mercoledì 19 settembre 2018

Beneficio prima casa anche se si ha altro immobile purché non idoneo a soddisfare le proprie esigenze abitative

Il beneficio fiscale prima casa spetta anche a chi acquista un immobile da adibire ad abitazione del nucleo familiare, benché proprietario di un piccolo appartamento per il quale non è stata richiesta alcuna agevolazione e nel quale, in virtù delle dimensioni troppo piccole, era impossibile adibire la propria residenza. 
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19989 depositata il 27 luglio 2018, ha stabilito che il requisito per fruire dell’agevolazione prima casa è l’inesistenza di altro immobile concretamente idoneo a soddisfare le esigenze abitative dell’acquirente. 
Pertanto ove quest’ultimo sia già proprietario di un bene ma lo stesso non sia idoneo a soddisfare dette esigenze, sussistono comunque i presupposti per il beneficio in questione: si rientra in tale ipotesi ove l’immobile posseduto sia indisponibile per la presenza di un contratto di locazione con un soggetto terzo.
È interessante osservare che l’inidoneità dell’alloggio già posseduto deve essere valutata anche dal punto di vista soggettivo del compratore in relazione alle esigenze abitative del suo nucleo familiare. 
Nel caso in esame, la contribuente aveva una famiglia di tre persone: l’appartamento da loro posseduto era davvero troppo piccolo e, per questo, l’acquisto di un nuovo immobile non è parso ostativo ai giudici di legittimità.

Donazione simulata: a rischio la perdita delle agevolazioni prima casa

Le agevolazioni prima casa decadono in caso di donazione simulata dell'immobile entro cinque anni dall'acquisto e decorso un anno senza acquistare un altro immobile da adibire ad abitazione principale.
Lo afferma la Corte di Cassazione con l’ordinanza del 29 agosto 2018 N. 21312, con la quale la Corte ha respinto il ricorso di un contribuente.

 I Giudici di legittimità non hanno ritenuto sufficiente l'esistenza di una dichiarazione sottoscritta tra le due parti interessate dalla donazione: ormai era venuto meno il presupposto per l’agevolazione.

«Va premesso – si legge in ordinanza – che il negozio simulato ex art. 1414 c.c.  non produce effetti tra le parti e, tuttavia, produce effetti nei confronti dei terzi in base all'art. 1415 c.c. secondo cui la simulazione non può essere opposta dalle parti contraenti ai terzi, salvi gli effetti della trascrizione della domanda di simulazione. Non vi è dubbio, pertanto, che il negozio simulato, nel caso di specie la donazione trascritta ex art. 2643 c.c., sia opponibile dall'Erario, in quanto terzo rispetto alla simulazione, sicché l’atto di donazione determina il venir meno di una condizione giustificativa del regime delle agevolazioni “prima casa”, ovvero che l’immobile non sia venduto o donato prima che siano trascorsi cinque anni dalla data di acquisto».

Rigettando il ricorso del contribuente, la Cassazione ha ancora evidenziato come l’atto di risoluzione non può aver efficacia risolutoria degli effetti derivanti dall'atto di donazione, poiché l’effetto risolutorio attiene soltanto ai rapporti tra le parti e non già ai terzi.

Back to school: le dritte per risparmiare con gli sgravi fiscali


Quasi un italiano su due non sa di poter detrarre il 19% delle spese per la scuola dei figli, mentre l’8% sceglie consapevolmente di non approfittarne, come rivela una ricerca della Doxa.

Sono tante le voci che consentono di avere la detrazione del 19% per le spese di istruzione, non sempre conosciute e spesso trascurate.

La detrazione Irpef del 19% riguarda tutte le spese direttamente legate alla frequenza degli istituti del sistema di istruzione nazionale, di ogni ordine e grado, ossia scuole materne, elementari, medie e superiori. 

Rientrano nel sistema tutti gli istituti pubblici, statali e degli enti locali, e le scuole private paritarie. Per il 2018 è previsto un tetto di spesa detraibile pari a 786 euro per ogni alunno o studente, ossia una detrazione massima di circa 150 euro per ogni figlio iscritto. Dal 2019 il tetto passa a 800 euro.

Tra le spese legate alla frequenza scolastica risultano detraibili ovviamente le somme versate per l'iscrizione alle scuole private. Per tutte le scuole, comprese quelle private, invece, l'Agenzia delle entrate ha chiarito che lo sconto d'imposta, entro il tetto massimo di spesa previsto, è riconosciuto per:
  • la mensa e gli eventuali servizi integrativi di assistenza alla mensa;
  • i servizi di pre e post scuola;
  • le spese per le gite;
  • l’assicurazione scolastica
  • i corsi di lingua, teatro, ecc. svolti anche al di fuori dell’orario scolastico e senza obbligo di frequenza, purché si tratti di corsi deliberati dall'istituto.



Infine a partire dal 2018 sono detraibili anche le spese sostenute per agevolare gli studenti con diagnosi di disturbo specifico dell'apprendimento (DSA).  La detrazione del 19% è riconosciuta sull'acquisto di strumenti compensativi e di sussidi tecnici, senza alcun tetto di spesa, fino al compimento della scuola superiore. Per la detrazione, però, oltre alla ricevuta della spesa è necessario un certificato medico che attesti il collegamento funzionale tra i sussidi acquistati e il tipo di disturbo diagnosticato.


È importante ovviamente conservare i documenti: per la mensa occorre la ricevuta del bollettino postale o del bonifico bancario intestata al destinatario del pagamento con la causale “servizio mensa”. Quando è previsto il pagamento in contanti o con bancomat, oppure l’acquisto di buoni mensa in formato cartaceo o elettronico, occorre invece un certificato con l’indicazione del relativo importo. Per le spese restanti versate in favore della scuola, saranno sufficienti le ricevute del bonifico, mentre per pagamenti a terzi come all'associazione
che gestisce un corso, sarà necessario richiedere una copia della delibera scolastica dove viene riportato che quest’ultima ha deliberato per lo svolgimento di una certa attività.

mercoledì 12 settembre 2018

Allargamento della platea dei minimi : punto in agenda del governo

Riportiamo testualmente quanto segue : Applicheremo l’aliquota del 15% fino a 65 mila euro, poi cui sarà un’aliquota incrementale del 5% fino a 100 mila, si pagherà, cioè, solo sulla parte che supera i 65 mila euro”. Si parla di misure per 10 miliardi: “La quota parte della Lega è di 5 miliardi, altri cinque sono per le misure del Movimento 5 Stelle. Loro impiegheranno la loro parte per il reddito di cittadinanza”. Ma come sarà divisa la quota tra le varie misure? “La flat tax sui minimi circa 1,5 miliardi. Il resto andrà alla riduzione dell’ Irpef e alle altre proposte che presenteremo al tavolo martedì”.

La casistica per cui se risulti assente alla visita fiscale Inps sei giustificato ugualmente



I casi di assenza giustificata devono essere tutti documentati e devono aver reso imprescindibile la presenza del lavoratore altrove. In linea generale, le situazioni in cui il dipendente può uscire di casa negli orari della visita fiscale sono le seguenti: assenza dovuta a forza maggiore, socialmente accettata; visite mediche, prestazioni sanitarie ed accertamenti specialistici, impossibili da effettuare in orari differenti dalle fasce di reperibilità.

Alcuni casi più specifici, che sono stati confermati dalla legge, sono i seguenti:


  • Visita all’ambulatorio del medico curante, nella situazione in cui gli orari di ricevimento siano inconciliabili con le fasce di reperibilità della visita fiscale
  • Urgente necessità di recarsi in farmacia per l’acquisto delle medicine
  • Visita a familiari e parenti stretti che si trovano in nosocomio, in particolare se l’orario in cui è possibile andare a trovar loro coincide con le fasce di reperibilità
  • Urgenti cure dentistiche
  • Attività di volontariato impossibile da svolgersi in tempi diversi da quelli della visita fiscale

In caso di assenza dal domicilio durante la visita fiscale, è necessario che il dipendente comunichi al proprio datore di lavoro l’allontanamento da casa durante le fasce di reperibilità. Il datore di lavoro, a sua volta, tramite i servizi telematici, dovrà comunicare l’assenza del proprio dipendente all’Inps.

Questa comunicazione da parte del dipendente è fondamentale, poiché si può essere sanzionati disciplinarmente, anche se l’assenza è dovuta ad un giustificato motivo.

Tuttavia, è necessario consultare il proprio contratto collettivo di settore. Infatti, la disciplina può essere in certi casi più elastica oppure più restrittiva. Inoltre, bisogna ricordare che la visita fiscale non è obbligatoria per tutti. In particolare, il vincolo di reperibilità decade nei confronti dei seguenti dipendenti malati: coloro che sono stati infortunati sul lavoro; le donne incinta; individui con menomazione attestata (ad esempio mancanza di arti); lavoratori con patologie gravi, le quali richiedono terapie salvavita, come quelle chemioterapiche.

martedì 11 settembre 2018

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Se mangi una bistecca di carne bruciata sappi che........

Lo sai che mangiare carne rossa non è salutare per l’organismo,ma se la si mangia bruciata gli effetti sono devastanti!Ecco a quanto equivale una bistecca bruciata.

Per seguire un’alimentazione sana è preferibile evitare di mangiare cibi bruciati perché possono contenere delle sostanze dagli effetti cancerogeni. Una bistecca bruciata, che si presenta con il caratteristico color marrone o nero, può rivelarsi molto dannosa perché può essere paragonata a 600 sigarette!

Seguire un’alimentazione sana e regolare è la base per prevenire l’insorgenza di molteplici patologie. Per stare in salute gioca un ruolo fondamentale la metodologia di cottura degli alimenti che non dovrebbe essere eccessiva.Mangiare una bistecca bruciata, secondo il parere dell’oncologo Cesare Gridelli, è come fumare 600 sigarette. Dalla carne cotta troppo e bruciata si formano delle sostanze potenzialmente pericolose e cancerogene come gli idrocarburi policiclici aromatici che sono presenti, in aggiunta ad altre, anche nel fumo di sigaretta.

Canone concordato agevolazioni fiscali




Ecco i vantaggi per i locatori che scelgono il contratto a canone concordato:


  • riduzione IRPEF del 30%, del reddito imponibile derivante dalla proprietà affittata. Il corrispettivo annuo per determinare la base imponibile per l’applicazione dell’imposta proporzionale di registro, è quindi del 70%. (Art. 8, Legge 9 dicembre 1998, n. 431);
  • se avete optato per la cedolare secca, l’aliquota della cedolare secca calcolata sul canone pattuito dalle parti è ridotta al 10 (normalmente è il 21%). Questa opzione sostituisce le imposte di registro e di bollo sul contratto di locazione, e le imposte di registro e di bollo sulla risoluzione e sulle proroghe del contratto di locazione;
  • per i locatori che stipulano un contratto concordato a titolo di abitazione principale, ad un inquilino che prenderà la residenza anagrafica, l’imposta per I.m.u. e Ta.s.i. è calcolata applicando l’aliquota stabilita dal comune, con una riduzione al 75%.

Per usufruire di queste importanti agevolazione fiscali, nella dichiarazione dei redditi dell’anno in cui se ne usufruisce devono essere indicati:

il Comune in cui si trova la casa;
gli estremi di registrazione del contratto di affitto;
l’anno in cui è stata presentata la denuncia IMU (va presentata entro il 30 giugno dell’anno successivo, al Comune dove è situato l’immobile passivo di imposta).
Attenzione!! La sublocazione non rientra nelle agevolazioni fiscali 2018, in quanto il reddito derivante da questa tipologia di affitto rientra tra i “redditi diversi”.

Chi può aprire la SRL semplificata


Fino alla versione originale della norma non tutti potevano  accedere al regime semplificato e agevolato delle SRL semplificata infatti veniva stabilito che potevano aprire una srl solo le persone fisiche che alla data della costituzione hanno meno di 35 anni di età. Tuttavia fortunatamente è stata superata questa previsione e quindi l’obbligo ed il limite di età non esiste più.
Non sarà possibile ovviamente avere soci all’interno che abbiano oltre 35 anni e sarà possibile associarsi con altre persone sempre che rispettino i requisiti anagrafici per aprire questo nuovo tipo di società. Per coloro che hanno oltre 35 anni di età si parla di società a responsabilità limitata a capitale ridotto o anche SRL
Occhio però alle novità introdotte dalla Legge 99 dell’agosto 2013 (conversione del D.L. 28 giugno 2013, n. 76) che ha modificato alcune disposizioni in materia di Srl semplificate, ordinarie e a capitale ridotto.

Srl semplificata: sai che forma societaria è?

A tutti gli effetti è una soggetto giuridico al pari di una SRL comune solo che per la sua costituzione ci vorrà un capitale minimo da sottoscrivere simbolico e pari ad un euro, ripeto 1 euro, al rispetto di alcuni requisiti e comuqnue con capitale inferiore ai 9.999 euro che dovrà essere interamente sottoscritto e versato. Il capitale sociale dovrà essere formato solo di denaro non potenrodi prevedere anche conferimento in natura, d’opera o immobili o altro bene o servizio diverso.

Il novato articolo 2463-bis del Codice civile introduce la possibilità di costituire una società a responsabilità limitata semplificata con un capitale sociale minimo compreso tra 1 euro e 10 mila.

clausola risolutiva del contratto di locazione

La volontà di avvalersi della clausola di risoluzione di un contratto di locazione commerciale è efficace soltanto se comunicata all’Agenzia delle entrate. È questo l’orientamento che si desume dalla lettura della sentenza n. 756/09/2018 emanata dalla Commissione tributaria regionale del Lazio. Pertanto, per far valere la risoluzione ipso iure, è necessario che la parte comunichi la chiara volontà di voler avvalersi della disposizione di cui all’art. 1456 del codice civile.

Quando la cedolare secca proprio non conviene

La cedolare secca non fa sempre risparmiare: è bene che tu lo sappia!
Attenzione però: non sempre la cedolare secca permette di risparmiare sull’affitto ed è necessario fare gli opportuni calcoli di convenienza in base alla propria situazione reddituale.

In primo luogo è bene ricordare che chi sceglie la tassazione con cedolare secca del reddito da locazione rinuncia agli adeguamenti Istat del canone d’affitto all’inquilino. Inoltre chi sceglie la cedolare secca al 10% non potrà stabilire autonomamente il prezzo del canone di locazione, che dovrà al contrario rispettare i limiti minimi e massimi determinati dalle associazioni di categoria, sindacati dei proprietari e degli inquilini.

Non è questa l’unica valutazione da fare per capire effettivamente quando la cedolare secca conviene permette di risparmiare. È bene ricordare che quando quello da locazione è l’unico reddito da dichiarare nell’anno o quando si hanno redditi bassi il vantaggio della cedolare secca potrebbe essere addirittura perso.


Si pensi ad esempio al caso degli incapienti (no tax area per redditi fino a 8.125 euro annui) che, senza cedolare secca, non pagano Irpef sul reddito da locazione ma che, al contrario, optando per la tassazione sostitutiva al 10% o al 21% si troverebbero a pagare una tassa dalla quale sarebbero altrimenti esenti.

Contratto di affitto: i proprietari possono risparmiare con la cedolare secca


Ad oggi l’unica agevolazione fiscale prevista per i proprietari che danno casa in affitto è la cedolare secca al 10% o al 21%.
La cedolare secca è una tassazione opzionale che può essere esercitata dal locatore in sede di stipula del contratto di affitto e che consente (quasi sempre) di risparmiare sulle imposte dovute sul reddito da locazione.

Si tratta di una tassazione sostitutiva delle ordinarie aliquote Irpef, delle addizionali e dell’imposta di bollo e di registro dovute sul contratto di affitto. Sono previste due diverse aliquote: la cedolare secca può essere al 10% (contratto a canone concordato) o al 21%.

Mentre per beneficiare della flat tax al 10% è necessario il rispetto di specifici requisiti (stipula di un contratto di affitto a canone concordato 3+2 in determinati comuni), la cedolare secca al 21% è un’opzione libera che non prevede specifiche regole.

Agevolazioni sui contratti di locazione destinati agli studenti universitari

Tra i tanti che cercano sul web dritte per risparmiare sull’affitto non mancano gli studenti universitari e le loro famiglie. Studiare è un vero e proprio investimento economico per i fuori sede e soprattutto per chi decide di frequentare un’università nelle città più care d’Italia, tra cui Roma o Milano.

Gli studenti universitari fuori sede possono usufruire di un’agevolazione fiscale apposita, ovvero la detrazione del 19% dell’affitto pagato entro il limite di 2.633 euro annui (qui tutti i dettagli).

In sostanza, con le detrazioni si risparmiano circa 500 euro all’anno, una somma non di poco conto!

Affitto troppo alto? Chiedi il contributo al Comune


Se la spesa per l’affitto è troppo alta rispetto a quello che è il proprio reddito è possibile richiedere anche il contributo comunale di integrazione al canone di locazione.

Anche in questo caso le regole specifiche sono stabilite con bando da ciascun Comune e nella maggior parte dei casi è necessario possede un ISEE di valore non superiore a 28.000 euro.

L’importo del contributo verrà erogato considerando la differenza tra i propri redditi e l’importo dell’affitto, nonché le ulteriori condizioni relative al proprio nucleo familiare.

Per maggiori dettagli si consiglia di rivolgersi presso l’URP del proprio Comune o di consultare il portale online.

Fondo Morosità Incolpevole


Non solo detrazioni: chi non riesce a pagare l’affitto per problemi di natura economica può richiedere l’accesso al Fondo per la Morosità Incolpevole.

L’agevolazione si rivolge agli inquilini che hanno perso il lavoro a seguito di licenziamenti, accordi aziendali o sindacali che hanno comportato la riduzione dell’orario di lavoro o altri casi come il mancato rinnovo di contratti a tempo determinato o cessazione di attività libero-professionali.

Possono accedervi, inoltre, anche i contribuenti che a causa di gravi malattie, infortuni o decesso di un componente della famiglia hanno dovuto affrontare spese impreviste e si trovano in situazioni di difficoltà economica.
In questo caso il Fondo è gestito direttamente dalle Regioni e pertanto per fare domanda bisognerà far riferimento ai singoli bandi regionali.

Breve, ma esaustiva panoramica su tutte le agevolazioni fiscali per risparmiare sull’affitto


Nei confronti dei contribuenti che per studio o per lavoro prendono casa in affitto il Fisco ha previsto alcune importanti agevolazioni fiscali per risparmiare su quella che è una spesa obbligata e spesso molto elevata.

Stiamo parlando delle detrazioni sull’affitto previste sia per i lavoratori che per gli studenti fuori sede e che consentono, previa presentazione della dichiarazione dei redditi, di recuperare una parte dell’importo corrisposto nell’anno.

Per ogni tipologia di spesa per l’affitto sono previste detrazioni di importo differente, in base al reddito complessivo totalizzato dal contribuente che ha stipulato il contratto d’affitto (inquilino).

Per l’affitto dell’abitazione principale la detrazione prevista è pari a 300 euro, se il reddito complessivo non supera 15.493,71 euro, e a 150 euro nel caso di redditi superiori.

Chi ha preso casa in affitto con contratto a cedolare secca potrà detrarre un massimo di 495,80 euro all’anno, che si riducono a 247,90 euro per i redditi compresi tra i 15.493 euro e i 30.987 euro.

Per i giovani tra i 20 e i 30 anni è inoltre prevista la possibilità di risparmiare ancora di più sull’affitto per i primi tre anni dalla stipula del contratto di locazione: in questo caso la detrazione prevista è di 991,60 euro, stesso importo previsto per i lavoratori fuori sede che hanno trasferito la propria residenza (importo che scende a 495,80 euro per i redditi compresi tra 15493,72 e 30987,41 euro.

Risparmiare sull’affitto è possibile sia per i proprietari (locatori) che gli inquilini (locatari).

Nel primo caso, il proprietario della casa data in locazione può beneficiare della cedolare secca che consente di ridurre l’importo delle tasse dovute sul reddito da locazione.

Nel secondo caso, l’inquilino che prende l’appartamento in affitto può beneficiare di importanti agevolazioni fiscali sull’affitto, con la possibilità di detrazione in dichiarazione dei redditi di una quota del canone previsto dal contratto. Regole particolari sono previste per gli studenti fuori sede.

Vediamo di seguito come risparmiare sull’affitto analizzando quali sono le regole in merito alla tassazione del reddito da locazione per i proprietari e le agevolazioni sul contratto di affitto previste per gli inquilini.


Stay tuned se hai stipulato un contratto di locazione

Stamattina ti illustreremo le diverse agevolazioni che sono legate ad un contratto di locazione, agevolazioni sia per gli inquilini che per i proprietari.
Restare connesso con noi ti conviene ogni giorno più che mai

Studio Commerciale Semeraro

lunedì 10 settembre 2018

Riflessioni personali delle 19.20 di un lunedì sera

.... Accendo la radio, cambio stazione e pare che tutti i telegiornali parlano sempre della medesima cosa: Di Maio e la chiusura domenicale dei negozi!!!
Ma penso e dico : tutti i problemi dell'Italia sono solo questi?
Se i commercianti vogliono/devono/possono aprire la propria azienda di domenica anzichè stare con i propri cari?
Perchè se così fosse siamo messi meglio di quanto credevo: sciocca a pensare che fossero altri i nostri problemi.....mancanza di lavoro....come arrivare a fine mese..... pressione fiscale alle stelle...... ed invece no..... si parla continuamente della chiusura/non chiusura domenicale dei negozi.......

Prendetela per lo sfogo di una commercialista ......e saluti e baci a te che hai avuto la bontà di leggere

LA DESTINAZIONE A STUDIO PROFESSIONALE NON ESCLUDE LA NATURA ABITATIVA


Come è noto, per poter godere delle cd. agevolazioni fiscali prima casa è necessario che:
l'immobile sia ubicato nel Comune in cui l'acquirente abbia o stabilisca entro 18 mesi dall'acquisto la propria residenza o nel Comune nel quale svolga la propria attività, incluse quelle senza remunerazione; per gli italiani trasferiti all'estero per motivi di lavoro, l'immobile deve essere situato nel comune dove ha sede o esercita l'attività il datore di lavoro (che può essere anche un soggetto non imprenditore), mentre per i cittadini emigrati l'abitazione può essere la prima casa, ovunque ubicata, nel territorio nazionale;
nell'atto di acquisto (o nel contratto preliminare, al fine di usufruire dell'aliquota agevolata sin dagli acconti eventualmente corrisposti1) l'acquirente dichiari:

di voler stabilire la residenza nel comune dell'acquisto, se non vi si trova già o se in questo non si trova la sua sede dell'attività (vedi sopra);
di non essere titolare, esclusivo o in comunione con il coniuge, di diritti di proprietà, usufrutto, uso o abitazione di altra casa di abitazione nel comune dove è situato l'immobile acquistato);
di non essere titolare, neppure per quote di comproprietà o in regime di comunione legale, in tutto il territorio nazionale, di diritti di proprietà, anche nuda, o di diritti reali di godimento su altra casa di abitazione acquistata dall'acquirente o dal coniuge con le agevolazioni " prima casa ", a partire da quelle previste dalla Legge 22.04.82 n. 168 (la titolarità di una sola quota di altra casa, non in comunione con il coniuge, non impedisce l'acquisto agevolato).

Da ultimo, l’art.1, comma 55, della Legge 28 dicembre 2015, n. 208 ha aggiunto, a decorrere dal 1° gennaio 2016, il comma 4-bis alla Nota II-bis, Tariffa, Parte Prima, allegata al D.P.R. 26 aprile 1986, n. 131, secondo cui “ l'aliquota del 2 per cento si applica anche agli atti di acquisto per i quali l'acquirente non soddisfa il requisito di cui alla lettera c) del comma 1 e per i quali i requisiti di cui alle lettere a) e b) del medesimo comma si verificano senza tener conto dell'immobile acquistato con le agevolazioni elencate nella lettera c), a condizione che quest'ultimo immobile sia alienato entro un anno dalla data dell'atto. In mancanza di detta alienazione, all'atto di cui al periodo precedente si applica quanto previsto dal comma 4”. In pratica, qualora un contribuente, titolare di abitazione prima casa, proceda all’acquisto di un’altra abitazione, al nuovo acquisto può applicarsi l’aliquota d’imposta agevolata, a condizione che il vecchio immobile sia alienato entro un anno dalla data del nuovo acquisto agevolato. In caso di mancata alienazione, il contribuente ha l’obbligo di corrispondere la differenza tra l’imposta ordinaria e quella agevolata, maggiorata degli interessi di mora e della sanzione in misura pari al 30% di detta differenza.

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8429 del 5 aprile 2018, ha confermato che, ai fini dell’agevolazione prima casa, ciò che rileva è la classificazione catastale dell’immobile, e pertanto anche nell’ipotesi che lo stesso sia adibito a studio professionale, non potrà godere delle agevolazioni, in quanto già possessore di immobile. “ Ed invero, questa Corte ha già avuto modo di chiarire che in tema di agevolazioni fiscali, ai fini della fruizione dei benefici per l’acquisto della "prima casa", l’art. 1, nota seconda bis, tariffa allegata al D.P.R. n. 131 del 1986, nel testo vigente "ratione temporis" alla data del rogito (nella specie, stipulato il 18 aprile 2007), condiziona l'agevolazione alla non titolarità del diritto di proprietà "di altra casa di abitazione nel territorio del Comune ove è situato l'immobile da acquistare" senza più menzionare anche il requisito dell'idoneità dell'immobile, presente invece nella precedente formulazione della norma, sicché non assume rilievo la situazione soggettiva del contribuente o il concreto utilizzo del bene, assumendo rilievo il solo parametro oggettivo della classificazione catastale dello stesso. Ed infatti, secondo questo indirizzo l'espressione "casa di abitazione" ha sicuramente, carattere oggettivo (come, peraltro, riconosciuto da questa Corte nella sentenza 10925/2003), con conseguente necessità di attenersi al parametro oggettivo della classificazione catastale dell'immobile, senza che assuma rilievo il concreto utilizzo dello stesso o la situazione soggettiva del contribuente- cfr. Cass.n. 25646/2015-“. Per la Corte, la norma applicabile ratione temporis condiziona l'agevolazione alla non titolarità del diritto di proprietà "di altra casa di abitazione nel territorio del Comune ove è situato l'immobile da acquistare" senza più menzionare anche il requisito dell'idoneità dell'immobile, e pertanto assume rilievo il solo parametro oggettivo della classificazione catastale dello stesso.

Viceversa, la stessa Cassazione - Sentenza n. 23064 del 14 dicembre 2012 – aveva affermato che se la casa di proprietà è adibita a studio professionale è legittimo il riconoscimento dei “benefici prima casa” per l’acquisto di un secondo appartamento. Nel caso specifico non è stato oggetto di contestazione la circostanza affermata dalla CTR secondo cui il contribuente avrebbe in effetti provato che l’immobile già in proprietà al momento della dichiarazione “è stato ed è attualmente adibito a studio professionale” (compatibilmente con le sue caratteristiche oggettive, come comprovato dal successivo accatastamento in A/10) e quindi fosse in concreto inidoneo ad esser abitato e col conseguente diritto all’agevolazione. Il principio enunciato, quindi, ratione temporis, è stato il seguente: “Ha diritto all’agevolazione “prima casa” ex art. 16 D.L. 155/93 convertito in L. 249/93 chi, al momento dell’acquisto di un immobile, sia proprietario di un altro che sia utilizzato come studio professionale”.

E in questi giorni, con l’ordinanza n. 18098 del 10 luglio 2018, la Corte di Cassazione ha riaffrontato la questione, per effetto della sentenza della CTR che ha rigettato l'impugnazione proposta dal contribuente avverso la decisione che aveva ritenuto legittima la revoca del beneficio c.d. prima casa, per il possesso di altro immobile nel medesimo comune, acquistato precedentemente, del quale non vi era prova circa la pretesa inidoneità all'uso abitativo. Secondo gli Ermellini, “ il giudice di appello, dopo avere rilevato che catastalmente l'immobile acquistato nell'anno 1979 rientrava nella categoria A/2 e che non era stata effettuata alcuna variazione catastale, muovendo dai principi fissati da questa Corte con la sentenza n. 2278/2016 (conf. Cass. n. 2418/2003, Cass. n. 21289/2014) ha escluso che, nel caso di specie, il contribuente avesse fornito elementi idonei a dimostrare che l'immobile dallo stesso posseduto nel comune di residenza ove era stato acquistato altro immobile usufruendo delle agevolazioni c.d. prima casa fosse concretamente inidoneo ad essere adibito ad abitazione. Tale motivazione, correlata al deficit di prova della inidoneità a costituire in concreto abitazione non è stata in alcun modo aggredita dalla parte ricorrente, la quale si è limitata ad affermare che l'immobile era stato destinato a studio professionale, in tal modo non allineandosi ai principi espressi da questa Corte e sopra ricordati, a tenore dei quali non è consentito escludere la natura di abitazione per la destinazione concretamente impartita dal proprietario ad uso diverso da quello abitativo”.

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Autore: Gianfranco Antico

PER OTTENERE GLI SCONTI DEL FISCO FATTURE DA CONSERVARE PER 15 ANNI

PER OTTENERE GLI SCONTI DEL FISCO FATTURE DA CONSERVARE PER 15 ANNI
LEGITTIMA LA CARTELLA EMESSA DALL’UFFICIO CHE RECUPERA LA DETRAZIONE FISCALE PERCHÉ IL CONTRIBUENTE NON HA PRODOTTO LA DOCUMENTAZIONE DELLE SPESE SOSTENUTE NEL 2005


Per ottenere gli sconti del Fisco, che si frazionano in dieci anni, le relative fatture devono essere conservate per più di 15 anni. Il contribuente che non conserva la documentazione, a seguito del controllo formale dell’ufficio, “perde” la quota della detrazione indicata nella dichiarazione dei redditi.
E’ quindi legittima la richiesta dell’ufficio che recupera la detrazione, iscrivendo a ruolo le imposte detratte, con l’aggiunta di sanzioni ed interessi.

Split Payment, professionisti esenti dal 12 agosto


I professionisti non sono più soggetti al meccanismo di scissione del pagamento dell’Iva per le prestazioni di servizi rese alle PA. La novità riguarda le fatture emesse dopo il 12 agosto 2018, giorno dell’entrata in vigore della legge.

Secondo il meccanismo dello Split Payment, lo ricordiamo, chi emette una fattura nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni inserite nel conto economico consolidato e delle società controllate o incluse nell’indice FTSE MIB, non incassa l’Iva, perché questa viene versata direttamente all’Erario per evitare dimenticanze o fenomeni di evasione fiscale.

Lo Split Payment non è mai piaciuto ai professionisti, che hanno sempre obiettato di essere già soggetti alla ritenuta d’acconto e hanno parlato di discriminazione dei professionisti che lavorano con la Pubblica Amministrazione rispetto a quelli che operano nel settore privato.

Con l’entrata in vigore della norma, questa distorsione è stata corretta.

Contributo di costruzione, il Comune può chiedere integrazioni entro 10 anni

Il contributo di costruzione può essere rideterminato solo in caso di errori di quantificazione da parte del Comune. È inoltre necessario che il ricalcolo sia effettuato secondo la tariffa vigente al momento del rilascio del permesso di costruire.

Dal momento del rilascio del titolo abilitativo, il Comune ha dieci anni di tempo per accertare eventuali errori di calcolo e chiedere un aumento del contributo. Si applica quindi il termine ordinario per la prescrizione, decorso il quale non è più possibile richiedere una rettifica.

Pratiche edilizie e accertamento della PA


Il Comune, prima di rilasciare il permesso di costruire, ha sempre l'onere di verificare la legittimazione del richiedente, accertando che questi sia il proprietario dell'immobile oggetto dell'intervento costruttivo o che, comunque, ne abbia un titolo di disponibilità sufficiente.

L’Amministrazione non deve verificare ogni aspetto civilistico che potrebbe emergere, ma deve vagliare esclusivamente i profili urbanistici ed edilizi connessi al titolo richiesto. In altre parole, la PA non ha potere di accertamento e non può comprovare prima del rilascio, attraverso propri approfondimenti istruttori, la mancanza di elementi che possano limitare il titolo abilitativo.

Il permesso di costruire in sé non incide sulla titolarità della proprietà o di altri diritti reali relativi agli immobili realizzati per effetto del suo rilascio, né tantomeno pregiudica la titolarità o l'esercizio di diritti relativi ad immobili diversi da quelli oggetto d'intervento. Questo vuol dire che l’Amministrazione non può verificare gli effettui che l’intervento, realizzato sulla base del permesso di costruire rilasciato, produce sugli immobili circostanti, non coinvolti direttamente dal titolo abilitativo.

Nuovi concorsi nel 2019 : inizia a studiare sin d'ora


Il Ministro ha dichiarato che “per l’assunzione di nuovo personale, ha già attivato un canale con la Funzione Pubblica per indire alcuni concorsi, il primo dei quali dovrebbe vedere la luce all’inizio del prossimo anno”.

Bonisoli ha anche spiegato quali sono le sue priorità: “innanzi tutto la messa in sicurezza dei beni. Ma la carenza di personale è una delle emergenze che mi sta più a cuore. Sono partito con una serie di proposte normative che sono già a punto anche rispetto al quadro esigenziale di tipo finanziario”.

Nel far questo il Ministro ha dichiarato che si muoverà con “pragmatismo, trasparenza e merito” aggiungendo che “i prossimi lavoratori del ministero per i Beni e le Attività Culturali saranno assunti attraverso concorsi pubblici. L’ordine di grandezza con il quale ci muoviamo è di alcune migliaia di assunzioni”.

venerdì 7 settembre 2018

Premio alla nascita

 
Il premio alla nascita di € 800 viene corrisposto dall’INPS per la nascita o l’adozione di un minore, a partire dal 1° gennaio 2017, su domanda della futura madre al compimento del settimo mese di gravidanza (inizio dell’ottavo mese di gravidanza) o alla nascita, adozione o affidamento preadottivo.

Jobs Act: rinnovati i Bonus Bebè anche per il 2018

L’assegno di natalità (anche detto “Bonus Bebè“) è un assegno mensile destinato alle famiglie per ogni figlio nato, adottato o in affido preadottivo tra il 1° gennaio 2018 e il 31 dicembre 2018 con un ISEE per nucleo familiare non superiore a € 25.000. L’assegno è annuale e viene corrisposto ogni mese fino al compimento del primo anno di età o del primo anno di ingresso nel nucleo familiare a seguito di adozione o affidamento preadottivo.

Sgravio contributivo per conciliazione tempi di vita e di lavoro : hai tempo fino al 15 settembre 2018


I dettagli sulla procedura da seguire sono illustrati dall’INPS con la circolare n. 91 del 3 agosto 2018 ed è a partire da tale data e fino alla scadenza del 15 settembre che sarà possibile richiedere l’attribuzione del beneficio.

Le agevolazioni per datori di lavoro e imprese che stipulano contratti collettivi aziendali contenenti misure di conciliazione tra vita professionale e vita privata sono state introdotte dal Decreto interministeriale del 12 settembre 2017.

Lo sgravio, in questa fase, spetta con riferimento ai contratti aziendali stipulati dal 1° novembre 2017 al 31 agosto 2018 e al fine del riconoscimento del beneficio i datori di lavoro dovranno inoltrare domanda in modalità telematica all’INPS seguendo le istruzioni di seguito riportate.

Sgravio contributivo conciliazione vita lavoro: domande entro il 15 settembre 2018
La circolare n. 91 pubblicata dall’INPS il 3 agosto 2018 fornisce le istruzioni operative che i datori di lavoro dovranno osservare per l’attribuzione e la fruizione dello sgravio contributivo riconosciuto per le misure di conciliazione tra vita lavorativa e privata effettuate dalle imprese.

Prima di analizzare le regole su come fare domanda e le scadenze da rispettare, si ricorda che l’introduzione estensione o integrazione di misure di conciliazione vita lavoro, individuate dal decreto interministeriale, deve risultare da un contratto collettivo aziendale, anche in recepimento di contratti territoriali.


Per l’accesso alle risorse stanziate per il 2018, il contratto collettivo aziendale deve esser sottoscritto e depositato dal 1° novembre 2017 e fino al 31 agosto 2018. Il deposito dei contratti avviene mediante le procedure telematiche messe a disposizione dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali sul proprio sito internet istituzionale.

Non dovranno effettuare un nuovo deposito i datori di lavoro che hanno già provveduto al deposito telematico di un contratto aziendale per la detassazione dei premi di risultato, qualora il contratto già depositato contenga misure di conciliazione pienamente conformi ai requisiti stabiliti dal decreto interministeriale.


Se vuoi presentare le tue dimissioni ecco cosa devi sapere



Chi si dimette deve dare preavviso di licenziamento al datore di lavoro in forma scritta e inviarlo per via telematica: un preavviso dato solo verbalmente è una semplice informazione data al datore di lavoro, ma non è riconosciuto dalla legge come valido atto di dimissioni (il che significa che se si è comunicato solo a voce che non ci si presenterà più al lavoro a partire da una certa data si sarà responsabili di inadempimento di un contratto considerato legalmente ancora in corso).

Il preavviso deve essere dato con un anticipo predeterminato, non ci si può licenziare volontariamente dall’oggi al domani (salvo che per giusta causa), ed il lasso di tempo che deve intercorrere tra il preavviso e il momento in cui non ci si presenterà più effettivamente al lavoro (senza risultare inadempienti a obblighi contrattuali) dipende da:


  • tipologia di contratto di lavoro (es: tempo determinato o indeterminato);
  • livello di inquadramento (es. III livello CCNL commercio);
  • anzianità di servizio;
  • qualifica.

Le dimissioni non sono consentite ai lavoratori a tempo determinato, a meno che non ricorra giusta causa, salvo accordo con il datore di lavoro (chi è a tempo indeterminato non ha invece bisogno del consenso del datore di lavoro per andarsene, fatto salvo il termine di preavviso).

Il collaboratore coordinatore e continuativo può dimettersi quando vuole, a meno che nel rapporto di collaborazione sia stato pattuito un termine di preavviso.

Il mancato rispetto del termine di preavviso comporta un risarcimento corrispondente al periodo di mancato preavviso o a un importo pari al residuo del compenso globale pattuito per l’intero rapporto di collaborazione. Nei giorni di preavviso non vengono conteggiati eventuali assenze per malattia, infortunio, ferie e maternità.

Il termine di preavviso non vale in 3 circostanze: se ci si dimette durante una procedura di licenziamento collettivo, se ci si licenzia per giusta causa o se la rinuncia al proprio lavoro avviene durante il periodo tutelato di maternità o paternità.
Le dimissioni volontarie danno diritto al Tfr ma non alla Naspi (indennità di disoccupazione); se però le dimissioni vengono date per giusta causa la Naspi viene riconosciuta.

Forse tramonterà l'era delle aperture selvagge commerciali: staremo a vedere

Negozi chiusi la domenica: è partito alla Camera l'iter per rivedere le liberalizzazioni del governo Monti sugli orari di apertura degli esercizi commerciali.

La Lega ha incardinato in Commissione Attività produttive della Camera la proposta di legge che disciplina gli orari di apertura degli esercizi commerciali. Il testo, a firma della leghista Barbara Saltamartini, si compone di soli due articoli e di fatto va ad abrogare i due che hanno liberalizzato le aperture dei negozi del cosidetto "Salva Italia", varato dal governo Monti, il quale aveva introdotto massima autonomia da parte degli esercizi.

Ora si prevede la reintroduzione della chiusura domenicale obbligatoria, affidando ai comuni e alle regioni il compito di determinare il nuovo quadro delle regole, fissando un massimo di otto aperture straordinarie durante l'anno. Si parla infatti di un "piano per la regolazione degli orari di apertura e di chiusura degli esercizi commerciali" e il documento individua "i giorni e le zone del territorio nei quali gli esercenti possono derogare all’obbligo di chiusura domenicale e festiva": si tratta di tutte "le domeniche del mese di dicembre, nonché ulteriori quattro domeniche o festività nel corso degli altri mesi dell’anno"

Bus, treni e metro: le novità sul bonus (anche per i familiari a carico)

Le spese sostenute quest'anno per l'abbonamento a metropolitana e trasporto pubblico locale, regionale e interregionale, possono essere detratte con la dichiarazione dei redditi 2019. E' quanto ricorda l'Agenzia delle Entrate, su Twitter, specificando che "la legge di Bilancio 2018 ha introdotto una detrazione Irpef del 19% per le spese sostenute per l'acquisto degli abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale, su un costo annuo massimo di 250 euro".

Bollette, presto sarà obbligatoria la data di spedizione dall'Ente

Risultati immagini per Bollette: la data di spedizione sarà obbligatoria
Finalmente fra poco tempo sapremo quando la missiva di Enel, Telecom e compagnia varia è stata spedita al nostro indirizzo
Infatti sulla fatture emesse dai gestori di luce, gas ed altri servizi di pubblica utilità, potrebbe essere finalmente indicata la data di spedizione. In sostanza, nel momento in cui gli operatori postali ricevono la corrispondenza da inviare al recapito, avranno l’obbligo di indicare sulla busta la data in cui la bolletta/fattura è stata presa in carico, con l’indicazione 'spedita il xx/xx/xxx'). Secondo l’Agcom questa soluzione "è l’unica che fornisce la certezza della data di spedizione consentendo quindi all’utente finale di individuare più facilmente le responsabilità di eventuali ritardi nel recapito delle bollette"“

Esenzioni e agevolazioni 2018:Ticket sanitario e Naspi per chi non ha ancora un lavoro



Esistono esenzioni e agevolazioni per chi è senza lavoro? Assolutamente sì. Ma prima di vedere quali sono i vantaggi, è necessario vedere la differenza tra disoccupato e inoccupato.

Inoccupati e disoccupati

Gli inoccupati sono coloro che non hanno svolto alcuna attività lavorativa né come dipendenti né tantomeno come autonomi. Per essere riconosciuti come tali è necessario essere alla ricerca di un'occupazione ed essere iscritti al Centro per l'impiego da almeno 6 mesi per i giovani. Il disoccupato, invece, è colui che un posto di lavoro lo aveva, ma lo ha perso.

Per cosa si paga il ticket sanitario e chi può avere l'esenzione

Le agevolazioni riconosciute oggi a queste due categorie sono più o meno le stesse. Ad esempio, a differenza degli anni scorsi sia per gli inoccupati che per i disoccupati spetta l'esenzione dal ticket sanitario, come tra l'altro confermato da una dal sito del Ministero della Salute.

Naspi 2018, via alla sperimentazione: nuove modalità per presentare domanda

Discorso differente per la Naspi (indennità di disoccupazione) che, invece, può essere richiesta solamente dai disoccupati. Per averne diritto, infatti, è necessario aver perso un impiego per cause indipendenti alla propria volontà, nonché aver maturato almeno 13 settimane contributive negli ultimi 4 anni e 30 giorni di lavoro effettivo nell'ultimo anno. Per questo motivo coloro che non hanno mai avuto un lavoro non possono richiedere l'indennità di disoccupazione, pur potendo aderire alle iniziative del Centro per l'impiego, finalizzate al loro inserimento nel mercato del lavoro.


Rimborsi da Modello 730

Risultati immagini per rimborsi 730
Come noto il 23 luglio sono scaduti i termini di presentazione del modello 730. A partire dal primo cedolino paga (luglio, con scadenza agosto) è stato possibile effettuare in busta paga i conguagli. E’ possibile, però, che alcuni lavoratori dipendenti non abbiano ottenuto il rimborso, nei casi di risultanza a credito da 730, con questa informativa intendiamo offrire una informativa utile in merito alle maggiori casistiche, a beneficio delle aziende e dei dipendenti.

Per il lavoratore dipendente il credito riconosciuto sarà pagato direttamente in busta paga dal proprio datore di lavoro, mentre per il pensionato sarà l’Inps a riconoscerlo insieme all’assegno previdenziale. Quindi, per il dipendente è il datore di lavoro a porsi come sostituto d’imposta, mentre per il pensionato è l’Inps. Per i contribuenti che pur avendo diritto al rimborso Irpef sono privi di sostituto d’imposta, l’accredito avviene direttamente sul conto corrente (bisognerà indicare l’Iban all’interno del modello 730), oppure in alternativa sarà l’Agenzia delle Entrate a inviare una comunicazione al titolare del rimborso, invitandolo a presentarsi presso un ufficio postale per la riscossione del credito.

I TEMPI – I tempi per il rimborso Irpef dipendono dalla data in cui si invia la dichiarazione dei redditi con il modello 730/2018. Comunque i primi rimborsi Irpef per i lavoratori dipendenti arriveranno già con lo stipendio di luglio, mentre per i pensionati l’accredito è previsto con la pensione di agosto o – al più tardi – con quella di settembre.

giovedì 6 settembre 2018

Primi delineamenti della Manovra 2019

MANOVRA 2019: NON SOLO FLAT TAX E PACE FISCALE, MA ANCHE SEMPLIFICAZIONI
Prende corpo l’ipotesi di una FLAT TAX modulata su tre aliquote con l’ampliamento delle soglie per poter accedere al regime forfetario previsto dalla legge n. 190/2014. È questa la possibilità che sembra farsi largo in vista della presentazione della legge di Bilancio 2019.

Le tre aliquote dovrebbero essere così modulate: il 5 per cento per i soggetti che avviano una nuova attività; il 15 per cento per i contribuenti con ricavi fino a 65.000 euro; il 20 per cento per i contribuenti con ricavi fino a 100.000 euro.

La misura riguarderà sia le imprese che gli esercenti arti e professioni, ma saranno escluse le società di capitali. In buona sostanza il legislatore intende potenziare il regime forfetario già applicabile. L’intervento dovrebbe così essere circoscritto all’incremento dell’ammontare dei ricavi e compensi per accedere al forfait e alla differenziazione delle aliquote con l’aggiunta di quella pari al 20 per cento.

La misura, per ciò che riguarda le coperture, dovrebbe essere agevolmente sostenibile in quanto il numero di contribuenti potenzialmente interessati non dovrebbe superare le 400.000/500.000 unità. Le risorse necessarie dovrebbero provenire direttamente dalla “pace fiscale” che, a parte il problema dell’Iva, dovrebbe essere realizzabile. L’Iva è un tributo comunitario e quindi la UE non consentirebbe all’Italia di rinunciare agevolmente all’incasso dell’imposta sul valore aggiunto dovuta.

La “pace fiscale” dovrebbe essere una possibilità a tutto tondo riguardante diverse fasi. Una prima possibilità riguarderebbe l’integrazione delle dichiarazioni fiscali con il pagamento di un’imposta compresa tra il 15 ed il 20 per cento. In tal caso le sanzioni risulterebbero dovute in misura ridotta presumibilmente inferiore rispetto all’importo determinabile avvalendosi del ravvedimento operoso.

Giorni concitati nei palazzi della politica, dove in vista dell’autunno si incomincia a ragionare di numeri per la nota al Def e quella che sarà la legge di Bilancio per il 2019. Proseguono le schermaglie fra i due vicepremier Salvini e Di Maio, orrientati a sforare il tetto del 3%, ed il ministro dell’Economia Giovanni Tria, che dopo il viaggio in Cina e nelle stanze europee continua a sostenere la necessità di non sforare e di tenere in ordine i conti pubblici. Una differenza di vedute che rischia di avere ripercussioni pesanti sull’esecutivo verso il prossimo 15 ottobre, data entro la quale il Governo deve approvare la Finanziaria (ex Stabilità), ma le diverse opzioni sono di giorno in giorno più precise.
Lo stesso provvedimento dovrebbe interessare anche i contribuenti che hanno subito una verifica del Fisco, non ancora sfociata in un vero e proprio contenzioso. La “pace fiscale” dovrebbe essere poi possibile anche per i contribuenti che hanno subito un accertamento fiscale con la relativa notifica dell’atto. L’intervento normativo riguarderà anche la definizione delle liti pendenti nei tre gradi di giudizio. Il costo sarà variabile a seconda degli esiti dei giudizi. Dovrebbero però essere escluse le controversie che non determinano il pagamento di somme quali, ad esempio, quelle aventi ad oggetto il classamento catastale degli immobili. La possibilità di definizione dovrebbe poi essere esclusa per le controversie aventi per oggetto le richieste di rimborso.

Sono allo studio anche una serie di semplificazioni nell’ambito Iva. L’esperienza maturata ha dimostrato che il meccanismo della scissione dei pagamenti si è rivelato particolarmente penalizzante per i soggetti che lavorano con la P.A. Il meccanismo favorisce la formazione di ingenti posizione di credito che però subiscono una serie di limitazioni per l’utilizzo. Si consideri, ad esempio, l’obbligo di apposizione del visto di conformità per gli importi superiori a 5.000 euro. Si sta dunque pensando all’introduzione di una sorta di “plafond” che consenta l’utilizzo di una parte dei crediti Iva così maturati, con minori vincoli per le compensazioni.

Le semplificazioni dovrebbero interessare diversi ambiti. Ad esempio, l’intervento sulle semplificazioni potrebbe riguardare anche i modelli F24 utilizzabili in futuro, probabilmente, per effettuare il pagamento di ogni tributo.

L’intervento potrebbe, tra l’altro, interessare il “potenziamento” dello statuto del contribuente. Si punta a rafforzare il ruolo del contraddittorio preventivo e all’introduzione del principio che alla previsione di un nuovo adempimento dovrà corrispondere la “cancellazione” di un altro. Tuttavia, a fronte delle semplificazioni potrebbe essere previsto un ulteriore “giro di vite” sulla possibilità di compensare crediti fiscali con debiti fiscali.

Con "Resto al Sud" puoi davvero "Restare al Sud"

Si chiama Resto al Sud la misura che favorisce la nascita di nuove imprese nel Sud Italia. Non è un bando a scadenza, ma un incentivo a sportello, disponibile dal 15 gennaio 2018: le domande sono esaminate senza graduatorie, in base all’ordine di arrivo. E da oggi si può seguire in tempo reale anche lo stato di avanzamento della domanda, grazie a un’app dedicata. L’applicazione permette di essere aggiornati su notizie, workshop ed eventi relativi a Resto al Sud, di cercare le banche e i partner convenzionati che possono aiutare a sviluppare il proprio progetto.

La dotazione è di 1,25 miliardi di euro

Tanti soldi, che non cadranno a pioggia, ma solo su progetti validi, fattibili, con team competenti. Su imprese già partite, ma anche su idee che diventeranno attività, proprio grazie ai finanziamenti di Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, di proprietà del Ministero dell’Economia.

Chi può partecipare
Giovani tra i 18 e i 35 anni in Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Abruzzo, Puglia, Sardegna o Sicilia. Non solo quelli i residenti, ma anche chi si trasferisce lì nell’arco di due mesi. Dall’estero, ci sono quattro mesi di tempo per tornare a casa. Attenzione: chi si candida non deve essere titolare di un’impresa costituita prima di giugno 2017, non deve essere assunto in un’altra impresa (quando il finanziamento è concesso) e non deve avere ricevuto incentivi negli ultimi tre anni. Porte aperte invece per chi l’impresa l’ha fondata dopo giugno 2017 o vuole costituirla entro 60 giorni (120, dall’estero), dalla data di presentazione del primo titolo di spesa ammissibile alle agevolazioni. La realizzazione dei progetti deve essere ultimata entro due anni dal provvedimento di concessione. Per data di ultimazione s’intende la data dell’ultimo titolo di spesa ammissibile.

Quali imprese possono essere finanziate

Aziende di produzione, trasformazione, artigianali, di servizi, turistiche di promozione. Non sono ammesse libere professioni, attività commerciali e imprese agricole. Vanno bene sia le imprese individuali sia le società, incluse le cooperative. Un terzo dei soci può anche essere un po’ più vecchio.

Quanti soldi vengono dati?
50.000 euro per ogni richiedente. 200.000 euro al massimo per quattro richiedenti o più (già costituiti in società o prossimi alla costituzione). Il finanziamento copre il 100% delle spese ammissibili e consiste in un contributo a dondo perduto, pari al 35% dell’investimento complessivo (erogato in due tranche, in genere, presentando la documentazione dell’avvenuta spesa) e un finanziamento bancario pe il restante 65% concesso da una delle banche che aderiscono alla convenzione tra Invitaloa e Abi. Il finanziamento bancario è garantito dal Fondo di Garanzia per le Pmi e deve essere restituito in otto anni, di cui due di preammortamento. Un contributo erogato da Invitalia copre gli interessi sul finanziamento bancario. Le agevolazioni sono erogate in regime di de minimis.

Le spese finanziabili

Il finanziamento serve pre affrontare la ristrutturazione o manutenzione straordinaria di beni immobili (massimo 30% del programma di spesa), utenze, affitti, leasing, garanzie assicurative, materie prime (20%). Poi, l’acquisto di impianti, attrezzature, macchinari nuovi, hardware, sftware, soluzioni ICT. Non sono finanziabili i costi del personale e le spese di progettazione e di consulenza. Invitalia, però, accredita enti pubblici, università e organismi di terzo settore che offrono un accompagnamento gratuito per sviluppare il progetto imprenditoriale.

Come ottenere i finanziamenti

Su www.invitalia.it ci sono anche tutoria per compilare i moduli, webinar, esperti cui porre domande in diretta. La domanda si presenta online, registrandosi. Serve la firma digitale e un indirizzo di Pec. Le domande sono vvalutare in base a competenze dei soci, potenzialità del mercato, target, vantaggio competitivo, strategie di marketing, sostenibilità tecnico-economica e finanziaria. Esito della valutazione entro 60 giorni.

Info: www.invitalia.it

Sarà un autunno "caldo" non solo per le temperature

................. ma anche per gli esborsi che ciascuna famiglia dovrà fare.....

Tipo quali?

Si attende un autunno difficile sul fronte di prezzi e tariffe: al rientro dalle ferie, per i consumatori italiani sono previsti esborsi economici importanti. Lo afferma il Codacons, che ha elaborato uno studio sulle spese che le famiglie italiane dovranno affrontare nelle prossime settimane, e sul rischio rincari per una serie di prodotti di largo consumo. Si tratta in sostanza di una stangata per ogni famiglia di quasi 1.500 euro, precisamente 1.482 euro, nel prossimo trimestre così ripartiti: per la scuola (corredo e libri) si spenderanno 890 euro, per le bollette 390 euro, per la Tari 150 euro, per gli alimentari 33 euro in più e per i trasporti 19 euro in più.

Rincari del 2% nel settore scolastico
Nel dettaglio, il mese di settembre si apre con le spese relative alla scuola: le famiglie dovranno infatti provvedere all'acquisto del corredo scolastico per i propri figli, i cui prezzi nel settore registrano un incremento medio del +2% rispetto al 2017, e dei libri di testo, per una spesa media complessiva pari a circa 890 euro a nucleo. Tra le altre spese fisse che hanno un impatto sulle tasche dei consumatori, spiega il Codacons, le bollette di luce, gas, acqua, telefonia, pay-tv, e altre utenze: in particolare le prossime fatture energetiche e dell'acqua risentiranno dei maggiori consumi durante il periodo estivo, determinando un esborso complessivo da circa 390 euro a nucleo.

In arrivo la seconda rata della Tari
Oltre a queste spese, c’è da saldare anche la seconda rata della Tari, per un importo medio a livello nazionale pari a 150 euro a famiglia. A tali spese fisse si aggiungono i rincari di prezzi e tariffe, che saranno particolarmente pesanti nel comparto alimentare e nei trasporti. Per quanto riguarda l'alimentazione, il Codacons stima nei prossimi tre mesi un maggiore esborso pari a +33 euro per la famiglia "tipo", con i prezzi destinati a salire anche a causa del taglio alle produzioni causato dalla siccità. Il settore dei trasporti, invece, risentirà delle quotazioni del petrolio che, secondo gli analisti, torneranno a salire nei mesi autunnali, comportando solo per costi diretti una maggiore spesa per +19 euro a nucleo.


Save the date : Lo scadenzario di Settembre 2018

Le scadenze

La prima scadenza dell’anno è stata quella del 31 maggio 2018, termine entro cui bisognava inviare lo spesometro del primo trimestre 2018. Una scadenza che ha in realtà natura facoltativa, perché è prevista la possibilità di comunicare i dati semestralmente: il termine coincide con quello del secondo trimestre, ovvero il 30 settembre 2018.

Le novità introdotte dal decreto dignità

Con specifico riferimento allo spesometro trimestrale, il decreto Dignità, in vigore dal 14 luglio scorso, ha invece stabilito una proroga del termine per l’invio dei dati delle fatture emesse e ricevute riferibili al terzo trimestre dell’anno 2018: l’invio deve essere effettuato entro il 28 febbraio 2019 (il precedente termine era fissato al 30 novembre 2018). Sono invece rimaste invariate le date per comunicare la liquidazione periodica dell’Iva: entro il 17 settembre 2018 il secondo trimestre, entro il 30 novembre 2018 il terzo. Tra le altre novità introdotte dal decreto anche l’esonero di comunicazione per i piccoli produttori agricoli assoggettati a regime Iva speciale.

Cos’è lo spesometro e perché viene abolito

Lo Spesometro è la comunicazione riguardante i dati delle fatture emesse e ricevute che tutti i soggetti titolari di partita Iva, imprese e lavoratori autonomi devono inviare all’Agenzia delle Entrate. Introdotto nel 2010, in un primo momento prevedeva l’obbligo di comunicare solo le operazioni con importo maggiore a 3.600 euro se documentate da documento fiscale (scontrino o ricevuta) o 3.000 euro se soggette all’obbligo di fatturazione. È stato successivamente esteso a tutte le operazioni con emissione di fattura nel 2012. Per semplificare l’invio dei dati, è stata poi concessa l’opportunità di trasmettere in forma aggregata le fatture di importo fino a 300 euro. Dal primo gennaio 2019 sarà sostituito dall’obbligo di fatturazione elettronica: si elimina così ogni formato cartaceo con l'obiettivo di rendere il processo più trasparente ed efficiente, limitando l'evasione e risparmiando sui costi di stampa e spedizione.

Quanto conosci il decreto dignità?

Ecco i contenuti del Decreto dignità

Stretta sui contratti a termine, Inps verificherà costi
Il limite massimo di durata dei contratti si riduce da 36 a 24 mesi e ogni rinnovo a partire dal secondo avrà un costo contributivo crescente dello 0,5%. Ridotte da 5 a 4 le possibili proroghe. Aumenta inoltre il valore dell'indennità per i lavoratori licenziati "ingiustamente", passando da massimo 24 mesi a massimo 36. Sul costo del pacchetto vigilerà trimestralmente l'Inps che informerà appositamente Mef e Ministero del Lavoro.

Salta causale su stagionali
Il decreto prevede il ritorno delle causali per i rinnovi dei contratti ma, rispetto alle prime bozze, salta la necessità di quelle per i lavoratori stagionali.

A chi delocalizza multe da 2 a 4 volte i benefici
Alle aziende che hanno ricevuto aiuti di Stato che delocalizzano le attività prima che siano trascorsi 5 anni dalla fine degli investimenti agevolati arriveranno sanzioni da 2 a 4 volte il beneficio ricevuto. Anche il beneficio andrà restituito con interessi maggiorati fino a 5 punti percentuali. In arrivo un meccanismo di 'recapture' per l'iperammortamento in caso di delocalizzazione o cessione degli investimenti.

Tutela occupazione con aiuti di Stato
Nel caso la concessione di aiuti di Stato preveda una valutazione dell'impatto occupazionale, i benefici vengono revocati in tutto o in parte a chi taglia nei successivi 5 anni i posti di lavoro.

Salve maestre con diploma magistrale
Le maestre non laureate ma con diploma conseguito prima del 2001-2002 potranno comunque insegnare, a dispetto dello stop arrivato dal Consiglio di Stato. Per ora il decreto stabilisce una proroga di soli 120 giorni ma ne seguirà probabilmente una successiva per garantire la continuità dell'anno scolastico.

Stop pubblicità giochi, aumenta subito tassa slot
Stop totale agli spot sul gioco d'azzardo, che dal 2019 scatterà anche per le sponsorizzazioni e "tutte le forme di comunicazione" comprese "citazioni visive ed acustiche e la sovraimpressione del nome, marchio o simboli". A chi non rispetta il divieto arriverà una sanzione del 5% del valore della sponsorizzazione o della pubblicità" comunque di "importo minimo di 50.000 euro". Salvi i contratti in essere ma comunque per non più di un anno. Per coprire il calo degli incassi Iva aumenta praticamente da subito (il primo settembre) il Preu su slot e videolotteries che passa al 19,25% e al 6,25%. Ulteriore rialzo dello 0,25% su entrambi dal primo maggio 2019.

Interventi light su spesometro e split payment
L'abolizione del trattenimento diretto dell'Iva da parte dello Stato riguarda solo i professionisti. Il calo del gettito è coperto anche in questo caso dal rincaro del Preu sui giochi e da fondi Mise e Mef. Per lo spesometro invece si profila un rinvio della scadenza per l'invio dei dati del terzo trimestre a febbraio 2019, insieme quindi all'invio dei dati del quarto trimestre.

Stop allo scopo di lucro nello sport dilettantistico
Il decreto cancella la disciplina voluta dall'ex ministro Lotti ed introdotta con l'ultima legge di bilancio che consentiva di esercitare lo sport dilettantistico anche a scopo di lucro. Saltano l'Ires agevolato e i rapporti di lavoro.

Coperture, salvo fondo informazione
Le coperture necessarie alla stretta sul precariato e al taglio della pubblicità dei giochi deriveranno in gran parte dal Fondo per interventi strutturali di politica economica del Mef e dall'aumento immediato del Preu che servirà anche ad evitare buchi dovuti allo split payment. Viene evitato invece il taglio di 35 milioni del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione.

Circolare esplicativa della Fondazione studi Cdl su IL DECRETO DIGNITA'

 La Fondazione studi consulenti del lavoro, con la circolare n.15/2018, analizza il decreto legge 12 luglio 2018 n. 87, il cosiddetto ‘decreto Dignità’, convertito con modificazioni dalla legge n. 96 del 9 agosto 2018, soffermandosi sulle novità riguardanti gli aspetti fiscali, economici e amministrativi del provvedimento. Nei prossimi giorni, con un’altra circolare, saranno analizzate le novità in materia di lavoro. La conversione in legge del decreto ha confermato l’impianto generale presente nella versione iniziale, ad eccezione di alcune modiche e integrazioni ex novo.

Nel documento, la Fondazione Studi segnala in particolare che “è stata rinviata al 1° gennaio 2019 la decorrenza dell’obbligo, previsto dalla manovra finanziaria 2018, di fatturazione elettronica per la vendita di carburanti ai soggetti Iva presso gli impianti stradali di distribuzione; sono stati ridisegnati il perimetro e i termini di alcuni adempimenti posti a carico dei contribuenti relativi al redditometro, spesometro e split payment ed è stato prorogato al 2018 il regime di compensazione delle cartelle esattoriali in favore delle imprese titolari di crediti commerciali e professionali non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, maturati nei confronti della pubblica amministrazione, con riferimenti ai carichi affidati agli Agenti della riscossione entro il 31 dicembre 2017”.


E ancora, spiega: “Con l’abrogazione delle norme introdotte dalla legge di Bilancio 2018, è stato ridefinito il regime giuridico e fiscale dello sport dilettantistico ed istituito un nuovo fondo destinato ad interventi a favore delle società sportive dilettantistiche; è stata coniata la locuzione ‘disturbo da gioco d’azzardo’, posto il divieto di pubblicità anche indiretta su giochi e scommesse ed innalzato il prelievo erariale unico sulle vincite da apparecchi da gioco”.

“Dal 1° gennaio 2019 -ricorda- il divieto di pubblicizzare giochi e scommesse è esteso anche alle sponsorizzazioni; con l’esclusione di taluni costi di acquisto, anche in licenza d’uso, di beni immateriali, connessi ad operazioni infragruppo, quali le spese relative a competenze tecniche e privative industriali, sono stati posti dei limiti più stringenti al credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo”.

Ma la fattura elettronica ha dei vantaggi? Leggi l'articolo e li saprai anche tu

Vantaggi
L’obbligo della fatturazione elettronica si propone di spronare le imprese a emettere documenti fiscali in formato elettronico interamente tracciabile, potenziando così le attività di prevenzione dell’evasione fiscale.
Un obbligo che, tuttavia, mira a trasformarsi in risorsa per tutti i soggetti coinvolti.
Attraverso le fatture emesse e trasmesse in modalità digitale, infatti, si riducono non soltanto gli adempimenti a carico dell’Amministrazione Finanziaria (generando risparmi di risorse pubbliche) ma anche i margini di errore nell’intero ciclo di vita delle fatture, con significativi risparmi di tempo e costi nel medio e lungo periodo per imprese e professionisti.
La dematerializzazione dei documenti fiscali cartacei e il passaggio alla fatturazione elettronica comporta inoltre una serie di vantaggi per i titolari di Partita IVA:

esonero dalla comunicazione delle fatture ai fini dello spesometro;
esonero dal modello Intrastat;
deroga dalla comunicazione degli acquisti effettuati dagli operatori di San Marino;
esonero comunicazione dei dati inerenti i contratti delle società di leasing;
priorità dei rimborsi IVA ottenuti entro 3 mesi dall’invio della dichiarazione;
riduzione del periodo di accertamento per l’IVA e le imposte dirette da 5 a 4 anni.

Iter procedurale fattura elettronica


Dal 2019 i professionisti e le imprese saranno tenuti a creare, firmare, trasmettere e conservare le fatture elettroniche emesse verso altri soggetti privati. Questi documenti devono transitare attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) gestito dall’Agenzia delle Entrate e volto a ricevere le fatture, verificarne il formato e i contenuti per poi inoltrarle al destinatario. In particolare:

ogni singola fattura o lotto di fatture elettroniche, costituisce un file fattura;
è obbligatorio apporre su ogni file fattura la firma di chi la/le emette tramite certificato di firma qualificata (fornita da provider accreditati);
il file, o più file singoli, possono anche essere racchiusi in un file archivio compresso;
prima dell’invio si deve nominare il file secondo criteri standard (per farlo “accettare” dal SdI);
a questo punto lo si carica sul Sistema di Interscambio, che lo elabora, lo verifica e lo trasmette al destinatario, inviando notifica al mittente.

Soggetti esonerati dalla fattura telematica

Il comma 909 lett. a) n.3) della Legge n. 205/2017, nell’ultimo capoverso, evidenzia un esplicito esonero per due categorie di soggetti ovvero:

coloro che rientrano nel cosiddetto “regime di vantaggio” di cui all’articolo 27, commi 1 e 2, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111;
coloro che applicano il regime forfettario di cui all’articolo 1, commi da 54 a 89, della legge 23 dicembre 2014, n. 190.
Il tema dei soggetti minimi e forfettari, ripreso anche nel corso dell’evento Telefisco nei primi giorni di febbraio, è stato poi ulteriormente approfondito con l’emanazione del provvedimento concernente le regole tecniche per l’emissione e la ricezione delle fatture elettroniche.

Posto che i soggetti sopra evidenziati non sono obbligati – salvo il caso in cui il destinatario sia una pubblica amministrazione – ad emettere fatture elettroniche tramite SdI verso i soggetti privati (ciclo attivo), l’Agenzia delle entrate, nel provvedimento direttoriale prot. 89575/2018, ha dettagliato una possibile corretta gestione del ciclo passivo.

Fattura cartacea e telematica: conosci le differenze?

La prima distinzione da considerare è tra la fattura elettronica in contrapposizione a quella analogica:

la fattura analogica, come tutti i documenti di quel genere, si materializza su supporti di vario genere, il più delle volte cartacei, ed è immediatamente leggibile;
la fattura elettronica, invece, è composta da un insieme di simboli suscettibili di essere interpretati solo attraverso sistemi di elaborazione dati e può, ovviamente, essere commutata anche su carta in formato leggibile.
La fattura elettronica, per via del suo formato condiviso, consente di tradurre in pratica il concetto di interoperabilità, che consiste nella possibilità dei diversi sistemi informatici di interagire tra di loro potendo leggere documenti informatici impostati nella medesima struttura. Sarà possibile immettere, per esempio, nei sistemi contabili l’intero ciclo attivo delle fatture emesse, soprattutto quelle relative ad operazioni standardizzate, attraverso riversamenti di dati che ridurranno notevolmente i tempi rispetto all’immissione manuale dei dati delle singole fatture.

La fattura elettronica deve possedere le seguenti caratteristiche:

deve essere in un formato elettronico statico e non modificabile, vale a dire deve essere creata in modo tale per cui il contenuto risulti non alterabile durante le fasi di accesso e di conservazione, nonché immutabile nel tempo: per esempio, il documento informatico non deve contenere macroistruzioni o codice eseguibile, tali da attivare funzionalità che possano modificare gli atti, i fatti o i dati nello stesso rappresentati;
al fine di garantirne l’attestazione della data, l’autenticità e l’integrità può prevedere l’apposizione del riferimento temporale e della sottoscrizione elettronica;
deve poter essere resa leggibile e, a richiesta, disponibile su supporto cartaceo e informatico presso il luogo di conservazione delle scritture, ai fini di verifiche, controlli o ispezioni, ovvero esibita anche per via telematica secondo le modalità stabilite con provvedimenti dei direttori delle competenti Agenzie fiscali;
deve essere memorizzata su qualsiasi supporto di cui sia garantita la leggibilità nel tempo, purché sia assicurato l’ordine cronologico e non vi sia soluzione di continuità per ciascun periodo d’imposta. Devono altresì essere consentite le funzioni di ricerca e di estrazione delle informazioni dagli archivi informatici in relazione al cognome, al nome, alla denominazione, al codice fiscale, alla partita Iva, alla data, o le associazioni logiche di questi ultimi.
Con la locuzione “fatturazione elettronica” si identifica il processo digitale che genera e gestisce le fatture nel corso dell’intero ciclo di vita che le caratterizza: dalla generazione, all’emissione/ricezione, fino alla conservazione, a norma, per 10 anni. Al centro di questo processo, quindi, ci sono le “fatture elettroniche” che possiamo distinguere in:

fatture emesse verso una PA;
quelle emesse/ricevute nei rapporti commerciali con clienti/fornitori (B2B) o verso i consumatori privati (B2C).
Nell’ultima legge di bilancio (L. n. 205/2017) il Legislatore ha sancito, a partire dal 1° gennaio 2019, l’obbligo generalizzato di fatturazione elettronica per ogni operazione di:

cessioni di beni
prestazioni di servizi
effettuate nei confronti di

soggetti passivi IVA
consumatori finali.
Alla norma di legge ha fatto seguito il provvedimento. n. 89757 del 30/04/2018 a cura dell’Agenzia delle Entrate che ha definito le procedure operative per:

l’emissione
la ricezione
la conservazione della fattura elettronica.
Si prevede che:

il cedente/prestatore (o l’intermediario) emette fattura che arriva al sistema di interscambio (SDI);
il sistema di interscambio (SDI) appura la regolarità della fattura;
il cessionario committente riceve la fattura.
I canali di trasmissione previsti per la fattura elettronica sono gli stessi già in vigore per la fattura verso la pubblica amministrazione e cioè:

PEC;
sevizio web “Fatture e corrispettivi” messo a disposizione dall’Agenzia Entrate (già utilizzabile dai soggetti che avevano optato per la trasmissione dei dati fattura);
sistemi di “cooperazione applicata”;
o protocollo FTP.
Per i meno esperti è consigliabile avvalersi di un intermediario qualificato, che si interporrà con il sistema favorendo le operazioni di creazione, trasmissione e conservazione delle fatture.

La generalizzazione dell’obbligo di fatturazione elettronica, con la conseguente acquisizione automatica di tutti i dati rilevanti ai fini Iva da parte dell’Agenzia delle Entrate, comporterà:

l’abrogazione dello spesometro (art. 21 DL 78/2010);
l’introduzione dei modelli precompilati riguardanti la liquidazione periodica IVA, le dichiarazioni IVA e Redditi, i modelli F24.
La fattura emessa con modalità difformi da quelle valide sarà considerata come non emessa e comporterà l’applicazione di sanzioni:

dal 90% al 180% dell’Iva non documentata, con un minimo di € 500;
da € 250 ad € 2.000 se la violazione non incide sulla liquidazione Iva (cioè si tratta di operazioni esenti Iva, non imponibili o escluse da Iva).