giovedì 31 agosto 2017

Desideri iniziare una nuova attività imprenditoriale e Aprire Partita IVA come Traduttore e Interprete

Secondo le norme italiane, coloro che esercitano un’attività economica in maniera abituale e con la prevalenza del lavoro intellettuale, con esclusione delle attività riservate per legge ai soggetti iscritti in albi o elenchi ai sensi dell’articolo 2229 del codice civile, delle professioni sanitarie e delle attività e dei mestieri artigianali, commerciali e di pubblico esercizio disciplinati da specifiche norme, appartengono alla categoria delle professioni non protette o non regolamentate.

Come diventare traduttore e interprete

E chi, ancora non lo è, e vuole diventare un traduttore e un interprete? Per diventare traduttore e interprete bisogna frequentare un percorso formativo che garantisca una solida preparazione di base e che possibilmente sia riconosciuto anche all’estero. Queste scuole formano figure professionali molto preparate che sono in grado di lavorare in tutta Europa in diversi settori come l’assistenza linguistica, le traduzioni di testi e verbali, la mediazione culturale e così via.

I traduttori e gli interpreti di oggi, rispetto al passato lavorano in maniera totalmente diversa e con strumenti all’avanguardia come i CAT tools. Si tratta  di strumenti per la traduzione assistita da computer (la sigla CAT sta appunto per Computer Assisted Translation). Niente a che fare con strumenti come il traduttore di Google, ma veri e propri software che automatizzano il processo di traduzione lavorando sui numerosissimi strumenti che incorporano: riconoscimento ottico dei caratteri, strumenti per l’ortografia e la grammatica, project management e le memorie di traduzione.

Aprire partita IVA come traduttore e interprete

Per aprire la partita IVA come traduttore e interprete non ci sono costi iniziali se non quello dell’onorario del commercialista a cui affidi l’incarico di aprire la partita IVA. In alternativa, puoi aprire la partita IVA tu stesso presentando la richiesta presso il competente Ufficio dell’Agenzia delle Entrate mediante la compilazione dell’apposito modello.

Il codice ATECO da indicare per l’apertura della partita IVA come traduttore e interprete è il codice 74.30.00. Dal momento che si tratta di un’attività di lavoro autonomo, l’attività di traduttore e interprete non comporta l’obbligo di iscrizione alla Camera di Commercio Industria e Artigianato (CCIAA).

Dal punto di vista previdenziale, i traduttori e gli interpreti hanno l’obbligo di iscriversi alla gestione separata INPS dei liberi professionisti senza cassa. L’iscrizione alla gestione separata INPS può essere effettuata tramite invio per posta raccomandata o con invio telematico utilizzando il sito istituzionale dell’INPS.

Il contributo INPS è interamente a carico dei professionisti, che tuttavia hanno la facoltà di addebitare al cliente in fattura, a titolo di rivalsa, un’aliquota pari al 4% del compenso indicato. Il versamento dei contributi INPS avviene con lo stesso meccanismo di acconto e saldo e con le medesime scadenze previste per i versamenti delle imposte sul reddito (IRPEF).

Come gestire una crisi reputazionale? Come comportarti quando ciò accade?

La reputazione professionale è il risultato di un lungo lavoro di rafforzamento del consenso, costruito nel corso del tempo, con l’obiettivo di creare e consolidare le relazioni professionali con clienti e potenziali clienti.

Quando si verifica un evento straordinario, imprevisto e dannoso per il professionista occorre intervenire in modo tempestivo e pertinente per scongiurare il pericolo di mandare in fumo anni e anni di duro lavoro.

La premessa è che non esiste un vero e proprio “ABC di comportamento”, in quanto la gestione di una crisi reputazionale non può essere legata a schemi di comportamento completamente rigidi.

Come gestire una crisi reputazionale

Il primo passo da fare però, può essere quello di valutare l’entità del danno e reagire di conseguenza. Chi ha iniziato ad alimentare le notizie che circolano? Cosa si dice in giro? Dove si dice? In quali ambienti? Cosa si legge sui giornali o su internet (social network, commenti sui blog o forum)? Che peso hanno le notizie che stanno circolando?

Quando la notizia è apparsa su un giornale o un quotidiano (anche on line) si può chiedere la modifica dell’articolo o del post incriminato spiegando le proprie ragioni o il proprio punto di vista.

Particolare attenzione invece bisogna prestare alle crisi reputazionali che corrono sul web. Purtroppo, le crisi reputazionali on line si diffondono abbastanza velocemente, grazie alla viralità con cui circolano le notizie negative (commenti, condivisioni sui social).

Diventa essenziale allora ascoltare e comprendere le motivazioni che hanno alimentato la diffusione del passaparola negativo. A questo punto è opportuno agire con un’azione di smentita o richiesta di chiarimento.

Nel caso di notizia non vera o scorretta si possono subito mettere a disposizione informazioni precise, veritiere e trasparenti, aprirsi al dialogo facendo circolare informazioni positive e corrette. In casi gravi o gravemente lesive dell’immagine del professionista, si può adire le vie legali.

Nel caso di notizie corrette la strategia da adottare potrebbe essere quella di ammettere la veridicità della notizia, chiarendo la propria posizione con assoluta trasparenza e spiegare le proprie ragioni. A questo punto si può dire cosa si sta facendo (o cosa si è già fatto) per risolvere il problema.

E’ buona norma, in caso di notizia corretta, assumersi sempre le proprie responsabilità! I professionisti e le aziende che sanno assumersi le proprie responsabilità e sanno chiedere scusa, recuperano presto la loro reputazione presso i loro clienti.

La brutta abitudine di non comunicare invece può aumentare gli effetti negativi sulla reputazione professionale. Il rischio in questo caso è quello di allungare notevolmente i tempi e le opportunità di riconsolidare la propria immagine nel mercato.

Idee di marketing per gli ultimi mesi dell’anno


Nella vostra strategia tenete bene in considerazione le tempistiche: se siete un’e-commerce è importante non “bucare” le consegne, quindi muovetevi per tempo considerando anche possibili ritardi dato dal sovraffollamento commerciale del periodo.

Un’idea per settembre è quella di pensare a offerte dedicate al post rientro dalle vacanze (parte degli italiani va in vacanza alla fine di agosto) ed al back to school. Se avete prodotti o servizi inerenti a queste due categorie mettetele in gioco con offerte dedicate. Iniziate con una newsletter ma siate celeri: entrambe vanno inviate entro la prima metà di settembre.

A fine mese inizia poi l’autunno, momento nel quale è importante cambiare la vostra comunicazione, per passare a modalità di testi, contenuti e grafiche tipiche di questa stagione. Momento importante anche per sconti dedicati ‘di fine stagione’, che potrebbero aiutare a smaltire gli avanzi delle vendite.
In ottobre evento clou è sicuramente halloween (31 ottobre), in crescita anno su anno quanto ad interesse degli italiani. Anche in questo caso l’evento richiede una comunicazione consona e dedicata, tramite testi legati ai temi della feste (dolcetto o scherzetto, paura, scherzi, spaventi, etc) e grafiche dove la zucca è ben presente. L’originalità rispetto ai vostri competitor sarà l’ago della bilancia. Questa potrebbe essere un’occasione per andare a comunicare ad un target mediamente giovane (18-35).

Novembre è da sempre un mese di transizione, importante a livello annuale, ma senza avvenimenti importanti. Nella seconda metà si può iniziare a preparare le basi per le promozioni di Natale, per essere prontissimi per i primi di dicembre. Un’idea carina potrebbe essere quella di proporre ai vostri utenti la creazione di una sorta di ‘letterina di Natale’ sottoforma di wishlist: un utente che inserisce il prodotto in questa lista potrebbe tornare in seguito ad acquistarlo (e voi potreste inviare qualche email per ricordarglielo o per incentivarlo all’acquisto, magari con un piccolo sconto) e soprattutto la lista potrebbe essere condivisa sui social network o via email alle persone a lui vicine.

Sempre a novembre, a fine mese, tenete in considerazione il Black Friday ed il Cyber Monday.
A dicembre si entra in clima natalizio. In questo caso cercare davvero di essere originali: le solite grafiche con neve, alberi verdi e palline ornamentali sono davvero obsolete. Pensate poi al fatto che non tutti i vostri clienti, soprattutto se lavorate con l’estero, potrebbero dare questa connotazione al Natale. D’altro canto anche il calendario dell’avvento potrebbe darvi qualche spunto.

Ricordate che Natale non è solo per piccini. Le giovani coppie saranno propense a regali legati alla propria situazione amorosa, le coppie più grandi a viaggi, regali hi-tech e libri. Sfruttate al meglio la segmentazione dei vostri utenti per inviare campagne personalizzate, accompagnate da buoni sconti dedicati o promozioni imperdibili. In questo periodo date risalto ai vostri punti di forza, come la velocità di evasione e spedizione, la possibilità di personalizzazione di pacchetto (pacco regalo) e bigliettino, etc.
E poi… sarà tempo di saldi! Ma saremo già nell’anno prossimo.

A fine anno è inoltre importante fare un’analisi dell’andamento dell’anno, suddividendo lo stesso in trimestri o semestri. Questo vi aiuterà ad avere un quadro più completo e preciso della vostra stagionalità di vendita in modo da stilare un calendario di marketing per l’anno prossimo che tenga presente la vostra storia e le abitudini dei vostri clienti.

Il Marketing del rientro : Come tornare in ufficio a settembre senza impazzire subito

Come tornare in ufficio a settembre senza impazzire subito
Qualche consiglio utile per non sprecare la pausa estiva ed affrontare il ritorno al lavoro più carichi che mai

Settembre è dietro l’angolo, lunedì potresti tornare in ufficio e quindi cosa fare? Come riuscire ad allontanare quella sensazione d’ansia opprimente che comincia a montare?

Per chi ha staccato dal lavoro questi giorni sono forse i più difficili, hai creato una nuova routine quotidiana nella quale i ritmi frenetici sono stati spazzati via. Il tuo modo di pensare è rallentato ed il ritorno alle “ostilità” del tran tran lavorativo viene vissuto come un vero e proprio trauma.

Per questo motivo abbiamo deciso di fornirti qualche strumento lastminute per gestire al meglio i primi giorni feriali affinché le difficoltà cui andrai incontro possano essere assorbite nel miglior modo possibile.

Il prontuario del ritorno a lavoro senza stress

Ecco un elenco di quegli accorgimenti da prendere in questi ultimi giorni di vacanza per fare in modo che la sensazione di riposo non svanisca una volta ritornato alla vita di sempre:


  1. prenditi un giorno in più: se devi ritornare a lavoro il mercoledì, rientra dalla tua vacanza almeno il lunedì: quel giorno “di mezzo” ti servirà per riprendere il tuo ritmo quotidiano
  2. non arretrare le tue faccende domestiche: non accumulare bucato e non rimandare pulizie. Organizzati al meglio in casa per arrivare più produttivo in ufficio!
  3. ovunque tu sia stato in vacanza, porta al ritorno qualcosa con te. Un oggetto, un rito simbolico, una ricetta: quando si torna da un viaggio si torna sempre arricchiti e questo valore aggiunto portalo in ufficio e condividilo coi colleghi.
  4. fai una lista delle priorità: una volta rientrato, la tua scrivania sarà sommersa di appunti e cose da fare. Rimanda solo le cose superflue, avrai la mente più libera
  5. interrompi le tue sessioni di lavoro. Una mini pausa aiuta a rilassarsi, caricare la mente e a riprendere le energie. Anche pochi minuti possono ricaricare le tue batterie. 
  6. nessuno è necessario: non pensare che solo tu debba fare qualcosa in particolare. Lasciati aiutare dai tuoi colleghi, il lavoro di squadra è sempre un plus, ma soprattutto rispetta le loro esigenze come fossero le tue

A proposito di squadra, ricorda che i tuoi colleghi sono spesso tuoi amici. Crea con loro un rapporto di fiducia: un ambiente di lavoro tranquillo e sereno, ti aiuterà a rendere molto di più.
Non è tanto la produttività il tuo problema quanto la mancanza di motivazione?


Il miglior modo di prendersi cura della propria professionalità è prepararla costantemente alla crescita.

SETTORE AGRICOLO. II RATA CONTRIBUTIVA 2017


Importante adempimento in vista per i lavoratori del settore agricolo (coltivatori diretti, coloni, mezzadri e imprenditori agricoli professionali). Infatti, il prossimo 18 settembre 2017 (il 16 cade di sabato) scade il secondo appuntamento dell’anno 2017 per il versamento contributivo. Per questi ultimi il reddito medio convenzionale, utile per determinare la contribuzione dovuta, è pari per l’anno 2017 a 56,83 euro.

Polo unico visite fiscali dal 1° settembre: Ecco cosa devi sapere


Cambiano le visite fiscali per i dipendenti della Pubblica Amministrazione. Il controllo sarà gestito da un nuovo “Polo unico per le visite fiscali”, che entrerà in vigore da domani, il quale si avvale di strumenti e metodologie nuove. L’INPS, infatti, effettuerà le visite fiscali anche d'ufficio, cioè non solo su richiesta dei dirigenti della Pubblica Amministrazione come avveniva fino ad ora. E nel farlo si potrà avvalere, così come le indagini per il settore privato, di un sistema informatizzato che consentirà di eseguire controlli mirati nei confronti delle assenze considerate più "sospette".

Boeri ha chiarito che non si faranno controlli casuali, ma mirati: "Guardando all'esperienza e ai fattori di rischio specifico, ai casi di abuso e di comportamento opportunistico quando sono più frequenti, di storie individuali o piuttosto per alcuni giorni della settimana. Quindi concentrando le visite in alcuni giorni per rendere i controlli maggiormente efficaci".

Il presidente dell'INPS ha spiegato che "con il 'Polo unico per le visite fiscali' noi partiamo il 1° settembre, ma con una fase transitoria perché l'atto di indirizzo non è stato ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale e speriamo che avvenga nel più breve tempo possibile. Abbiamo anche bisogno del decreto" sulle fasce di reperibilità, "questo è molto importante per aumentare l'efficienza dei nostri controlli e dell'attività dei medici".

Numerose sono le novità introdotte dal menzionato Decreto Legislativo, come:

  1. l’attribuzione all’Istituto della competenza esclusiva ad effettuare visite mediche di controllo (VMC) sia su richiesta delle Pubbliche Amministrazioni, in qualità di datori di lavoro, sia d’ufficio;
  2. la revisione della disciplina del rapporto tra INPS e medici di medicina fiscale, da regolamentare mediante apposite convenzioni, da stipularsi tra l’INPS e le organizzazioni sindacali di categoria maggiormente rappresentative, sulla base di un Atto di indirizzo adottato con apposito Decreto Ministeriale;
  3. all’armonizzazione della disciplina dei settori pubblico e privato in materia di fasce orarie di reperibilità, nonché alla definizione delle modalità per lo svolgimento degli accertamenti medico legali, mediante adozione di un apposito Decreto.


Ma cosa cambia in sostanza? Ebbene, dal 1° settembre 2017, la richiesta di VMC potrà essere effettuata da parte delle Pubblica Amministrazione attraverso l'apposito portale già in uso; qualora invece le Pubbliche Amministrazioni in questione non utilizzassero ancora i servizi del portale, dovranno previamente procedere a richiedere le credenziali di accesso ai servizi online di consultazione attestati di malattia e di richiesta di visita medica di controllo. 

Inoltre, verrà messo a disposizione dei datori di lavoro pubblici anche un servizio che consentirà automaticamente di stabilire se quella Pubblica Amministrazione rientra meno tra quelle di competenza del polo unico.

Il datore di lavoro pubblico che decide di richiedere una VMC deve specificare se essa debba essere effettuata o meno presso l'ambulatorio (nel primo caso con le modalità previste dalla attuale normativa in caso di assenza del lavoratore a visita domiciliare), al fine di consentire la verifica dell'effettiva sussistenza dello stato morboso. Una volta effettuate le visite mediche di controllo, l’INPS farà in modo che i datori di lavoro pubblici abbiano gli esiti dei verbali all'interno dei servizi telematici, esattamente come avviene allo stato attuale per tutte le visite mediche di controllo datoriali nell'ambito dell’impiego privato.

Per quanto riguarda invece la disposizione d'ufficio delle visite mediche domiciliari, l'INPS segnala che dal 1° settembre 2017 gli applicativi in uso presso l'Istituto dovranno essere adattati al fine di acquisire i dati dei certificati dei dipendenti pubblici e disporre un numero prestabilito di visite d’ufficio; anche in questi casi comunque, al datore di lavoro verrà fornito l'esito della visita di controllo così come le informazioni riguardanti i casi di assenza dal domicilio e la sua conseguente convocazione a visita ambulatoriale.

Qualora il lavoratore si assenti dal domicilio, a seguito di visita medica di controllo disposta d'ufficio, si procederà con l'invito a visita ambulatoriale in conformità a quello che succede per i lavoratori del settore privato, all'interno della quale dovranno essere valutate solamente l'effettiva sussistenza dello stato morboso e la relativa prognosi, ma non la valutazione delle eventuali giustificazioni prodotte.

Soggetti interessati - Il nuovo polo unico per le visite fiscali avrà effetti per alcune particolari categorie di soggetti, che sono: 
quelli elencati all’articolo 1 del D.Lgs. n. 165/2001, per cui: “tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale l'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) e le Agenzie di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300”;
i soggetti di cui all'articolo 7, comma 1, del D.L. n. 179/2012 cioè tutti quei dipendenti del settore pubblico, i quali non sono però soggetti al regime previsto dal D.Lgs. n. 165/2001, per i quali si intendono, ai sensi dell'articolo 3 del TU del Pubblico Impiego: “i magistrati ordinari, amministrativi e contabili, gli avvocati e procuratori dello Stato, il personale militare e delle Forze di polizia di Stato, il personale della carriera diplomatica e della carriera prefettizia” nonché i dipendenti degli Enti che svolgono la loro attività presso l’Autorità garante della concorrenza e del mercato e i docenti e ricercatori universitari;
sono compresi tra i soggetti ai quali si applica tale disciplina anche i dipendenti delle autorità indipendenti, comprese Consob, Banca d'Italia così come il personale delle università non statali legalmente riconosciute.

Soggetti esclusi – Restano invece esclusi dalla disciplina di cui all'articolo 55-septies del D.Lgs. n. 165/2001:
i soggetti facenti parte delle forze armate e dei corpi armati dello Stato, così come del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, per i quali si intendono: Esercito, Marina militare, Aeronautica militare, Guardia di Finanza, Carabinieri, Polizia dello Stato, Polizia Penitenziaria, e Corpo nazionale dei vigili del fuoco (ad eccezione del personale volontario);
i dipendenti degli Enti pubblici economici, degli Enti morali e delle aziende speciali.

Accertamenti medico-legali – La modifica alla quale occorre prestare maggiormente attenzione riguarda però l'articolo 2-bis del D.Lgs. n. 75/2017, il quale prevede che gli accertamenti medico-legali sui dipendenti assenti dal servizio per malattia vengano effettuati in via esclusiva, su tutto il territorio nazionale da parte dell'Istituto previdenziale, e che essi possano essere svolti:
d'ufficio;
sulla base di una richiesta da parte dell'Amministrazione datrice di lavoro, con oneri a carico dell'INPS, il quale provvede però nei limiti delle risorse trasferite da parte delle Amministrazioni interessate.

Viene così disciplinato il rapporto specifico tra l'INPS e i medici di medicina fiscale: esso sarà gestito da parte di apposite convenzioni tra INPS e le organizzazioni sindacali di categoria maggiormente rappresentative sul piano nazionale; si ricorda in merito, che per la stipula delle convenzioni dovrà essere adottato un atto di indirizzo da parte del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione e con il Ministro della Salute, dopo aver sentito l'INPS per gli aspetti organizzativi e gestionali, e la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, così come le organizzazioni sindacali di categoria maggiormente rappresentative. Si andrà poi a definire anche la durata delle convenzioni demandando a queste ultime la disciplina delle incompatibilità in relazione alle funzioni di certificazione delle malattie.

Preventiva comunicazione in caso di allontanamento – Altra interessante novità introdotta dal D.Lgs. n. 75/2017, riguarda la regola secondo la quale qualora il dipendente debba allontanarsi dall’indirizzo comunicato durante le fasce di reperibilità allo scopo di effettuare visite mediche, prestazioni, accertamenti specialistici, ovvero per altri giustificati motivi, egli è tenuto a dare preventiva comunicazione all'Amministrazione di appartenenza, che ne darà opportuna notizia all'INPS, e – nei casi in cui è richiesto – dovrà essere presentata anche opportuna documentazione all'Amministrazione di appartenenza.

Come si adempie l’obbligo di formazione da parte dei revisori legali dal 1 gennaio 2017.

La Ragioneria Generale dello Stato ha reso noto l’elenco delle società e enti pubblici e privati accreditati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze presso i quali i soggetti iscritti nel Registro dei revisori legali possono assolvere l’obbligo di formazione professionale continua.

Ricordiamo che l’obbligo formativo decorre dal 1° gennaio 2017 e, pertanto, tale pubblicazione dell’elenco dei soggetti accreditati consente di dare attuazione all’art. 5 del d.lgs. 39/2010, così come sostituito dall’art. 5 del d.lgs. 135/2016.

Ai sensi della richiamata disposizione, l’attività di formazione continua può essere svolta mediante la partecipazione:

a)     a programmi di formazione a distanza erogati dal MEF;

b)    scegliere società o enti accreditati da Via XX Settembre;

c)     optare per le attività formative organizzate da albi professionali oppure da società di revisione legale.

Per rispettare gli obblighi professionali, i revisori dovranno seguire il programma annuale di formazione elaborato dal Comitato didattico per la formazione continua dei revisori legali. Dunque, sono ben delineate le materie da dover seguire per rispettare i vincoli di legge. Il programma per l’attività formativa è finalizzato a mantenere conoscenze teoriche e capacità professionali a un livello sufficientemente elevato per garantire un’adeguata qualità dei servizi di revisione legale.

Il primo raggruppamento di materie raccoglie quelle definite “caratterizzanti” e che costituiscono il nucleo dell’attività di formazione continua. Per questo motivo, esse dovranno rappresentare almeno il 50% dei crediti formativi di ciascun iscritto.

Rapportando ad anno, quindi, essi dovranno essere almeno 10 per le materie caratterizzanti.

La scelta dei restanti crediti (l’altro 50%) è libera e ciascun revisore potrà scegliere come orientare la propria formazione.

Egli avrà a disposizione una vasta gamma di materie, che spaziano dalla contabilità generale, analitica, disciplina di bilancio, principi contabili nazionali ed internazionali, analisi finanziaria, diritto commerciale, civile, societario, tributario, fallimentare, del lavoro, ecc..

I nuovi obblighi di formazione sono tassativi e chi non li rispetta rischia dalla blanda censura alla sospensione fino a tre mesi.

Nuovo spesometro trimestrale 2017


La trasmissione dei dati relativi alle fatture emesse e ricevute, cd. “nuovo spesometro” nella sua nuova formulazione, prevede il rispetto di un tracciato telematico. Tale tracciato costituisce, di fatto, insieme alle le diverse Risoluzioni intervenute a chiarimento dell’adempimento, la “guida” da seguirsi per espletare l’adempimento, posto che non sono state rilasciate istruzioni specifiche alla comunicazione stessa. Due i provvedimenti sino ad ora che riguardano le specifiche tecniche, ovvero il Provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate del 27 marzo 2017 prot. 58793, e le nuove specifiche “versione 1.1” del 11 luglio 2017.

Tecnicamente la trasmissione telematica dei dati deve avvenire tramite la piattaforma Fatture e Corrispettivi, mediante la produzione di files XML conformi al tracciato, sui quali deve essere apposta la firma elettronica. In buona sostanza il procedimento di invio è assimilabile a quello previsto per la spedizione dei dati della Comunicazione Periodica delle Liquidazioni IVA che è già stata oggetto di approfondimento.

Esistono tuttavia una serie di importanti differenziazioni: innanzi tutto la trasmissione dei dati deve avvenire con files separati per quanto riguarda le fatture ricevute (suffisso DTR) e le fatture messe (suffisso DTE). L’invio può anche avvenire “a pezzi”, nel senso che ogni invio successivo va ad implementare i dati trasmessi precedentemente. Per chiarire con un esempio, se vengono inviate 100 fatture di acquisto, e poi ci si accorge di averne dimenticate 2, si potrà inviare un file contenente solo le due mancanti, che automaticamente andranno ad aggiungersi alle 100 già trasmesse. Un invio successivo, pertanto, non va a sostituire il precedente, bensì ad implementarlo. Laddove fosse necessario annullare dei dati già inviati occorrerà effettuare una specifica trasmissione di file di tipo “annullamento” (suffisso ANN) che dovrà contenere il riferimento specifico assegnato in sede di trasmissione originaria alla / alle fatture che si intende annullare.

E’ prevista, fortunatamente, la possibilità di integrare o rettificare la comunicazione Dati Fatture, entro 15 giorni beneficiando di sanzioni ultra ridotte, ma anche oltre tale termine, secondo le regole ordinarie del ravvedimento operoso adeguate alle sanzioni previste per la comunicazione. Un’indicazione puntuale delle sanzioni dovute e delle modalità di ravvedimento sono state precisare con Risoluzione Agenzia delle Entrate nr.104/E (per approfondimenti: COMUNICAZIONI LIQUIDAZIONI PERIODICHE IVA E DATI FATTURE: IL PUNTO SUL RAVVEDIMENTO).

Vediamo ora quando trasmettere.

La comunicazione dati fatture è normativamente prevista a cadenza trimestrale, ma, solo per l’anno 2017, è stata prevista la cadenza semestrale. Il termine originariamente fissato per l’invio del primo semestre è stato oggetto di proroga, ed è attualmente stabilito entro il 18 settembre 2017. E’ tuttavia doveroso precisare che si tratta di una scadenza ‘con punto interrogativo’, perché a fronte delle richieste (e proteste) avanzate dagli operatori di settore pare sia in fase di completamento un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che fissi il terzo rinvio, concedendo maggior tempo per l’adempimento stesso.

Quando scadrà pertanto (davvero) la comunicazione Dati Fatture del primo semestre? Di fatto ad oggi non lo sappiamo con certezza. Si parla di fine settembre (ovvero 2 ottobre… quest’anno siamo ‘perseguitati’ da scadenze che cadono in giorni festivi), oppure addirittura fine ottobre, andando così (tanto per cambiare) a creare un nuovo ingorgo con la trasmissione dei 770 e di Redditi e IRAP. Insomma, per quanto si slitti continuamente, è sempre emergenza. Chissà che anche questo non faccia aprire gli occhi su un calendario fiscale talmente fitto che è impossibile non ritrovarsi sempre con scadenze accavallate.

Irap e 770, la proroga è ufficiale: l’invio slitta al 31 ottobre 2017

Si allunga dal 31 luglio al 31 ottobre il termine per la presentazione del modello 770, cioè la “dichiarazione dei sostituti d’imposta e degli intermediari relativa all’anno 2016”.

Si allunga invece di un mese, dal 30 settembre al 31 ottobre, il termine per la presentazione delle dichiarazioni annuali dei Redditi e dell’Irap 2017, per l’anno 2016; dichiarazioni che interessano persone fisiche, società di persone, studi associati e società di capitali con esercizio che coincide con l’anno solare e che possono essere effettuate solo online via Entratel o via Internet.

Il reddito d’inclusione da 485 euro è legge

Sì definitivo da parte del Consiglio dei ministri al decreto legislativo che introduce il reddito di inclusione (Rei). «Un aiuto a famiglie più deboli, un impegno di Governo, Parlamento e Alleanza contro la povertà» scrive su twitter il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, dopo che l’esecutivo ha dato il via libera definitivo alla misura. Il reddito di inclusione (Rei) sostituisce il sostegno all'inclusione attiva (Sia), partirà il primo gennaio 2018 e consiste in un assegno mensile di importo variabile dai 190 fino ai 485 euro in caso di famiglie molto numerose per una durata massima di 18 mesi. Interessata una platea di 400mila nuclei, pari a circa 1,8 milioni di persone.

Ecco il reddito di inclusione: a chi spetta e quanto vale
Per la prima volta l'Italia si dota così di uno strumento contro la povertà, partendo da coloro che negli anni di crisi hanno subito il calo peggiore delle proprie condizioni di vita, i nuclei con bambini. Un grande passo in avanti a dire del premier, che ha firmato in aprile il memorandum di intesa con l'Alleanza contro la povertà sull'attuazione della legge delega che istituisce il reddito di inclusione ( «la crisi che abbiamo attraversato, la più grave dal Dopoguerra, ci ha lasciato un incremento della povertà e chi governa deve riconoscere il problema» era stato il suo commento).


Il reddito di inclusione (Rei), come precisa la nota diffusa al termine del Consiglio dei ministri, viene riconosciuto ai nuclei familiari che rispondano a determinati requisiti relativi alla situazione economica. In particolare, il nucleo familiare del richiedente dovrà avere un valore dell'Isee, in corso di validità, non superiore a 6mila euro e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20mila euro. In prima applicazione sono prioritariamente ammessi al Rei i nuclei con figli minorenni o disabili, donne in stato di gravidanza o disoccupati ultra cinquantacinquenni. Fermo restando il possesso dei requisiti economici, il Rei è compatibile con lo svolgimento di un'attività lavorativa. Viceversa, non è compatibile con la contemporanea fruizione, da parte di qualsiasi componente il nucleo familiare, della Naspi o di altro ammortizzatore sociale per la disoccupazione involontaria. Il reddito di inclusione sarà concesso per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi e sarà necessario che trascorrano almeno 6 mesi dall'ultima erogazione prima di poterlo richiedere nuovamente. Al Rei si accederà attraverso una dichiarazione a fini Isee “precompilata”.

Università gratis per gli studenti a basso reddito e in corso


Grazie all'entrate in vigore della Legge di bilancio, le università pubbliche in Italia saranno gratis per chi ha un Isee sotto i 13mila euro

Buone nuove per chi frequenta una delle università pubbliche presenti sul suolo italiano. Come riporta La Repubblica, matricole e studenti in pari con gli esami non dovranno più pagare la retta universitaria, grazie all'entrata in vigore dell'ultima legge di bilancio che premia chi entra per il primo anno in un ateneo e chi non è fuoricorso.

Per le matricole, infatti, in caso di reddito Isee fino a 13.000 euro l'iscrizione sarà gratis (esclusi imposta regionale e bollo). Niente tasse anche per gli anni successivi per gli studenti in corso e in regola con gli esami. Maxi taglio dei costi anche per chi ha un Isee più elevato ma entro il tetto dei 30.000. Inoltre non ci saranno tasse per i dottorandi che non hanno una borsa di studio.

Per chi usufruirà della legge, gli unici oneri per l'iscrizione universitaria saranno allora la tassa per il diritto allo studio di 140 euro e il bollo di 16 euro.

Rispetto al passato, per gli studenti nella stessa fascia Isee il risparmio annuo medio è tra i 300 e i 500 euro. La platea complessivamente interessata dal cambiamento dovrebbe essere di circa 600mila famiglie.



martedì 8 agosto 2017

Caro Amato odiato bancomat

Cari amici,
Ci risiamo. E’ tornato il tormentone dell’estate. Per qualche misteriosa ragione il solleone suscita, oltre ad un caldo esagerato, la voglia irrefrenabile di… bancomat!

Correva l’anno 2014, quando, ai senti del D.L. 179/2012, il cosiddetto “Decreto crescita 2.0”, a partire dal 1 luglio sarebbe stato imposto a tutti i professionisti, commercianti, imprese in genere aventi contatti con il pubblico di dotarsi di bancomat ed accettarlo per pagamenti di importo superiore a 30 euro.

Tre anni son passati da quella disposizione, di fatto passata inosservata perché priva di sanzioni.

Ora la questione torna in auge, a seguito di un’intervista rilasciata dal vice ministro Casero, che ha dichiarato che entro settembre sarà approvato un decreto che imporrà le sanzioni a tutti i commercianti che rifiuteranno il pagamento con il bancomat.

Di fatto bancomat (inteso come apparecchio) obbligatorio per tutti (con i connessi costi fissi) e addio ai cartelli “non si accettano pagamenti con carte di credito / bancomat”.

Un provvedimento di modernizzazione, certamente, che ci dovrebbe avvicinare ad una realtà ormai consolidata all’estero, ma che certamente non è vista con favore dai soggetti interessati al nuovo obbligo. A questo punto i soliti invocheranno la scusante della caccia all’evasore, quasi che il pagamento con altri strumenti non fosse altrettanto tracciabile (si pensi ai bonifici), ma è chiaro che alle proteste degli operatori è sottesa una domanda ovvia ed incontestabile: CHI PAGA? Altrettanto ovvia la risposta… sempre i soliti. Ovvero i piccoli commercianti, gli artigiani, i piccoli professionisti, già vessati ed inseguiti da una marea di disposizioni fiscali, tributarie, previdenziali, di sicurezza sul lavoro, di privacy, di antiriciclaggio etc. etc.

Costi che si accumulano, e che con ogni probabilità in qualche modo potrebbero essere ribaltati sull’utenza finale, ma che in gran parte graveranno sugli esercenti, “il popolo del – tiro giù serranda”.

A fronte di tutto questo, pare, uno sgravio per ciascuna spesa onorata con carta di credito o bancomat, in piena ottica di “conflitto di interessi”.
Prepariamoci dunque ad un autunno caldo che vedrà contrapposti, come sempre, due fazioni di “poveri”: quelli che vedono in ogni commerciante (e simili) un nababbo che fonda il suo successo sull’evasione. Dall’altra i consumatori, contenti di poter usare la carta come e quando vogliono, ignari del fatto che probabilmente questo loro costerà un aumento di tariffe. A latere il famoso “terzo che gode” … le banche. Quelle alle quali, chissà perché, va sempre tutto bene.

Godetevi le vacanze, se le fate, cari amici. In autunno ci sarà da ridere.
Editoriale di Antonio Gigliotti

lunedì 7 agosto 2017

Vacanze: gli errori da evitare!

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mercoledì 2 agosto 2017

TABELLA

Pausa estiva anche per i TERMINI PROCESSUALI

Anche quest'anno è prevista la pausa estiva per il processo civile, amministrativo e tributario. La sospensione feriale dei termini processuali si applica dal 1° fino al 31 agosto 2017

Dal 1° al 31 agosto 2017 il processo civile, amministrativo e tributario va “in ferie”. I termini processuali sono, infatti, sospesi per legge durante il mese di agosto per riprendere poi a decorrere a partire dal 1° settembre 2017.