venerdì 30 giugno 2017

Cos’è il Piano industria 4.0? La guida completa | Informazione Fiscale

Cos’è il Piano industria 4.0? La guida completa
Industria 4.0 si traduce in una serie di misure, incentivi economici e agevolazioni per lo sviluppo digitale delle imprese: tra queste l’iperammortamento, introdotto in Italia con la Legge di Bilancio 2017 e che si affianca alle altre misure previste dalla piano della quarta rivoluzione industriale, tra cui il superammortamento e i finanziamenti agevolati per le start up innovative.


Cos’è nel concreto il piano industria 4.0? Prevede una serie di misure in grado di favorire investimenti e innovazione ma, secondo il Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, la quarta rivoluzione industriale non riguarda solo il Governo.

Il successo del Piano industria 4.0 dipenderà in larga misura dagli imprenditori e della loro capacità di cogliere incentivi e agevolazioni introdotte per la competitività e l’innovazione tecnologiche delle imprese italiane.

Di seguito la guida completa a cos’è il Piano industria 4.0 e quali sono incentivi e agevolazioni per le imprese nell’epoca della quarta rivoluzione industriale.



Cos’è il Piano industria 4.0? La guida completa

Il Piano industria 4.0 prevede l’attuazione in Italia di una serie di misure e agevolazioni per le imprese volte all’implemento delle tecnologie digitali nella produzione aziendale.

Sono tre le linee guida che il Governo in Italia persegue nell’attuazione delle misure rientranti nel perimetro di Industria 4.0:


  1. operare in una logica di neutralità tecnologica;
  2. intervenire con azioni orizzontali e non verticali o settoriali;
  3. agire su fattori abilitanti.


Con il Piano di Industria 4.0 per la quarta rivoluzione industriale le imprese vengono incentivate all’utilizzo di fondi statali, comunitari e agevolazioni fiscali. Sono diverse le misure concrete messe in atto. Vediamo di seguito quali sono tutte le opportunità per le imprese.

Per cercare di offrire un quadro il più possibile chiaro di cos’è il Piano industria 4.0, di seguito si allega il video del messaggio del Ministro Calenda trasmesso durante l’assemblea Assilea del 12 giugno 2017.
Piano industria 4.0: fondi e agevolazioni per le imprese

Industria 4.0 si concretizza in una serie di misure, fondi e agevolazioni fiscali per le imprese. Le principali azioni del Piano per la quarta rivoluzione industriale possono essere racchiuse in sei punti:


  • Iper ammortamento e super ammortamento;
  • Nuova Sabatini;
  • Fondo di Garanzia;
  • Credito d’imposta Ricerca e Sviluppo;
  • Finanziamenti e agevolazioni Startup e PMI innovative;
  • Patent Box.


Di seguito l’analisi di tutte le misure del Piano Industria 4.0 e gli approfondimenti per ciascuna delle agevolazioni per le imprese previste.


Piano industria 4.0: Iper e Super ammortamento

Nel Piano industria 4.0 rientrano le due agevolazioni per le imprese investono in beni strumentali nuovi, materiali e immateriali, utili per il passaggio alla tecnologia digitale nel processo produttivo.



Iper ammortamento al 250% e super ammortamento al 140% consistono nella supervalutazione dei beni oggetto di investimento ai fini della richiesta dei benefici fiscali e le due agevolazioni sono cumulabili con le altre misure previste da Industria 4.0.


Hanno diritto a beneficiare di iper e super ammortamento tutti i soggetti titolari di reddito d’impresa con sede fisica in Italia o le stabili organizzazioni di imprese residenti all’estero.

Per una guida specifica i lettori sono invitati a consultare i due approfondimenti su iper ammortamento al 250% e super ammortamento al 140%.

Piano industria 4.0: Nuova Sabatini

Fino al 31 dicembre 2018 le imprese che effettuano investimenti in beni strumentali, macchinari, impianti, attrezzature di fabbrica a uso produttivo e tecnologie digitali (hardware e software) possono beneficiare delle agevolazioni Sabatini-Ter.

La Nuova Sabatini, parte importante del Piano industria 4.0, consiste in un contributo a parziale copertura degli interessi pagati dall’impresa su finanziamenti bancari di importo compreso tra 20.000 e 2.000.000 di euro, concessi da istituti bancari convenzionati con il MISE.

Il contributo è calcolato sulla base di un piano di ammortamento convenzionale di 5 anni con un tasso d’interesse del 2,75% annuo ed è maggiorato del 30% per investimenti in tecnologie Industria 4.0.

In questo caso è necessario presentare domanda è il beneficio verrà concesso fino all’esaurimento delle risorse stanziate.

Per approfondire i lettori possono consultare la guida specifica a beneficiari, requisiti e agevolazioni della Nuova Sabatini 2017.

Piano industria 4.0: Fondo di Garanzia

Per sostenere gli investimenti di imprese che hanno difficoltà ad accedere al credito il Piano industria 4.0 si è dotato di uno strumento apposito: con il Fondo di Garanzia le imprese possono contare su una garanzia pubblica ffino a un massimo dell’80% del finanziamento.

Il Fondo di Garanzia è attivabile sia per operazioni sia a breve sia a medio-lungo termine, sia per far fronte a esigenze di liquidità che per realizzare investimenti e garantisce a ciascuna impresa o professionista un importo massimo di 2,5 milioni di euro, utilizzabile in una o più operazioni.

Hanno accesso all’agevolazione Micro imprese e PMI, Startup, professionisti iscritti agli ordini professionali o aderenti ad associazioni professionali. Non possono accedervi soggetti che lavorano nel settore finanziario.

Piano industria 4.0: Credito d’imposta R&S

Sulle spese incrementali in Ricerca e Sviluppo il Piano Industria 4.0 prevede l’accesso ad un credito d’imposta del 50% fino ad un massimo di 20 milioni di euro all’anno.

Il credito d’imposta R&S può essere utilizzato a copertura di imposte e contributi e rientrano tra i beni agevolabili le spese in ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale: assunzione di personale altamente qualificato e tecnico, contratti di ricerca con università, enti di ricerca, imprese, startup e PMI innovative, quote di ammortamento di strumenti e attrezzature di laboratorio, competenze tecniche e privative industriali.

Possono accedere al credito d’imposta Ricerca e Sviluppo le imprese italiane o con stabile organizzazione che effettuano investimenti nel periodo compreso tra il 2017 e il 2020.

Piano industria 4.0: Startup e PMI innovative

Agevolazioni e incentivi anche per PMI e Startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese.
Con il Piano Industria 4.0 si vuole sostenere le nuove attività nelle loro fasi iniziali, garantendo agevolazioni sia in fase di costituzione che in fase di avvio dell’attività, grazie ai finanziamenti agevolati ed erogati in quota parte - nel rispetto di determinati requisiti - anche a fondo perduto.

Piano industria 4.0: Patent Box

Il Patent Box permette ai titolari di reddito di impresa di ridurre le aliquote Ires e Irap su redditi da beni materiali fino al 50%.

L’obiettivo è quello di rendere il mercato italiano competitivo e attrattivo, con una tassazione agevolata dei redditi derivanti dall’utilizzo di proprietà intellettuale, incentivare la collocazione in Italia dei beni immateriali attualmente detenuti all’estero da imprese italiane o estere e al contempo incentivare il mantenimento dei beni immateriali in Italia, evitandone la ricollocazione all’estero.

La tassazione agevolata del Patent Box si rivolge ai redditi derivanti dall’utilizzo di beni immateriali, quali brevetti industriali, marchi registrati, disegni e modelli industriali, know how e software protetto da copyright.

L’agevolazione si esercita con la dichiarazione dei redditi del primo periodo d’imposta per il quale si intende optare per il Patent Box ed ha validità di 5 anni a partire dallo stesso; può inoltre essere rinnovata per altri 5 anni.


Cos’è il Piano industria 4.0? La guida completa | Informazione Fiscale: Piano industria 4.0: ecco cos’è e quali sono le misure pensate per accrescere competitività e innovazione tecnologica delle imprese (...)

giovedì 29 giugno 2017

Job Act Autonomi: i punti salienti

Dopo un  lunga attesa dal momento dell'approvazione del parlamento è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.135 del 13-06-2017   la legge 22 maggio 2017, n. 81, ossia  il cd. Jobs Act degli autonomi , recante "Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato".

Il provvedimento entra in vigore oggi 14 giugno 2017 e introduce  importanti novità in ambito del lavoro autonomo, che  comprendono disposizioni in ambito fiscale e previdenziale, fra le quali:


  1. deduzione integrale delle spese di viaggio connesse ad un incarico professionale, non più riconducibili a compensi in natura
  2. estensione del congedo parentale anche per i padri (fino a sei mesi totali  per i due genitori)  entro i primi tre anni di vita del bambino e con calcolo della contribuzione su un periodo di 18 mesi
  3. trattamento assistenziale per periodi di malattia grave che comporti inabilità assoluta assimilato a quello per  degenza ospedaliera
  4. spese di formazione e aggiornamento professionale deducibili al 100% con tetto di 10mila euro annui Con l'entrata in vigore della legge 81/2017 cambia anche la disciplina dello smart working.


Viene chiarito il significato di smart working: vale a dire (per differenziarlo dal telelavoro) quando la prestazione resa in modalità “agile” avviene in parte all'interno dei locali aziendali e in parte all'esterno, senza una postazione fissa, ed entro i soli limiti di durata massima dell'orario di lavoro giornaliero e settimanale (si potranno utilizzare gli strumenti tecnologici).

Il lavoratore che svolge la prestazione in modalità di lavoro agile ha diritto ad un trattamento economico e normativo non in-feriore a quello complessivamente applicato, in attuazione dei contratti collettivi di cui all’articolo 51 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, nei confronti dei lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all’interno dell’azienda.

mercoledì 28 giugno 2017

Voucher PrestO INPS

Ci avete inondato di mail con quesiti sui voucher PrestO e pertanto eccovi ancora altre delucidazioni.

Il nuovo voucher si chiama PrestO, con la o maiuscola, acronimo di "Prestazione Occasionale. Per quanto riguarda il nuovo contratto di prestazione occasionale potrà essere utilizzato da micro imprese fino a 5 dipendenti, escluse quelle del settore agricolo. Escluse anche le imprese edilizie e quelle coinvolte nell’esecuzione di appalti di opere o servizi. Il compenso orario minimo è di 9 euro, cui si aggiungono i contributi a carico del datore nella misura del 33% del compenso e i premio assicurativo contro gli infortuni. Le prestazioni non devono superare le 4 ore continuative e il compenso non può essere inferiore a 36 euro. Non si potrà attivare nemmeno nel caso in cui il lavoratore nei sei mesi precedenti abbia avuto nella stessa impresa un contratto subordinato o di collaborazione.

Tetto di 5mila euro e non oltre 280 ore – Le prestazioni di lavoro occasionale non possono superare l’importo di 5 mila euro in capo a ciascun lavoratore sia a ciascun datore di lavoro (prima era a 7mila), con un ulteriore limite di 2500 euro l’anno per le prestazioni rese a un singolo datore. Non si possono comunque superare le 280 ore annue altrimenti il lavoratore deve essere assunto a tempo indeterminato.

Tracciabilità – Per utilizzare i nuovi strumenti sia i lavoratori che i datori dovranno iscriversi a una piattaforma ad hoc dell’Inps, attraverso la quale saranno anche erogati i nuovi buoni. I pagamenti potranno arrivare anche per F24. Per il Libretto Famiglia l’iscrizione potrà avvenire anche attraverso patronati.

Il contratto si attiva prima – Nel caso delle imprese le prestazioni vanno comunicate almeno un’ora prima, se la prestazione non avviene ci sono tre giorni di tempo per la revoca. Le violazioni saranno punite con multe da 500 a 2500 euro.

SPORT MISSIONE COMUNE – Bando 2017


Costruire, ristrutturare, potenziare, modernizzare strutture sportive comunali: Campetti di calcio, tennis, pallacanestro, palestre, piscine. Ma non solo: ippodromi, bocciodromi, piste di pattinaggio, piste ciclabili e palestre scolastiche.
La promozione dello sport come antidoto alla violenza, all’ozio, alla marginalità sociale, è il principale obiettivo del bando #sportmissionecomune

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Scadenza 28 ottobre 2017

Quali sono le novità 2017 per la detrazione delle spese funebri? Quali sono i requisiti per poter beneficiare della detrazione? Ecco per voi un riepilogo.


Nella dichiarazione dei redditi 2017 dall’imposta lorda si detrae il 19% delle spese funebri sostenute nel 2016 (detrazione consentita ai sensi dell’articolo15, comma 1, lettera d del TUIR).

Come disposto dalla Risoluzione Agenzia delle Entrate, n. 944 del 28 luglio 1976 e chiarito recentemente anche dalla Circolare 7/E del 4 aprile 2017 dell’Agenzia delle Entrate, le spese funebri devono rispondere a un criterio di attualità rispetto all’evento cui sono finalizzate. Sono pertanto escluse dalla detrazione le spese sostenute dal contribuente in previsione delle future onoranze funebri (ad esempio, l’acquisto di un loculo prima della morte) e le spese di esumazione e riesumazione.

Una importante novità introdotta dalla Legge di Stabilità 2016, commi 954 e 955, è che dall’anno scorso, è venuto meno il cosiddetto vincolo parentale tra il defunto e chi paga le spese del funerale. Il vincolo di parentela obbligava i contribuenti a portare in detrazione le sole spese funebri sostenute per conto di un parente, ossia, nei confronti di una persona discendente dalla stessa famiglia in linea retta (quindi padre e figlio, nonno e nipote), e in linea collaterale (quindi fratelli, zii e nipoti, ecc). Ora la detrazione fiscale è consentita anche in relazione a soggetti differenti rispetto a quelli indicati nell’articolo 433 del Codice Civile, quindi anche a soggetti non legati da vincoli di parentela.
Inoltre, a partire dal 2016, il limite massimo di detrazione delle spese funebri, che fino al 2015 era pari a 1.549,37 euro, è diventato pari a 1.550 euro. Tale cifra non è l’importo che va detratto, ma è il limite sul quale va calcolata la detrazione del 19%. Il 19% di 1.550 euro è 294,50 euro, ed è questa la quota massima di spesa che i contribuenti possono portare in detrazione nella dichiarazione dei redditi. In altre parole, le spese funebri 2017 sono detraibili al 19% per un massimo di 294,50 euro.
Nel caso in cui la spesa sia stata sostenuta da più contribuenti, la detrazione di 294,50 euro che spetta complessivamente va suddivisa tra quanti hanno contribuito alla spesa per il funerale o per i funerali, qualora vi sia stato più di un decesso nell’arco dello stesso anno.

I contribuenti che intendono detrarre le spese funebri nella dichiarazione dei redditi devono conservare le fatture o ricevute fiscali attestanti la spesa del funerale: rientrano in questa tipologia di documenti, le fatture e/o ricevute rilasciate dall’agenzia di pompe funebri e dal fioraio, la ricevuta di versamento dei diritti cimiteriali pagati al Comune, le ricevute per gli annunci funebri, ecc.
Nell’ipotesi di spesa sostenuta da più persone, ai fini di detrazione, se la fattura emessa dall’agenzia funebre risulta intestata ad una sola persona occorre riportare su di essa un’annotazione firmata dall’intestatario, che certifichi che l’importo fatturato è stato suddiviso tra più soggetti. In questo modo, chi ha contribuito a pagare la spesa otterrà una copia della fattura, che dovrà conservare e utilizzare come documentazione per godere della detrazione pro-quota.

Per le detrazioni delle spese funebri, anche nel 2017, vale il criterio di cassa, per cui le spese detraibili sono quelle relative al periodo in cui si è sostenuta realmente la spesa.

DIVORZI “DI CONVENIENZA” PER AGGIRARE IL FISCO: Le coppie si separano per evitare le stangate fiscali e per accedere ad alcuni privilegi.

Divorziare non perché si sia esaurito il rapporto, ma per provare ad aggirare le trappole del fisco. Anche questo è un trend recente registrato in Italia.

I numeri di questo fenomeno, che se non è evasione fiscale rientra quanto meno nell’elusione, li fornisce a Libero Quotidiano Gian Ettore Gassani, presidente dell’associazione avvocati matrimonialisti, che nonostante in passato si sia espresso contro questa pratica, chiedendo controlli e sanzioni, assicura che “arrivano spesso chiamate da parte di coniugi che vogliono informazioni e mi fanno questa proposta indecente”. Si stima che circa 6mila e 400 separazioni delle 91mila ogni anno (gli ultimi dati Istat sono del 2015, ndr) sono di questo tipo: il 7%“.

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Un fenomeno che risulta essere molto conveniente per coppie con redditi medio-alti, intorno ai 40mila-50mila euro, soprattutto se possiedono una seconda casa: si mantiene il vincolo matrimoniale e lo Stato, dal momento che non può impedire che i due coniugi si riappacifichino proprio nel momento di un eventuale controllo fiscale, ha le mani legate. Ed è un modo semplice per pagare meno tasse. E vale anche per chi ha debiti: se c’è comunione dei beni, anche i redditi possono essere aggrediti in caso di contenzioso. Con la separazione, si salvaguarda il patrimonio. La prima cosa che fanno queste coppie è andare nel proprio Comune di residenza e uscire dallo stato di famiglia.

Vantaggi fiscali, ma anche di altro tipo. Una madre separata e lavoratrice sale in graduatoria nelle scuole e ha vantaggi sul lavoro, ad esempio. Se si è sposati in Chiesa, quel vincolo ovviamente rimane. “Sul piano giuridico e deontologico – assicura Gassani – le denunce sono impossibili. Ed eventuali controlli finiscono in una bolla di sapone. Senza agevolazioni per le famiglie, in Italia non ci si sposa più e la politica ti spinge addirittura a separarti. Di solito chi lo fa sono proprio coppie che si amano alla follia”.

Anche il commercialista Timpone racconta di ricevere molte telefonate di questo tipo. “Gli interessati non vanno subito al punto, mi chiedono però di calcolare un risparmio dovessero versare un assegno mensile alla moglie”, confida: “Personalmente non consiglio questo tipo di escamotage, ci mancherebbe altro. Constato però che ci sono effettivamente dei risparmi possibili: fino a 70-80mila euro in 10 anni, se si effettuano operazioni di tipo patrimoniale”.

Per 15mila ricercatori e docenti di seconda fascia parte la corsa al bonus da 3mila euro


Buone notizie per ricercatori universitari e docenti di seconda fascia: è in arrivo un bonus da 3mila euro per le attività base di ricerca. L’Anvur (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca) ha pubblicato un avviso finalizzato a stanziare 45 milioni di euro l’anno al fine di finanziare le attività base di ricerca dei professori di seconda fascia e dei ricercatori, entrambi in servizio a tempo pieno.

A decorrere dal 2017, la Legge di Bilancio ha istituito, nel Fondo di Finanziamento Ordinario delle università statali (FFO), un’apposita sezione denominata “Fondo per le attività base di ricerca”. Tale fondo prevede uno stanziamento di 45.000.000 di euro l’anno al fine di finanziare le attività base di ricerca dei professori di seconda fascia e dei ricercatori, entrambi in servizio a tempo pieno. L’importo individuale del finanziamento è pari a 3.000 euro per un totale di 15.000 finanziamenti individuali da assegnarsi in modo da soddisfare il 75% delle domande dei ricercatori e il 25% delle domande dei professori di seconda fascia.

Ai fini della predisposizione da parte dell’Anvur dell’elenco di coloro che possono richiedere il finanziamento, entro il 10 luglio i candidati che intendano proporre domanda dovranno effettuare una registrazione online, accedendo alla propria area riservata sul sito loginmiur.cineca.it, alla sezione ‘Finanziamento annuale individuale delle attività base di ricerca’.

 A partire dal 7 settembre 2017 e fino al 30 settembre 2017, i soggetti ammessi dall’Anvur a richiedere il finanziamento potranno completare e inoltrare la domanda di finanziamento tramite l’apposita procedura telematica accessibile dal sito istituzionale dell’Anvur.

Papa Francesco contro le pensioni d'oro: "Basta con le pensioni d'oro e gli anziani che lavorano a lungo mentre i giovani restano a casa!".

 Le “pensioni d’oro” sono un’offesa al lavoro non meno grave delle pensioni troppo povere, perché fanno sì che le diseguaglianze del tempo del lavoro diventino perenni”. Lo ha detto il Papa nella udienza ai delegati della Cisl ricevuti in occasione del XVIII Congresso nazionale, aggiungendo che “è una società stolta e miope quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti”.

 Per il Pontefice deve essere riconosciuto “il diritto a una giusta pensione – giusta perché né troppo povera né troppo ricca: le ‘pensioni d’oro’ sono un’offesa al lavoro non meno grave delle pensioni troppo povere, perché fanno sì che le diseguaglianze del tempo del lavoro diventino perenni. O quando un lavoratore si ammala e viene scartato anche dal mondo del lavoro in nome dell’efficienza – e invece se una persona malata riesce, nei suoi limiti, ancora a lavorare, il lavoro svolge anche una funzione terapeutica: a volte si guarisce lavorando con gli altri, insieme agli altri, per gli altri”.

 Forte la denuncia del Papa: “E’ una società stolta e miope quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti. Quando i giovani sono fuori dal mondo del lavoro, alle imprese mancano energia, entusiasmo, innovazione, gioia di vivere, che sono preziosi beni comuni che rendono migliore la vita economica e la pubblica felicità”.
Papa Francesco
 Da qui il monito del Papa per un nuovo patto sociale: “È urgente un nuovo patto sociale per il lavoro, che riduca le ore di lavoro di chi è nell’ultima stagione lavorativa, per creare lavoro per i giovani che hanno il diritto-dovere di lavorare. Il dono del lavoro è il primo dono dei padri e delle madri ai figli e alle figlie, è il primo patrimonio di una società. È la prima dote con cui li aiutiamo a spiccare il loro volo libero della vita adulta”.

Papa Francesco denuncia poi che sono ancora “troppi” nel mondo i bambini e i ragazzi che anziché studiare lavorano. “La persona – dice il Papa – non è solo lavoro, perché non sempre lavoriamo, e non sempre dobbiamo lavorare. Da bambini non si lavora, e non si deve lavorare. Non lavoriamo quando siamo malati, non lavoriamo da vecchi. Ci sono molte persone che ancora non lavorano, o che non lavorano più. Tutto questo è vero e conosciuto, ma va ricordato anche oggi, quando ci sono nel mondo ancora troppi bambini e ragazzi che lavorano e non studiano, mentre lo studio è il solo ‘lavoro’ buono dei bambini e dei ragazzi”.

Per il Papa il sindacato deve dare voce a chi non ce l’ha, smascherare i potenti, lottare e tutelare chi ancora non ha diritti. “Sindacato è una bella parola che proviene dal greco syn-dike, cioè ‘giustizia insieme‘. Non c’è giustizia insieme – scandisce Francesco – se non è insieme agli esclusi”. “Ma nelle nostre società capitalistiche avanzate il sindacato – avverte il Papa – rischia di smarrire questa sua natura profetica, e diventare troppo simile alle istituzioni e ai poteri che invece dovrebbe criticare. Il sindacato col passare del tempo ha finito per somigliare troppo alla politica, o meglio, ai partiti politici, al loro linguaggio, al loro stile. E invece, se manca questa tipica e diversa dimensione, anche l’azione dentro le imprese perde forza ed efficacia”.

Papa Francesco

martedì 27 giugno 2017

"Io resto al Sud"


Il Governo con una buona accelerata sta creando iniziative per promuovere nuovo lavoro per il Mezzogiorno d’Italia e per le Isole.

In particolare la nuova normativa è proposta per facilitare la costituzione di nuove imprese nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia da parte di giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni.

L’iniziativa proposta prende il nome di “Resto al Sud” ed è entrata in vigore lo scorso 21 giugno con la pubblicazione sulla gazzetta Ufficiale del Decreto Legge 20 giugno 2017, n. 91.

Risultati immagini per io resto al sud finanziamenti

La norma consente di ricevere un finanziamento fino a 40 mila euro e nel caso l’iniziativa sia promossa da più soggetti, già costituiti o che intendono costituirsi in forma societaria, comprese le società cooperative, l’importo massimo di 40 mila euro è per ciascun partecipante fino al tetto massimo di 200 mila euro. Ne discende che i soggetti che potranno beneficiare dell’agevolazione devono essere massimo cinque.

I requisiti per ottenere il beneficio sono:


  1. Siano residenti nelle regioni innanzi elencate al momento della presentazione della domanda o anche vi trasferiscano la residenza entro sessanta giorni dalla comunicazione del positivo esito dell’istruttoria da parte dell’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa S.p.A. – Invitalia. Nel gruppo di giovani ci potrà essere, quindi, anche l’amico che non è ancora residente nella regione ma lo sta per diventare (entro 60 giorni). La norma ammette che le società possono essere costituite anche da soci che non abbiano i requisiti anagrafici a condizione che questi non superino un terzo dei componenti e non abbiano rapporti di parentela fino al quarto grado con gli altri soci. Per questi soci non residenti non è però possibile accedere ai finanziamenti (si favorisce l’ingresso di soci che posseggono maggiori capacità imprenditoriali).
  2. Non risultino già beneficiari, nell’ultimo triennio, di misure a livello nazionale a favore dell’autoimprenditorialità.

La presentazione di apposita istanza di accesso corredata da tutta la documentazione relativa al progetto imprenditoriale, attraverso l’apposita piattaforma Invitalia.
La domanda, completa della necessaria documentazione, sarà valutata dall’apposita Agenzia di Invitalia che ne riscontrerà anche la sostenibilità tecnico-economica. La risposta di accoglimento o meno sarà data entro 60 giorni dalla presentazione della domanda.

Le domande potranno essere presentate fino ad esaurimento delle risorse. Per l’anno 2017 sono previsti 36 milioni di euro, 280 milioni di euro per l’anno 2018, 462 milioni di euro per l’anno 2019, 308,5 milioni di euro per l’anno 2020, 92 milioni di euro per l’anno 2021, 22,5 milioni di euro per l’anno 2022, 18 milioni di euro per l’anno 2023, 14 milioni di euro per l’anno 2024, 17 milioni di euro per l’anno 2025.

I finanziamenti saranno erogati per il 35 per cento come contributo a fondo perduto, per il 65 per cento sotto forma di prestito a tasso zero.

Il prestito dev’essere rimborsato entro otto anni complessivi dalla   concessione del finanziamento, di cui i primi due anni di pre-ammortamento. Beneficia di un contributo in conto interessi per la durata del prestito, corrisposto dal soggetto gestore della misura agli istituti di credito che hanno concesso il finanziamento e sarà garantito, per l’istituto finanziatore, con modalità che saranno individuate con apposito decreto da emanarsi entro 30 giorni dalla pubblicazione della legge.

Sono finanziabili le attività imprenditoriali relative a produzione di beni nei settori dell’artigianato e dell’industria e anche quelle relative alla fornitura di servizi. Sono escluse dal finanziamento le attività libero professionali e del commercio ad eccezione della vendita dei beni prodotti nell’attività di impresa.

I finanziamenti pongono la condizione del conferimento in garanzia dei beni aziendali oggetto dell’investimento o anche alla presentazione di altra idonea garanzia, al soggetto che eroga il finanziamento.

Sicuramente è un buon avvio e l’iniziativa del Governo è da plaudire ma il limite dei 35 anni dovrebbe essere innalzato ad altra maggiore età. L’essere giovani (fino a 35 anni) e diventare imprenditori non sono termini associati in maniera univoca.

Come previsto innanzi per i soci non residenti che non devono superare un terzo di partecipanti, si può prevedere che possono essere soci anche chi ha superato i 35 anni e senza limite di età, sempre senza superare un terzo dei partecipanti. Si favorirebbe l’ingresso di chi già possiede esperienza, capacità imprenditoriale e manualità in specifici settori merceologici (specialmente nel settore dell’artigianato, con la conservazione dei vecchi mestieri).
Foto

Per non dimenticare!! 27 giugno 1980 ore 20:59

Per non dimenticare!!
27 giugno 1980 ore 20:59

Sono trascorsi tantissimi anni da quella sera di giugno del 1980 quando sui cieli di Ustica scomparve il Dc9 dell'Itavia in volo fra Bologna e Palermo con 81 persone a bordo..
L'immagine può contenere: aeroplano
Ancora non c'è una verità!!
Quei morti gridano ancora giustizia!!
Basta con questi silenzi..
Basta con questi misteri!!

FESTIVAL DEL LAVORO: A TORINO L’8^ EDIZIONE



È ripartita la macchina organizzativa del Festival del lavoro. L'evento, come di consueto organizzato dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro e dalla Fondazione Studi, giunto alla sua ottava edizione, si terrà nella città di Torino dal 28 al 30 settembre 2017. Prima tappa del percorso di avvicinamento all'evento è stato l’avvio di un tavolo istituzionale dal titolo “Il lavoro che cambia” per capire e gestire l’impatto della digitalizzazione del lavoro sulla società del futuro. Il confronto ha preso il via lo scorso 31 maggio dal Ministero del Lavoro e ha visto la partecipazione delle principali istituzioni del mondo del lavoro a cominciare dal Consiglio nazionale dell’Ordine. L’iniziativa nasce per promuovere una riflessione strutturata su un argomento di ampio respiro ed in linea con quello assunto quest’anno dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro per il suo centenario e dal G7 italiano, dedicato appunto al rapporto tra "Scienza, tecnologia e lavoro".

La discussione avviata in via Veneto ha visto approfondire il rapporto “lavoro-cambiamento tecnologico” partendo da quanto già fatto dal Governo con il Jobs Act, la riforma della scuola e il piano Industria 4.0 e gli effetti di questa relazione sulla quantità e qualità dell’occupazione, sulle competenze e la formazione dei lavoratori, sulle politiche e le relazioni industriali e, di conseguenza, sulla crescita economica italiana. L’obiettivo condiviso è quello di promuovere un nuovo approccio al lavoro, che possa rendere più competitivo il sistema produttivo italiano e migliorare la qualità della vita degli individui.  Si tratta di un’importante occasione che dà alla Categoria - da sempre attenta ai fenomeni che caratterizzano il mercato del lavoro e consapevole della ricchezza ed autorevolezza del suo patrimonio professionale, fatto di esperienze e conoscenze delle dinamiche occupazionali del Paese - la possibilità di dare un nuovo contributo di conoscenza e di esperienza in materia di lavoro.

“Siamo orgogliosi di poter partecipare ad una sfida così avvincente ed importante per il futuro dell’Italia”, ha dichiarato la presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Marina Calderone. “Le tecnologie determineranno nel tempo la perdita di posti di lavoro, ma anche la nascita di nuove figure professionali se si sapranno efficientare i processi produttivi e diversificare in modo adeguato le prestazioni lavorative. Noi - ha continuato – abbiamo iniziato un percorso di studio e al Festival del Lavoro daremo il nostro contributo, con una serie di documenti e riflessioni, affinché si possa guardare al lavoro in un’ottica diversa e cogliere, da un lato, i vantaggi e le opportunità che nascono dalla rivoluzione tecnologica e, dall’altro lato, mettere in moto un sistema economico che assicuri dignità a tutti i componenti della società”.

Come detto, le riflessioni della Categoria sul lavoro di domani saranno al centro del Festival del Lavoro 2017, la kermesse organizzata dal Consiglio nazionale e dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, che per la sua ottava edizione ha scelto una location d’eccezione: la città di Torino. Il Centro Congressi Lingotto del capoluogo piemontese ospiterà dal 28 al 30 settembre 2017 il Festival del Lavoro prima di lasciare la scena al “G7 Lavoro” fino al 1° ottobre. Durante la tre giorni, ricca di dibattiti in contemporanea con i maggiori  rappresentanti del mondo istituzionale, politico, sindacale, accademico ed imprenditoriale, i Consulenti del Lavoro discuteranno non solo di riforme e previdenza, ma anche di temi “caldi” come le nuove tutele per i lavoratori autonomi, la sussidiarietà degli Ordini, il welfare aziendale, la sicurezza, l’immigrazione e l’etica del lavoro. I principali argomenti che muovono l’agenda politica e condizionano lo sviluppo e l'economia del Paese

Nascono le reti tra professionisti: Facciamo Squadra?

Il Jobs Act autonomi dà la possibilità ai professionisti di costruire network con altri professionisti e con imprese, sfruttando il vantaggioso strumento del contratto di rete. I professionisti possono servirsene per partecipare ai bandi e concorrere all'assegnazione di incarichi e di appalti privati.

Si tratta di permettere ai professionisti, così come già avviene per le imprese, di sviluppare network in modo molto semplice e flessibile, di aggregarsi, per un certo periodo di tempo, ad altri soggetti per attuare con essi un progetto comune. La particolarità è che ciascun componete della rete mantiene la propria autonomia e indipendenza.

Il tutto passa per la sottoscrizione di un contratto di rete, ossia uno strumento flessibile che si adatta a svariate necessità, nato per le imprese nel 2009 (legge 33 del 2009), per aiutarle a collaborare e ad essere più innovative e competitive sul mercato. I partner possono collaborare, scambiarsi informazioni o prestazioni di varia natura, o esercitare insieme una o più attività, attingendo alle specifiche competenze dei partecipanti alla rete.

I vantaggi sono molteplici: si può fare rete per rafforzarsi e proporsi per il mercato estero, per offrire maggiori servizi. Un soggetto può temporaneamente mettere a disposizione di un altro soggetto uno o più lavoratori, Oppure, i componenti della rete possono assumere insieme un nuovo dipendente, precisando ogni regola di ingaggio all'interno del contratto di rete. Le imprese lo utilizzano attualmente anche per accedere a finanziamenti e a contributi a fondo perduto

Ma noi italiani conosciamo davvero la nostra Nazione?

#adrenalinapura
W L'Italia ..... e il nostro bagaglio di ricchezze sconosciuto a tanti nostri connazionali



Avreste mai detto che uno dei ponti sospesi più lunghi del mondo si trova in Italia e non nel Costa Rica o giù di lì? Il primato di ponte tibetano più lungo d’Italia lo detiene la località di San Marcello Pistoiese, in Toscana. Si tratta di una passerella pedonale che collega i due versanti del torrente Lima, tra Mammiano Basso e Popiglio, nel comune di San Marcello Piteglio.

È lungo 227 metri e alto 36 e si cammina su una passerella di soli 80 cm li larghezza.

http://siviaggia.it/bellastoria/video/ponte-sospeso-piu-lungo-italia/174113/

Pensione Anticipata Quota 41: tutto quello che ti occorre conoscere te lo diciamo noi


La pensione anticipata quota 41 si può ottenere con 41 anni di contribuzione, anziché con 41 anni e 10 mesi, requisito ordinario valido per le donne, o 42 anni e 10 mesi, requisito valido per gli uomini. Per gli uomini dunque lo “sconto” è pari a 1 anno e 10 mesi, per le donne a 10 mesi.

A poter beneficiare della pensione anticipata a requisiti ridotti sono i lavoratori dipendenti e autonomi appartenenti alle stesse categorie destinatarie dell’Ape sociale, oltre agli addetti ai lavori usuranti e notturni, se possiedono almeno 12 mesi di contributi per periodi di lavoro effettivo svolti prima del compimento del 19° anno di età.

Per poter accedere alla pensione quota 41 è necessario, in primo luogo, presentare domanda all’Inps per il riconoscimento dei requisiti che danno diritto al trattamento.

Per la quota 41, chi matura i requisiti entro il 31 dicembre 2017 deve presentare domanda per il riconoscimento delle condizioni di accesso al beneficio entro il 15 luglio 2017; chi matura i requisiti successivamente, deve presentare domanda di certificazione dei requisiti entro il 1° marzo di ciascun anno.

Le domande per il riconoscimento delle condizioni per l’accesso al beneficio presentate oltre il 15 luglio 2017 e il marzo di ciascun anno e, comunque, non oltre il 30 novembre di ogni anno, possono ugualmente essere prese in considerazione, ma solo se residuano le necessarie risorse finanziarie.

Nel momento in cui si presenta la domanda di certificazione non è necessario possedere tutti i requisiti richiesti, ma solo quelli specificamente previsti per la categoria di lavoratori in cui si rientra (ad esclusione del periodo almeno trimestrale di conclusione della prestazione per la disoccupazione), oltre, ovviamente, per i lavoratori precoci, all’accredito di 12 mesi di contributi da effettivo lavoro prima del compimento dei 19 anni. Chi possiede già tutti i requisiti, può presentare, oltre alla domanda di certificazione dei requisiti, anche la domanda di trattamento vero e proprio.

Per presentare la domanda relativa alla certificazione dei requisiti, bisogna accedere al sito dell’Inps con le proprie credenziali.

Quattordicesima pensionati 2017, i requisiti per l’accesso al beneficio



A luglio arriva la quattordicesima per i pensionati. Con il messaggio n. 2459 del 20 giugno 2017, l’Inps ha fornito un riepilogo dei requisiti anagrafici, contributivi e reddituali richiesti per l’accesso al beneficio.
Seguendo le recenti modifiche introdotte dalla legge di Bilancio 2017, l’Istituto di previdenza erogherà il beneficio a 3,5 milioni di pensionati con aumento del numero di beneficiari di 1,43 rispetto al 2016 e una crescita della spesa da 854 milioni a 1,72 miliardi di euro.

Requisiti anagrafici
Il beneficiario deve avere compiuto 64 anni di età entro il 31 dicembre dell’anno di erogazione. Per l’anno 2017 sono interessati tutti i soggetti nati prima del 1° gennaio 1954.

Il beneficio può essere attribuito per un periodo inferiore all’anno, in proporzione ai mesi di spettanza, nel caso di:
pensione con decorrenza nell’anno interessato successiva al 31 gennaio;
compimento del sessantaquattresimo anno nel corso dell’anno, il beneficio spetta in tal caso anche per il mese di raggiungimento dell’età.

Requisiti contributivi
Per la corresponsione dell’aumento viene considerata tutta la contribuzione accreditata in favore del titolare della pensione.
Per le pensioni in totalizzazione e cumulo viene presa in esame la sola contribuzione degli enti pubblici (INPS-ENPALS-INPDAP-IPOST-INPGI), mentre viene esclusa quella relativa agli enti privatizzati.
Nel caso in cui il beneficio venga corrisposto sulla pensione ai superstiti, l’anzianità contributiva del dante causa è rapportata all’aliquota di spettanza (art. 1, comma 41, della legge 8 agosto 1995, n. 335.).

Requisiti reddituali
Anno di riferimento del reddito
Si rammenta che la verifica del diritto alla somma in argomento viene effettuata sulla base dei criteri di cui all’art. 35, comma 9, del D.L. 30.12.2008, n.207, convertito con modificazioni dalla legge 14/2009, nel caso di prima concessione, ed in base ai criteri dettati dal comma 8 del medesimo articolo come modificato dalla legge 122/2011, nel caso di concessione del beneficio successiva alla prima.

Di conseguenza, in questo ultimo caso, devono essere presi in esame i redditi da pensione memorizzati nel casellario dei pensionati dell’anno in corso, e i redditi diversi dai precedenti relativi all’anno precedente.

Per l’anno 2017, devono essere, quindi, valutati:

nel caso di prima concessione (rientrano in tale casistica tutti coloro che negli anni precedenti non abbiano percepito la somma aggiuntiva), tutti i redditi posseduti dal soggetto nell’anno 2017;
nel caso di concessione successiva alla prima: redditi per prestazioni per le quali sussiste l’obbligo di comunicazione al Casellario centrale dei pensionati di cui al Decreto del Presidente della Repubblica 31 dicembre 1971, n. 1388 e successive modificazioni e integrazioni (di seguito denominato Casellario centrale dei pensionati), conseguiti nel 2017; redditi diversi da quelli di cui al punto precedente conseguiti nel 2016.
Vengono, pertanto, sempre utilizzati i redditi da prestazione memorizzati nel Casellario centrale dei pensionati al momento dell’elaborazione, riferiti all’anno di erogazione. Per i redditi diversi, vengono presi in esame quelli dell’anno 2016, ovvero 2017, per le prime concessioni. Se tali dati non sono disponibili, vengono utilizzati i dati dichiarati negli anni precedenti. Per tale ragione, la somma aggiuntiva viene corrisposta in via provvisoria, e della sussistenza del diritto sarà verificato sulla base della dichiarazione dei redditi a consuntivo.

Limiti

Per il diritto al beneficio viene preso in considerazione il reddito annuo del richiedente; tale reddito, in relazione agli anni di contribuzione, deve essere inferiore ai limiti indicati nella tabella.

Dal corrente anno 2017, a parità di contribuzione, gli importi vengono differenziati in base alla fascia di reddito nella quale si inquadra il beneficiario: fino a 1,5 volte il trattamento minimo, ovvero fino a 2 volte il trattamento minimo.

Il tetto massimo reddituale oltre il quale il beneficio non spetta deve essere incrementato dell’importo del beneficio, diverso per ciascuna fascia contributiva. Infatti, la c.d. clausola di salvaguardia prevede che, nel caso in cui il reddito complessivo individuale annuo risulti superiore a 1,5 volte, ovvero, a 2 volte il trattamento minimo ed inferiore a tale limite incrementato della somma aggiuntiva spettante, l’importo in parola viene corrisposto fino a concorrenza del predetto limite maggiorato.


Addio ai Libretti al portatore dal 4 luglio 2017

Dal prossimo 4 luglio il libretto al portatore bancario e postale scomparirà. A stabilirlo il decreto legislativo 90/2017 di recepimento della IV direttiva europea sul risparmio.

Secondo quanto stabilito dall’articolo 49 del dlgs 231/2007 (“Limitazioni all’uso del contante e dei titoli al portatore”), dal primo martedì di luglio sarà “ammessa esclusivamente l’emissione di libretti di deposito, bancari o postali, nominativi ed è vietato il trasferimento di libretti di deposito bancari o postali al portatore che, ove esistenti, sono estinti dal portatore entro il 31 dicembre 2018”.

Banche e uffici postali potranno proporre ai risparmiatori solo libretti nominativi, sui quali sarà d’obbligo la “adeguata verifica della clientela”. I libretti esistenti, a partire da martedì 4 luglio, potranno sopravvivere, ma solo fino al 31 dicembre 2018.

Il tutto con il preciso obiettivo di rendere tracciabile il denaro e operare nell’ambito della prevenzione del riciclaggio.

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LIBRETTO FAMIGLIA E PRESTO: ENTRO FINE MESE l’INPS EMANERÀ' LA CIRCOLARE ESPLICATIVA


In occasione della promulgazione del Decreto Legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito nella L. n. 96/2017, l’Ufficio stampa informa che nei giorni scorsi Palazzo Chigi ha provveduto a far pervenire al Quirinale un appunto sulla nuova disciplina che regola il lavoro occasionale, anche in relazione agli ordini del giorno approvati in materia dalla Camera dei Deputati.

Nell’appunto s’illustrano le misure che saranno adottate per garantire la piena ed effettiva tracciabilità dei rapporti di lavoro al fine di prevenire possibili abusi. In particolare l’INPS emanerà entro il 30 giugno una Circolare per illustrare le nuove procedure e varerà il 10 luglio la piattaforma telematica che non consentirà, a questo riguardo, l’insorgenza di abusi o di rapporti lavorativi irregolari.

Con l’occasione, si riepilogano i tratti essenziali dei nuovi Istituti che regolano il lavoro occasionale accessorio, a seguito dell’abrogazione dei voucher.

I nuovi strumenti – Mandato in soffitta l’Istituto dei voucher, consentendone l’utilizzo solamente per quelli acquistati entro il 17 marzo 2017, il Legislatore ha introdotto due nuovi strumenti che disciplinano il lavoro accessorio che prendono il nome di:
Libretto famiglia: al quale possono fare ricorso le persone fisiche, non nell’esercizio dell’attività̀ professionale o d’impresa;
PrestO (contratto di Prestazione Occasionale): al quale possono fare ricorso gli altri utilizzatori nell’esercizio d’impresa.

Requisiti economici – Il principio base è quello di non superare i seguenti limiti economici, per ciascun anno civile, pari a:

  • 5.000 euro per ciascun prestatore, con riferimento alla totalità degli utilizzatori;
  • 5.000 euro per ciascun utilizzatore, con riferimento alla totalità dei prestatori;
  • 2.500 euro per le prestazioni complessivamente rese da ogni prestatore in favore del medesimo utilizzatore.


Tali compensi sono esenti da imposizione fiscale, non incidono sull’eventuale stato di disoccupazione e sono computabili ai fini della determinazione del reddito necessario per il rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno.

Tutele – Come per i voucher, il prestatore di lavori occasionali ha diritto alla copertura previdenziale, assicurativa e infortunistica. La novità sta nel fatto che il prestatore ha l’obbligo d’iscrizione alla Gestione Separata INPS (di cui all’articolo 2, comma 26, della L. 335/1995) e trovano applicazione le disposizioni vigenti in materia di riposo giornaliero, riposo settimanale e pause (ex articoli da 7 a 9 del D.Lgs. 66/2003) e quelle in materia di sicurezza sul lavoro (secondo i limiti di cui al richiamato art. 3, comma 8, del D.Lgs. 81/2008, e successive modificazioni).

Occhio ai limiti – Altra novità importante concerne le sanzioni in caso di sformato dei limiti massimi. Difatti, in caso di superamento del limite di 2.500 euro, o in caso di durata della prestazione superiore a 280 ore nell’arco dello stesso anno civile, il rapporto di lavoro (ad esclusione delle ipotesi in cui il committente sia una Pubblica Amministrazione) si trasforma a tempo pieno e indeterminato; per il settore agricolo, il limite di durata è pari al rapporto tra la soglia suddetta dei 2.500 euro e la retribuzione oraria di cui al comma 16 dell’art. 53-bis del D.L. n. 50/2017. 

Inoltre, è vietato il ricorso al contratto di Prestazione Occasionale: 
a) con soggetti che abbiano in corso o abbiano cessato da meno di sei mesi un rapporto di lavoro subordinato o di collaborazione coordinata e continuativa col medesimo utilizzatore;
b) da parte degli utilizzatori che hanno alle proprie dipendenze più̀ di cinque lavoratori subordinati a tempo indeterminato;
c) da parte delle imprese del settore agricolo, salvo che per le attività̀ lavorative rese dai soggetti non iscritti nell’anno precedente negli elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli;
d) da parte delle imprese dell’edilizia e di settori affini, delle imprese esercenti l’attività̀ di escavazione o lavorazione di materiale lapideo, delle imprese del settore delle miniere, cave e torbiere;
e) nell’ambito dell’esecuzione di appalti di opere o servizi.

Comunicazione online - Per gli utilizzatori e i prestatori, ai fini dell'accesso all'Istituto delle prestazioni occasionali, è previsto l’obbligo di registrazione (con relativi adempimenti) in un’apposita piattaforma informatica, gestita dall’INPS, che supporta le operazioni di erogazione e di accreditamento dei compensi e di valorizzazione della posizione contributiva dei prestatori attraverso un sistema di pagamento elettronico. I pagamenti possono altresì essere effettuati mediante il modello di versamento F24 (con esclusione di ogni forma di compensazione). La registrazione e i relativi adempimenti possono essere svolti tramite i patronati esclusivamente ai fini dell’accesso al Libretto Famiglia.

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Come anticipato anche negli altri nostri articoli del blog, la piattaforma online sarà lanciata il 10 luglio 2017.

Libretto famiglia – Venendo più specificatamente al secondo dei due strumenti che regolano il lavoro occasionale accessorio, ossia il Libretto famiglia, il Legislatore afferma che tale strumento è reperibile all’interno della piattaforma informatica INPS dedicata, ovvero presso gli Uffici postali. Il libretto può essere utilizzato per pagare le seguenti tipologie di prestazioni occasionali svolte da uno o più̀ prestatori:
piccoli lavori domestici, compresi lavori di giardinaggio, di pulizia o di manutenzione;
assistenza domiciliare ai bambini e alle persone anziane, ammalate o con disabilità;
insegnamento privato supplementare.

Ciascun Libretto Famiglia contiene titoli di pagamento, del valore nominale di 10 euro, corrispondente ad una prestazione di durata non superiore a un’ora. Il costo lordo di ogni titolo è di 12 euro e, oltre al corrispettivo della prestazione, include:
1,65 euro a titolo di contributo alla Gestione Separata;
0,25 euro quale premio dell’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali;
0,10 euro destinati al finanziamento degli oneri gestionali.

lunedì 26 giugno 2017

Canone Mamma Rai,? Sai che è possibile chiedere l’esenzione per il secondo semestre?




Vi siete dimenticati di presentare l’esenzione per l’intero canone Rai a fine gennaio? Potrete comunque evitare di pagare la seconda rata relativa al primo semestre del 2017.
Lo ricorda Federconsumatori, che precisa che la domanda di esenzione dovrà essere presentata entro il 30 giugno. Se le condizioni di esenzione permangono, per evitare il pagamento anche per il 2018 sarà necessario presentare richiesta nuovamente nel periodo compreso tra il 1° luglio 2017 e il 31 gennaio 2018.

Sarà necessario compilare il quadro A del modello di dichiarazione sostitutiva, scaricabile dal sito dell’Agenzia delle Entrate o da quello dell’associazione. Questa potrà essere inoltrata via web attraverso il sito dell’Agenzia delle Entrate (utilizzando le credenziali Entratel o Fisconline), attraverso intermediari abilitati delegati (ad esempio CAF o professionisti) oppure tramite raccomandata all’Agenzia delle Entrate di Torino, allegando una copia del documento d’identità.

La NASpI ti spetta averla anche lavorando: in quest'articolo ti spieghiamo come

Esiste una serie di casi in cui è possibile percepire l’indennità di disoccupazione NASpI nonostante si stia svolgendo un’attività lavorativa, sia essa autonoma o subordinata. La discriminante è generalmente data dal reddito, ma a seconda della tipologia di attività di applicano regole diverse. Vediamo dal sito delle piccole-medie imprese pmi.it una breve guida alla compatibilità fra la NASpI e l’attività lavorativa.

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Lavoro subordinato
Si può sommare alla NASpI se il reddito annuo è inferiore agli 8mila euro. Ci sono una serie di procedure da rispettare: bisogna comunicare all’INPS l’inizio del rapporto di lavoro entro un mese, indicando anche il reddito annuo previsto. Il datore di lavoro deve essere diverso da quello con il quale si è interrotto il rapporto che ha provocato la disoccupazione.

Attenzione: il trattamento (come in tutti gli altri casi) è ampiamente ridotto di un importo pari all’80% del reddito da lavoro. In caso di mancata comunicazione del reddito, si decade dal beneficio: se il contratto di lavoro è inferiore ai sei mesi, la NASPI viene sospesa per il periodo corrispondente, se invece il rapporto di lavoro è più lungo, si perde l’ammortizzatore sociale.

Se il reddito da lavoro è più alto scatta la decadenza dalla NASPI. Unica eccezione, un rapporto di lavoro subordinato a termine entro i sei mesi, caso in cui la NASPI è sospesa per il periodo corrispondente e poi riprende con trattamento pieno.

Lavoro part time
Se il lavoratore cessa da uno solo di due diversi rapporti di lavoro part-time, e ha un reddito inferiore a 8mila euro, può mantenere il lavoro part-time e chiedere la NASpI, che anche in questo caso sarà ridotta dell’80% del reddito. Devono essere rispettati tutti i requisiti di accesso alla NASpI, la domanda va presentata all’INPS, bisogna comunicare il reddito annuo previsto per la prestazione lavorativa in essere.

Lavoro autonomo
Un’attività autonoma può essere svolta da chi percepisce la NASpI se il reddito non supera i 4.800 euro, che diventano 8mila nel caso del lavoro parasubordinato.

Bisogna informare l’INPS dell’inizio della nuova attività entro un mese. Obbligatoria autodichiarazione sul reddito ricavato dall’attività lavorativa entro il 31 marzo dell’anno successivo alla percezione della prestazione. La NASPI sarà ridotta dell’80% del reddito previsto.

Se il lavoratore in disoccupazione svolge diverse attività, l’INPS dovrà verificare il reddito complessivo, riducendo poi di conseguenza il trattamento.

RESTO AL SUD....... e tu?

Resto al Sud, questo il nome del decreto legge approvato il 9 giugno 2017 per favorire la crescita economica delle imprese del Mezzogiorno.

Il provvedimento del Consiglio dei ministri, conosciuto con il nome Resto al sud, propone un pacchetto di misure per incentivare i nuovi imprenditori in Campania, Abruzzo, Basilicata, Calabria Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Inoltre, il decreto prevede la nascita delle Zes, le zone economiche speciali. Se desideri avviare un’attività e hai tra i 18 e i 35 anni, t’interesserà sapere che se abiti nelle regioni interessate dal provvedimento, puoi fare richiesta per un finanziamento fino a 40.000 euro. Per presentare la domanda, non devi aver beneficiato di altre misure a sostegno dell’imprenditoria nell’ultimo triennio.
Cosa prevede il decreto Resto al sud.

L’agevolazione si compone di un 35% a fondo perduto e il restante 65% come prestito a tasso zero riconosciuto dalle banche con la garanzia statale del Fondo centrale. L’incentivo, gestito da Invitalia, è riservato ai nuovi imprenditori nei settori dell’artigianato, dell’agricoltura, e dell’industria e fornitura di servizi. Il decreto prevede l’erogazione di massimo 200 mila euro ad azienda. Chi può presentare la domanda per accedere al finanziamento Resto al Sud? Potranno fare richiesta le nuove imprese, anche quelle che ancora devono costituirsi. Queste ultime dovranno farlo entro i 60 giorni successivi alla comunicazione positiva circa la fase istruttoria, formando un’impresa individuale, società o cooperativa.

Potranno accedere al finanziamento Resto al Sud anche i giovani che, a seguito di bando pubblico, riceveranno in concessione terreni agricoli abbandonati o incolti. Cosa sono le zone economiche speciali? Una delle misure comprese nel decreto prevede l’istituzione delle Zes, le zone economiche speciali che interessano le aree portuali e quelle economicamente ad esse collegate. L’obiettivo è quello di rilanciare la competitività dei porti delle regioni meridionali e di sperimentare procedure amministrative e di accesso alle infrastrutture per le imprese all’interno delle aree. Il provvedimento mette a loro disposizione ulteriori agevolazioni fiscali, oltre a quelle previste dal regime ordinario del credito d’imposta al Sud.

A chi rivolgersi ? a noi, naturalmente

venerdì 23 giugno 2017

Addio Stefano Rodotà

 "C'è un impoverimento culturale che si fa sentire, la cattiva politica è figlia della cattiva cultura", così Stefano Rodotà, morto oggi all'età di 84 anni, ammoniva già nel 2000. Una frase che sintetizza l'impegno di una vita di un protagonista della nostra vita pubblica che con passione inesausta ha sempre cercato di far valere un punto di vista laico nei grandi temi del nostro Paese.

Addio Grande Uomo

giovedì 22 giugno 2017

Startup innovative: modifica atto e statuto online dal 22 giugno 2017 | Informazione Fiscale

Via libera alla modifica online dell’atto e dello statuto per le startup innovative costituite in forma di S.R.L. con firma digitale.



Con la pubblicazione del decreto direttoriale 4 maggio 2017 del Ministero dello Sviluppo Economico vengono illustrate le specifiche e le modalità di redazione degli atti per le startup innovative ammesse alla nuova semplificazione per atto e statuto.



Semplificazione sempre maggiore per le startup innovative; già a partire dal mese di luglio 2016 era infatti stata concessa la possibilità di costituzione utilizzando un modello standard con firma digitale, eliminando il passaggio obbligatorio presso un notaio.



Con le nuove direttive del Ministero dello Sviluppo Economico viene data attuazione alla semplificazione voluta con decreto del 28 ottobre 2016. Le startup innovative costituite con firma digitale a partire dal 22 giugno 2017 potranno modificare atto e statuto online utilizzando il modello e le specifiche tecniche allegate al decreto direttoriale del MISE.



Ecco di seguito le regole e le novità contenute nel decreto direttoriale MISE del 4 maggio 2017 sulla modifica dell’atto e dello statuto online per le startup innovative costituite con firma digitale.



Startup innovative: modifica atto e statuto online dal 22 giugno 2017 | Informazione Fiscale: Per le startup innovative la modifica dell’atto e dello statuto potrà essere effettuata online a partire dal 22 giugno 2017. Ecco le indicazioni (...)

mercoledì 21 giugno 2017

RESTO AL SUD: È stato pubblicato ieri in G.U. il Decreto Legge che prevede nuovi incentivi per i giovani imprenditori del Mezzogiorno per l’avvio di un’attività

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A seguito dell’approvazione del Decreto Legge “Resto al Sud” da parte del Consiglio dei Ministri del 9 giugno scorso, nella giornata di ieri è giunto in Gazzetta Ufficiale n. 141 il Decreto Legge 20 giugno 2017, n. 91, con entrata in vigore prevista dal giorno successivo (21 giugno 2017).

Il D.L., che fa seguito a quello dello scorso dicembre (D.L. 243/16) con il quale sono stati aumentati gli incentivi agli investimenti industriali, prosegue lo sforzo del Governo di attivare interventi d’aiuto ad alta intensità al Mezzogiorno. In particolare il nuovo provvedimento, composto da 17 articoli e 4 Capi, mira a incentivare, anche con significative risorse aggiuntive, la nuova imprenditorialità, prevede una specifica disciplina per l’istituzione di zone economiche speciali (ZES), con particolare riferimento alle aree portuali, nonché una serie di misure di semplificazione e per la velocizzazione degli investimenti, pubblici e privati, nel Mezzogiorno.

Andiamo dunque ad illustrarne gli aspetti più salienti. 

Resto al Sud – Innanzitutto si dispone che la misura è rivolta ai soggetti di età compresa tra i 18 ed i
35 anni che presentino i seguenti requisiti: 
siano residenti in una delle seguenti regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia nelle regioni al momento della presentazione della domanda o vi trasferiscano la residenza entro 60 giorni dalla comunicazione del positivo esito dell'istruttoria;
non risultino già beneficiari, nell'ultimo triennio, di ulteriori misure a livello nazionale a favore dell'autoimprenditorialità.

Attraverso la misura “Resto al sud” si offre ai giovani meridionali che non dispongano di mezzi propri per avviare un’attività propria - nell’ambito della produzione di beni nei settori dell’agricoltura, dell’artigianato e dell’industria ovvero relativa alla fornitura di servizi - una dotazione di 40.000 euro, di cui:
il 35% a fondo perduto, a copertura dell’intero investimento e del capitale circolante;
il 65% sotto forma di prestito a tasso zero, concesso da istituti di credito.

Sono escluse le spese per progettazione e quelle per personale, al fine di evitare di alimentare mercati delle consulenze e comportamenti opportunistici, mentre è prevista la possibilità di azioni di accompagnamento nelle fasi di sviluppo del progetto imprenditoriale da parte di Enti pubblici e non, opportunamente accreditati. La dimensione del finanziamento globale della misura assicurerà che la stessa non si esaurisca in tempi brevi al fine di fornire uno stimolo all’economia meridionale nei prossimi anni.

Sono inoltre previste ulteriori misure per sostenere l’imprenditoria giovanile nel settore agricolo in ragione delle sue specificità.
L’istanza di accesso alla misura, corredata da tutta la documentazione relativa al progetto imprenditoriale, attraverso una piattaforma dedicata sul sito istituzionale dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa S.p.A. - Invitalia, che opera come soggetto gestore della misura, per conto della Presidenza del Consiglio dei ministri, amministrazione titolare della misura, con le modalità stabilite da apposita convenzione.

Le domande, in particolare, possono essere presentate, fino ad esaurimento delle risorse a tal fine stanziate, dai soggetti che siano già costituiti al momento della presentazione o si costituiscano, entro 60 giorni dalla data di comunicazione del positivo esito dell'istruttoria nelle seguenti forme giuridiche:
impresa individuale;
società, ivi incluse le società cooperative.

I soggetti beneficiari della misura devono mantenere la residenza nelle predette regioni per tutta la durata del finanziamento e le imprese e le società devono avere, per tutta la durata del finanziamento, sede legale e operativa in una delle regioni agevolate.

ZES - Ulteriore misura è quella che istituisce e regolamenta le ZES. Esse saranno concentrate nelle aree portuali e nelle aree ad esse economicamente collegate. Lo scopo è di sperimentare nuove forme di governo economico di aree concentrate, nelle quali le procedure amministrative e le procedure di accesso alle infrastrutture per le imprese, che operano o che si insedieranno all’interno delle aree, siano coordinate da un soggetto gestore in rappresentanza dell’Amministrazione centrale, della Regione interessata e della relativa Autorità portuale, al fine di consentire una progettualità integrata di sviluppo della ZES, con l’obiettivo di rilanciare la competitività dei porti delle regioni meridionali. 

Le modalità per l'istituzione di una ZES, la sua durata, i relativi criteri che ne disciplinano l'accesso e le condizioni speciali sono definite con Dpcm, da adottare su proposta del Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e con il Ministro dello sviluppo economico, sentita la Conferenza unificata, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.

Le ZES saranno dotate di agevolazioni fiscali aggiuntive, rispetto al regime ordinario del credito d’imposta al sud. In particolare, le nuove imprese e quelle già esistenti, che avviano un programma di attività economiche imprenditoriali o di investimenti di natura incrementale nella ZES, possono usufruire delle seguenti tipologie di agevolazioni:
procedure semplificate, individuate anche a mezzo di protocolli e convenzioni tra le amministrazioni locali e statali interessate, e regimi procedimentali speciali, recanti accelerazione dei termini procedimentali ed adempimenti semplificati rispetto a procedure e regimi previsti dalla normativa regolamentare ordinariamente applicabile, sulla base di criteri derogatori e modalità individuate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare su proposta del Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno, se nominato, previa delibera del Consiglio dei ministri;
accesso alle infrastrutture esistenti e previste nel Piano di sviluppo strategico della ZES alle condizioni definite dal soggetto per l'amministrazione, nel rispetto della normativa europea e delle norme vigenti in materia di sicurezza, nonché delle disposizioni vigenti in materia di semplificazione previste dagli articoli 18 e 20 del decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 169.

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Da notare che, oltre agli investimenti delle PMI, saranno eleggibili per il credito d’imposta investimenti fino a 50 milioni di euro, di dimensioni sufficienti ad attrarre player internazionali di grandi dimensioni e di strategica importanza per il trasporto marittimo e la movimentazione delle merci nei porti del Mezzogiorno. Le ZES saranno attivate su richiesta delle regioni meridionali interessate, previo adeguato progetto di sviluppo, e queste ultime saranno pienamente coinvolte nel loro processo d’istituzione e nella loro governance.
Le ZES saranno attivate su richiesta delle regioni meridionali interessate, previo adeguato progetto di sviluppo, e queste ultime saranno pienamente coinvolte nel loro processo d’istituzione e nella loro governance.

Velocizzazione degli investimenti pubblici e privati - Il Decreto prevede, infine, strumenti di velocizzazione degli investimenti pubblici e privati, la semplificazione delle procedure adottate per la realizzazione degli interventi dei Patti per lo sviluppo nelle regioni del Mezzogiorno, accelerando i tempi e riducendo gli oneri a carico delle Amministrazioni centrali. Con una specifica misura di valorizzazione dei Contratti Istituzionali di sviluppo si rende invece possibile l’utilizzo di questa forma di gestione dell’attuazione degli interventi di notevole complessità nei programmi operativi, finanziati con risorse nazionali e comunitarie, che ha dato buoni frutti nelle esperienze già attive.