizzando “materie plastiche costituite da polimeri organici di origine sintetica” e sostanzialmente non sono stati concepiti per essere utilizzati più volte. Sono inoltre considerati MACSI anche i prodotti ed i dispositivi indicati nel comma 635.
L’imposta non si applica a: prodotti compostabili conformi alla norma UNI EN 13432:2002, i dispositivi medici ed i MACSI atti al contenimento ed alla protezione dei medicinali.
Soggetti tenuti al pagamento dell’imposta
I soggetti tenuti al pagamento della plastic tax sono:
- il fabbricante dei prodotti realizzati nel territorio nazionale;
- per MACSI provenienti da altri Paese UE: il soggetto che li acquisti nell’esercizio della sua attività economica, o che li ceda, se i MACSI siano acquistati da un consumatore finale;
-per MACSI provenienti da Paesi terzi: l’importatore.
Si deve però tenere presente che non è considerato fabbricante chi produca MACSI, utilizzando, come materia prima o semilavorato, altri MACSI su cui l’imposta sia dovuta da un altro soggetto, senza l’aggiunta di ulteriori materie plastiche previste al comma 634.
Quando e quanto si deve pagare
L’accertamento dell’imposta dovuta è effettuato in base a dettagliate dichiarazioni trimestrali, che devono essere presentate all’Agenzie delle Dogane e dei monopoli entro la fine del mese successivo al trimestre solare a cui essa si riferisce.
I funzionari dell’Agenzia sono preposti all’accertamento, alla verifica ed al controllo dell’imposta ed hanno facoltà di accesso agli impianti di produzione per verificare la corretta applicazione delle disposizioni previste dal comma 634 fino al comma 650 incluso.
L’importo da pagare è pari a 45 centesimi di euro per chilogrammo di plastica (prevista al comma 634) contenuta nei MACSI. Tale importo è decisamente inferiore a quello prefigurato inizialmente dal disegno di legge di Bilancio per il 2020, pari ad 1 euro/kg.
L’imposta non va versata, però, qualora il suo importo sia inferiore o pari a 10 euro. In questo caso non si deve presentare neanche la dichiarazione.
Poiché è necessario disciplinare le modalità di attuazione delle disposizioni inerenti all’imposta, esse spiegheranno la loro efficacia a decorrere dal primo giorno del secondo mese successivo alla data di pubblicazione dell’apposito provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli (che dovrà essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale entro maggio 2020).
Sanzioni e incentivi
A completamento della disciplina della plastic tax sono state previste sia disposizioni sanzionatorie sia di tipo incentivante.
Nel primo caso, il comma 650 prevede che vengano puniti: il mancato pagamento dell’imposta, il ritardato pagamento della stessa, il ritardo nella presentazione della dichiarazione trimestrale e la violazione delle altre disposizioni previste dal comma 634 sino al comma 650.
Per premiare, invece, i comportamenti virtuosi, il comma 653 prevede un credito d’imposta, pari al 10% delle spese sostenute nel periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2020, per l’adeguamento tecnologico, mirato alla produzione di manufatti compostabili ai sensi dello standard EN 13432:2002, fino ad un importo massimo di euro 20.000,00 per singolo beneficiario, utilizzabile unicamente in compensazione entro il limite complessivo di 30 milioni di euro per il 2021.
Da ultimo, si applica anche, in quanto compatibile, la disciplina del credito d’imposta per le spese di formazione del personale dipendente ex art. 1, commi da 78 a 81, della l. n. 145/2018, alle spese per le attività di formazione volte ad acquisire o consolidare le conoscenze connesse all’adeguamento tecnologico di cui sopra, sempre nel periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2020.
Considerazioni conclusive
Fermo restando che è assolutamente prematuro formulare un giudizio prognostico sulla riuscita dell’ambizioso intento di salvaguardare l’ambiente anche per mezzo dell’introduzione di questa imposta, non possiamo esimerci dal notare che essa ha provocato numerose reazioni avverse nel mondo imprenditoriale. In questi giorni si assiste ad un proliferare di voci allarmistiche sull’impatto in termini di costi e, conseguentemente, anche a livello di possibili ricadute sfavorevoli per l’occupazione, da parte di soggetti imprenditoriali o associazioni imprenditoriali che sono interessate dalla sola plastic tax o anche dalla sugar tax.
Si paventa inoltre che, come spesso accade in presenza di provvedimenti di questo tipo, questo aumento dei costi possa essere trasferito, almeno parzialmente, sui consumatori, che, con riferimento a determinati prodotti (è il caso, ad esempio, di “soft drinks” zuccherati con bottiglia in plastica) potrebbero pagare più cari i loro gusti in tema di bevande.
Dall’altro lato, però, c’è la necessità di adottare provvedimenti concreti che pongano un freno al dilagare della plastica, che tanto danno sta creando all’ambiente (peraltro anche in virtù di comportamenti non virtuosi in relazione alla raccolta dei rifiuti…).
L’esame dell’impatto dell’analoga imposta in taluni Paesi che hanno deciso di adottarla prima dell’Italia evidenzia che l’aumento del prezzo di prodotti in plastica monouso produce un calo della domanda degli stessi. Ciò che ovviamente ad oggi non è dato sapere è quali ripercussioni ed in che misura un fenomeno del genere possa produrre in Italia.

Bonus fiscali per la casa 2020 : Tutti i bonus fiscali e le agevolazioni contenute nella manovra 2020 per ristrutturare la propria abitazione

Bonus fiscali per la casa 2020: Tutti i bonus fiscali e le agevolazioni contenute nella manovra 2020 per ristrutturare la propria abitazione, sai già quali sono?
Secondo la Finanziaria 2020 i contribuenti potranno approfittare del bonus ristrutturazioni, che è di sicuro tra i più apprezzati, così come l’ecobonus e il sismabonus, per la riqualificazione energetica e la riduzione del rischio sismico.

Prorogati anche il bonus mobili per l’acquisto di arredi ed elettrodomestici e il bonus verde per sistemare giardini e terrazzi.

Ma questa Legge di Bilancio ha in serbo anche novità assolute, come il bonus facciate e il bonus rubinetti.

Carissimo Follower, sai quanti e quali sono tutti i bonus fiscali contenuti nella nuovissima Legge di Bilancio 2020?

Entro fine mese sarà disponibile presso la sede del nostro Studio un plico riassuntivo di tutte le agevolazioni non solo per la casa, ma anche per le imprese, per i cittadini, per le assunzioni agevolate, per essere in regola sia col fisco che con il proprio portafoglio: SE SEI CLIENTE DELLO STUDIO questo plico sarà gratuito, SE NON SEI CLIENTE DELLO STUDIO, ma solo un simpatizzante reale o virtuale sarà tuo al prezzo irrisorio di € 10.00



Essere cliente dello Studio Semeraro è sempre un #vantaggioaggiuntivo

Fondo Salva Casa .....ti salva la Casa!

Ebbene si, addio al pignoramento da parte della banca per contribuenti morosi in difficoltà economiche. Il Fondo salva-casa contenuto nella legge di conversione del decreto fiscale consente al debitore di salvare la casa grazie alla rinegoziazione del mutuo. Il contribuente in difficoltà che abbia stipulato un mutuo ipotecario per acquistare la prima casa, potrà salvare l'immobile dalla procedura esecutiva. Una nuova misura, infatti, consente al mutuatario inadempiente, se sussistono determinate condizioni, di poter beneficiare di una rinegoziazione o di un rifinanziamento.
Lo prevede il nuovo art. 41-bis del decreto fiscale (D.L. n. 124/2019) la cui legge di conversione è in vigore dal 25 dicembre 2019.
Risultati immagini per Fondo salva casa 2020
La norma, inserita durante l'esame alla Camera, introduce in via temporanea una nuova disciplina per la rinegoziazione del mutuo in favore del mutuatario inadempiente già esecutato, al fine di fronteggiare, in via eccezionale, temporanea e non ripetibile, i casi più gravi di crisi economica dei consumatori.
Al ricorrere di specifiche condizioni, il debitore-consumatore potrà salvare la sua prima casa di abitazione qualora una banca o una società veicolo, creditrice ipotecaria di primo grado, abbia avviato o sia intervenuta in una procedura esecutiva immobiliare avente ad oggetto il suddetto immobile.
In particolare, il consumatore potrà richiedere la rinegoziazione del mutuo in essere ovvero un finanziamento, con surroga nella garanzia ipotecaria esistente, a una banca terza, il cui ricavato dovrà essere utilizzato per estinguere il mutuo in essere, con assistenza della garanzia del Fondo di garanzia prima casa e con il beneficio dell'esdebitazione per il debito residuo.
Il Fondo di Garanzia, istituito presso il MEF e introdotto dalla legge di stabilità 2014 (L. n. 147/2013) offre garanzie sui finanziamenti ipotecari per un ammontare complessivo stimato in 20 miliardi di euro. La garanzia è concessa nella misura del 50 per cento della quota capitale.


Gli sconti fiscali sulla casa Legge di Bilancio 2020

…gli altri sconti fiscali, dove li mettiamo?
Già perchè mica esiste solo il Bonus Facciate!
Nella legge rimangono anche il bonus ristrutturazioni e il bonus mobili, collegati fra loro, nel senso che si può avere il secondo se si sono fatti lavori di ristrutturazione. Il bonus è stato rinnovato anche per il 2020 e la percentuale della detrazione resta la stessa al 50%, fino a 96mila euro per il primo e fino a 10mila euro per il secondo.

Anche per il 2020 restano detraibili l’eco bonus per i lavori di efficientamento energetico. Le regole non cambiano e neppure le due aliquote di detrazione, al 65% e 50% a seconda del tipo di lavori e il bonus giardini (36% fino a 5.000 euro) previsto per lavori di sistemazione a verde di aree scoperte private di edifici esistenti, unità immobiliari, pertinenze o recinzioni, impianti di irrigazione e realizzazione pozzi realizzazione di coperture a verde e di giardini pensili.

La casa resta quindi ancora il volano privato più efficiente sia per rilanciare diversi settori (dall’edilizia, al mobile, al verde agli elettrodomestici) e per favorire l’emersione del nero.

Infine il bonus sisma che interessa i lavori di messa in sicurezza dell’immobile e può arrivare fino a 85% di detrazione. In questo caso non c’è stato bisogno di rinnovarlo perché ha durata fino al 31 dicembre 2021 e sono già state stanziate le coperture relative.
Carissimo lettore, carissima lettrice,

in questo secondo ed ultimo step terminiamo di illustrarti la normativa che ruota attorno il "Bonus Facciate" introdotto dalla Legge di Bilancio 2020.

Quali interventi comprende il bonus facciate
Ferme restando le disposizioni agevolative in materia edilizia (per le ristrutturazioni edilizie) e di riqualificazione energetica (ecobonus), il bonus facciate è ammesso esclusivamente per le spese relative ad interventi sulle strutture opache della facciata, su balconi o su ornamenti e fregi.

Qualora l’intervento effettuato (ove non sia di mera pulitura o tinteggiatura esterna):

influenzi dal punto di vista termico l’edificio;
ovvero interessi più del 10% dell’intonaco della superficie disperdente lorda complessiva dello stesso, questo deve soddisfare i requisiti di cui al decreto MISE 26 giugno 2015 e, in termini di trasmittanza termica, quelli di cui alla Tabella 2 del Decreto MISE 26 gennaio 2010;
si applicheranno le disposizioni di cui ai commi 3-bis e 3-ter dell’art.14 del D.L. n. 63/2013, relative al monitoraggio da parte dell’ENEA del risparmio energetico effettivamente conseguito a seguito della realizzazione degli interventi, nonché quelle relative alla decretazione attuativa circa i massimali di costo specifici per singola tipologia di intervento, le procedure e alle modalità di esecuzione di controlli a campione, sia documentali che in situ, eseguiti dall'ENEA.

Gli interventi inclusi
Per ottenere la detrazione, sarà possibile eseguire lavori che hanno l’obiettivo di recuperare e restaurare una facciata, sia di una casa privata che di un condominio. Entrando nel dettaglio, le spese ammesse alla agevolazione riguardano i lavori di:

intonacatura;
verniciatura;
ripristino di balconi, ringhiere e frontalini.
Gli interventi esclusi
Sono, invece, escluse dall'ambito di applicazione del bonus facciate le spese relative agli interventi:

sugli impianti di illuminazione;
sui pluviali;
sugli impianti termici;
sui cavi esterni.

Cos'è e come funziona il "Bonus Facciate" 2020

Caro lettore, Cara lettrice,
sai che con la nuova legge di Bilancio 2020 è stato introdotto il Bonus Facciate?
Sai di cosa si tratta?
Sai come funziona?
In questo breve trafiletto ti illustriamo questi primi concetti, piano piano passeremo agli altri step
#staytuned

Cos'è il bonus facciate
Entrando nel dettaglio, il bonus facciate prevede una detrazione fiscale del 90% delle spese sostenute per gli interventi finalizzati al recupero o restauro della facciata esterna degli edifici esistenti (inclusi quelli di sola pulitura o tinteggiatura esterna) ubicati in zona A (centri storici) o B (parti già urbanizzate, anche se edificate in parte).Considerato che la Legge di Bilancio prevede che il bonus facciate possa essere utilizzato "per le spese documentate, sostenute nell’anno 2020", i lavori che potranno godere dell'incentivo possono essere anche quelli cominciati nel 2019 e pagati nel 2020.

Come funziona il bonus facciate
La Legge di Bilancio per il 2020 definisce le modalità per fruire della nuova detrazione, ovvero in 10 quote annuali di pari importo, a decorrere dall’anno di sostenimento delle spese e nei 9 successivi. In attesa di maggiori dettagli da parte dell'Agenzia delle Entrate (che provvederà a scrivere una nuova guida fiscale in merito), per usufruire della detrazione sarà certamente necessario:

pagare le spese detraibili tramite bonifico bancario o postale, da cui devono risultare la causale del versamento, il codice fiscale del soggetto beneficiario della detrazione e il codice fiscale o numero di partita Iva del beneficiario del pagamento.
indicare nella dichiarazione dei redditi i dati catastali identificativi dell'immobile e, se i lavori sono effettuati dal detentore, gli estremi di registrazione dell'atto che ne costituisce titolo e gli altri dati richiesti per il controllo della detrazione.
Come previsto per le altre agevolazioni fiscali (ristrutturazioni edilizie ed ecobonus), occorrerà conservare ed esibire a richiesta degli uffici i seguenti documenti:

le abilitazioni amministrative in relazione alla tipologia di lavori da realizzare (concessione, autorizzazione o comunicazione di inizio lavori). Se queste abilitazioni non sono previste è sufficiente una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà in cui deve essere indicata la data di inizio dei lavori e attestare che gli interventi rientrano tra quelli agevolabili;
domanda di accatastamento per gli immobili non ancora censiti
ricevute di pagamento dell’Imu, se dovuta
delibera assembleare di approvazione dell’esecuzione dei lavori e tabella millesimale di ripartizione delle spese per gli interventi riguardanti parti comuni di edifici residenziali
in caso di lavori effettuati dal detentore dell’immobile, se diverso dai familiari conviventi, dichiarazione di consenso del possessore all'esecuzione dei lavori
comunicazione preventiva contenente la data di inizio dei lavori  da inviare all’Azienda sanitaria locale,  se obbligatoria secondo le disposizioni in materia di sicurezza dei cantieri
fatture e ricevute fiscali relative alle spese effettivamente sostenute
ricevute dei bonifici di pagamento.