lunedì 29 settembre 2014

Se vedi le rondini a san Michele....




Se la tradizione della meteorologia popolare era convinta che "una rondine non fa primavera", ancor più era sicura che "Quand it vedde le rôndôle a San Michel, l'invern a ven nen fin a dop Natal" (Quando vedi le rondini il 29 settembre l'inverno non arriva che dopo Natale)......

perciò aguzzate la vista....se oggi le rondini svolazzano nel Cielo, l'inverno arriverà dopo Natale (magariiiii  )


Buona giornata a tutti :)

venerdì 26 settembre 2014

Piano Scuole sicure

Via libera all’assegnazione di 400 milioni di euro per il 2015 per la riqualificazione e messa in sicurezza degli edifici scolastici pubblici, il programma ‪#‎scuolesicure‬ del Governo. Gli Enti dovranno affidare i lavori entro il 31 dicembre 2014, pena la revoca dei finanziamenti

giovedì 25 settembre 2014

Quest'Italia non ci piace e soprattutto ci indigna pensare all'eredità di valori distorti" che rischiamo di lasciare alle generazioni future

Il capitano del "Torni a bordo... cazzo" rimosso dal settore operativo della Capitaneria: "Sto pagando per tutto quello che ho fatto la notte della Concordia. Tanti colleghi hanno avuto ruoli di comando, io no. Non mi lamento ma trasferirmi è troppo".

"Sono amareggiato e sto riflettendo su molte cose, comprese le stellette che porto addosso". Stacca le parole, le intervalla ai silenzi, il capitano Gregorio De Falco, l'eroe della notte della Concordia, quello che ordinò a Francesco Schettino il celebre e rabbioso "torni a bordo cazzo". Lo stesso che dalla sala operativa della capitaneria di Livorno sospettò prima di tutti gli altri, assieme al collega Alberto Tosi, che il black out a bordo della grande nave da crociera fuori rotta, fosse una colossale bugia.

Il capitano di fregata è stato informato ieri che dovrà lasciare il settore operativo della Capitaneria di Livorno: a fine settembre infatti sarà trasferito in altri uffici, sempre della Direzione marittima di Livorno. Uffici amministrativi. Lui non ci sta e sta meditando in queste ore anche di abbandonare la divisa.

Foto: Quest'Italia non ci piace e soprattutto ci indigna pensare all'eredità di valori distorti" che rischiamo di lasciare alle generazioni future

Il capitano del "Torni a bordo... cazzo" rimosso dal settore operativo della Capitaneria: "Sto pagando per tutto quello che ho fatto la notte della Concordia. Tanti colleghi hanno avuto ruoli di comando, io no. Non mi lamento ma trasferirmi è troppo". 

"Sono amareggiato e sto riflettendo su molte cose, comprese le stellette che porto addosso". Stacca le parole, le intervalla ai silenzi, il capitano Gregorio De Falco, l'eroe della notte della Concordia, quello che ordinò a Francesco Schettino il celebre e rabbioso "torni a bordo cazzo". Lo stesso che dalla sala operativa della capitaneria di Livorno sospettò prima di tutti gli altri, assieme al collega Alberto Tosi, che il black out a bordo della grande nave da crociera fuori rotta, fosse una colossale bugia. 

Il capitano di fregata è stato informato ieri che dovrà lasciare il settore operativo della Capitaneria di Livorno: a fine settembre infatti sarà trasferito in altri uffici, sempre della Direzione marittima di Livorno. Uffici amministrativi. Lui non ci sta e sta meditando in queste ore anche di abbandonare la divisa.

lunedì 22 settembre 2014

Registro imprese, iscrizione lampo



Iscrizione immediata delle aziende (Spa escluse) e degli atti notarili al Registro imprese. Sono questi i principali effetti dell'entrata in vigore, a partire dal 1° settembre, dell'articolo 20, comma 7 bis del decreto 91/2014, convertito con modifiche dalla legge 116/2014, finalizzato a facilitare le procedure per l'avvio delle attività economiche e le procedure di iscrizione nel registro imprese.
Attualmente, infatti, l'ufficio camerale del Registro imprese ha cinque giorni dall'arrivo della pratica per effettuare l'iscrizione e si discute se il termine sia ordinatorio o perentorio.

Ora la legge impone al Registro imprese di accelerare gli adempimenti della pubblicità legale delle società. La novità consiste nell'iscrizione "immediata" nel registro delle richieste, che vengono sempre spedite per via telematica, alle quali è allegato un atto notarile (sia atto pubblico sia scrittura privata autenticata). Sono escluse dall'agevolazione, in quanto normalmente alla base non c'è un atto pubblico, le altre richieste delle società (ad esempio quelle di nomina di amministratori o di esercizio della attività) e le iscrizioni delle imprese individuali. Per le richieste per cui non è ammessa l'agevolazione rimane il termine di cinque giorni per l'iscrizione.

L'individuazione delle pratiche del Registro cui si applica l'iscrizione immediata non crea difficoltà perché la distinzione la fa sempre la presenza dell'atto notarile. Per raggiungere l'obiettivo dell'iscrizione immediata il comma 7-bis modifica, senza citarlo, l'articolo 2189 Codice civile nella parte in cui stabilisce che «prima di procedere alla iscrizione, l'ufficio del Registro deve accertare (...) il concorso delle condizioni richiesta dalla legge per l'iscrizione». Dal 1° settembre, quindi, il conservatore del Registro non deve effettuare questo controllo di legalità che spetta esclusivamente al notaio. Così, almeno per le iscrizioni con atto notarile, viene risolta la questione sulla estensione dei poteri di controllo del conservatore.

Tuttavia, anche dopo l'iscrizione immediata, rimane il potere del giudice del Registro, su segnalazione del conservatore, di accertare se il notaio ha rispettato la legge ed, eventualmente, ordinare la cancellazione della richiesta iscritta.


Un aspetto da chiarire riguarda l'applicabilità, anche per le iscrizioni immediate, delle disposizioni che impongono al conservatore di verificare preventivamente «la regolarità formale della documentazione» (articolo 2330 Codice civile) ed effettuare i controlli formali – ad esempio firme, bolli e diritti – previsti dal regolamento del registro (Dpr 581/1995).
È ragionevole ritenere che il ministero dello Sviluppo economico confermerà l'esistenza del controllo formale anche perché si tratta di obblighi materiali che sono in parte indispensabili per una corretta gestione del sistema informatico.
Con la nuova norma si velocizzano dunque le procedure di iscrizione degli atti costitutivi e modificativi di società di capitali (tranne la Spa) e di persone: dalla iscrizione degli atti costitutivi dipende infatti l'esistenza stessa della società, mentre dalla pubblicità degli atti modificativi dipende la loro efficacia.

Non cambia nulla invece per gli atti di cessione di quote di Srl: la loro efficacia dipende dal "deposito" e non dalla "iscrizione" (articolo 2470, com ma 1, Codice civile).



lunedì 15 settembre 2014

Beni culturali, pubblicato il bando per i «tecnici» del restauro

Internet veloce in tutte le classi? Servono 7,9 euro al mese per studente



di Eugenio Bruno

Uno dei capitoli della «buona scuola» delineata dal governo è l'approdo massiccio e definitivo al digitale. Parte da qui il Censis nel suo "Diario della transizione" per stimare quanto costa il fabbisogno di connettività degli istituti scolastici. Solo per internet veloce servirebbero 7,9 euro al mese per studente. Nel complesso portare l'innovazione in tutte le classi costerebbe 650 milioni. Da finanziare con nuovi impegni di spesa sul bilancio dello Stato o delle amministrazioni territoriali oppure con un maggiore coinvolgimento dei privati.Che già oggi però versano un contributo di 110 euro all'anno per alunno.

Una riforma di sistema
Ripensare la scuola - scrive l'istituto presieduto da Giuseppe De Rita - significa intervenire sia sulle risorse umane che sulle strutture. Sul primo punto si punterà sulla stabilizzazione, a partire dal prossimo anno scolastico, di 148.100 docenti. Una misura - si legge nella nota del Censis - che ha ancora il difetto di «guardare alla scuola e di destinare le relative risorse in modo autoreferenziale, secondo una logica corporativa, non toccando tutti i difetti strutturali sui quali è necessario investire ulteriori e significative risorse per attuare una riforma di sistema della funzione educativa».
Le risorse per gli interventi strutturali
Affrontare la transizione strutturale della scuola (edifici, impianti, attrezzature, connessioni veloci) richiede, secondo la stima del Censis, investimenti per 2,2 miliardi di euro all'anno per i prossimi cinque anni. Di questi, il 76% da destinare agli edifici e il 24% alle attrezzature e all'arredo scolastico. Per l'edilizia le risorse messe in campo dal governo per il biennio 2014-2015 ammontano a poco più di un miliardo di euro, a cui si dovrebbe aggiungere un altro miliardo grazie agli investimenti Inail e ai mutui per l'edilizia scolastica, oltre alle risorse derivanti dall'8 per mille e dai fondi europei. Importi definiti appena sufficienti ad affrontare l'emergenza. Il fabbisogno per compiere la transizione strutturale della scuola è di 1.377 euro all'anno per ciascun alunno. Ma chi li paga?
Il contributo delle famiglie
Su 2,5 miliardi di euro di esborso complessivo per tenerle aperte, il 37,2% arriva dallo Stato, il 29,7% dalle famiglie (mense, gite, contributi volontari), il 13% dai fondi europei, il 7,5% dai Comuni, il 7,1% dalle Regioni e il 3,2% dalle Province. I soggetti privati, diversi dalle famiglie, contribuiscono solo per il 2,3% (donazioni, sponsorizzazioni, affitti). Il costo medio per alunno a carico delle famiglie è così di 110 euro all'anno, con significative differenze a livello territoriale. Si passa da 177 euro all'anno per alunno nella regione Lazio a 101 euro in Lombardia, a 81 euro in Sicilia e 74 euro in Campania.

Il costo della digitalizzazione
Arriviamo così ai costi della scuola digitale. Che necessita di connessioni veloci e reti robuste: almeno 100 Mbps oggi e, in prospettiva, almeno dieci volte tanto fra tre anni. A causa del gravissimo ritardo negli investimenti di rete, oggi il nostro Paese non è in grado di far fronte a questa domanda. Secondo gli obiettivi europei, nel 2020 il 100% della popolazione dovrebbe essere connesso ad almeno 30 Mbps e il 50% ad almeno 100 Mbps. Ma oggi le aree territoriali oggetto di nuovi investimenti per le connessioni veloci coprono solo il 20% della popolazione italiana. Dopo la chiusura nel 2013 del progetto Scuole nell'ambito del Sistema pubblico di connettività (Spc), i contributi in questa direzione si sono praticamente azzerati. Prevedere, in termini anche più modesti rispetto agli altri Paesi, di arrivare a connessioni standard nelle scuole di almeno 30 Mbps equivale a stimare per l'anno prossimo costi correnti per circa 650 milioni di euro, dei quali 184 milioni per la connettività, 274 milioni per la sicurezza e 192 milioni per l'utilizzo delle infrastrutture e delle apparecchiature tecnologiche. Tradotto in costo medio, il Censis stima una bolletta per internet veloce nelle scuole «chiavi in mano» di 7,9 euro al mese per studente. Che potrebbero scendere grazie alle economie di scala Un piano di connettività basato su una copertura non dei singoli istituti, ma dei distretti scolastici (dopo la riforma del 2002 non sono più entità autonome, ma possono comunque funzionare come basi territoriali operative), ad esempio, farebbe scendere la bolletta internet a 6,5 euro al mese per studente.

In cattedra dopo l'abilitazione e il concorso: tra vecchie e nuove regole di Nicola Da Settimo


Il quesito
Mi sono laureato, con un buon punteggio, in ingegneria civile nel 2007.
In questi anni ho esercitato la professione di ingegnere, svolgendo lavori come tecnico ma, a causa della forte crisi del settore edilizio e della conseguente scarsità di incarichi, ho deciso di tentare la strada dell'insegnamento e mi sono pertanto inserito nelle graduatorie di istituto per le supplenze. Non mi è chiaro, però, il percorso che dovrei fare per avere un contratto a tempo indeterminato o almeno una supplenza di durata annuale. È vero che le stesse graduatorie di istituto sono articolate in fasce e che io, pur avendo un discreto punteggio per la laurea, risulterò dietro a chi vi è inserito da più tempo? (B.C. - Roma)

La risposta
I meccanismi per le assunzioni del personale docente e non docente della scuola italiana non brillano per semplicità, anche se l'intento della normativa è sempre quello di assicurare il rispetto del principio costituzionale dell'accesso al pubblico impiego mediante procedure a carattere concorsuale che garantiscano trasparenza, merito e par condicio. Le graduatorie di istituto sono il primo possibile canale per accedere ai contratti per supplenze brevi, di competenza delle scuole. Sono articolate in tre fasce, che in realtà dipendono dal tempo di inserimento solo in parte, in quanto la seconda e terza fascia sono aperte; ma, mentre in seconda fascia sono inseriti i docenti abilitati, in terza vanno i non abilitati (come il lettore). La prima fascia non è aperta, ma riservata ai docenti che risultano inseriti anche in graduatoria ad esaurimento provinciale. In tal caso, il punteggio non dipende dalla scuola cosiddetta "capofila", cioè quella cui è stata presentata la domanda, ma deriva dall'automatica trasposizione del punteggio in possesso in graduatoria ad esaurimento. La graduatoria ad esaurimento è utilizzata per la metà dei contratti a tempo indeterminato disposti annualmente (mentre la restante metà viene presa dalle graduatorie del concorso ordinario) e per il conferimento delle supplenze annuali.


A decorrere dalla Finanziaria per il 2007 (legge 296/2006) le graduatorie già permanenti sono state trasformate in graduatorie ad esaurimento. Ne è conseguito che solo per il biennio 2007/2008 - 2008/2009 vennero consentiti, per l'ultima volta, nuovi inserimenti di personale abilitato.
Pertanto, coloro che hanno conseguito l'abilitazione successivamente hanno diritto ad essere inseriti in seconda fascia delle graduatorie di istituto, ma non in prima, in quanto essa presuppone anche l'inserimento in graduatoria ad esaurimento.
Nel 2008 le Ssis - scuole di specializzazione all'insegnamento secondario - sono state soppresse dal ministro Gelmini e solo nel 2012 sono state riattivate le nuove procedure per il conseguimento dell'abilitazione, denominate Tfa - Tirocini formativi attivi. Si tratta di procedure a numero chiuso, come le Ssis, cui è necessario partecipare per la scalata al posto di ruolo, ottenibile con il superamento del concorso ordinario. Peraltro, per i docenti in possesso di tre anni di servizio, ma privi di abilitazione, si è dato corso ad una procedura abilitante speciale (Pas), senza test selettivo in entrata.


Attualmente (salvo iniziative legislative che riaprano l'accesso alle graduatorie ad esaurimento ai "nuovi" abilitati post 2008) il lettore, per diventare insegnante a tempo indeterminato di scuola secondaria, deve necessariamente superare la prova di accesso al Tirocinio formativo attivo. Conseguita l'abilitazione, potrà accedere al concorso ordinario, cui sono riservati il 50% dei posti di ruolo disponibili, mentre l'altro 50% continua a essere destinato all'esaurimento delle graduatorie provinciali. Questa regola generale non vale per i laureati entro l'anno accademico 2001-2002, per i quali è possibile accedere direttamente al concorso, anche senza abilitazione. Tuttavia, il superamento del concorso come idoneo ma non vincitore, non fa ottenere l'abilitazione.


È da sottolineare che una pronuncia del Tar Lazio ha aperto alla possibilità di partecipare al concorso (anche senza essere abilitato) a chi, come il lettore, si è laureato dopo l'anno accademico 2001-2002 (oppure anno accademico 2002-2003, se si tratta di corsi quinquennali). Infatti, l'articolo 2 del primo (e finora unico) Bando di concorso-decreto 82/2012 risulta essere stato annullato dal Tar Lazio - sezione III bis - con sentenza n. 11078 del 21 dicembre 2013, che ha statuito che l'Amministrazione avrebbe dovuto «permettere la partecipazione al concorso quanto meno a coloro che avessero conseguito un diploma di laurea idoneo entro la data fissata per la presentazione delle domande di partecipare alla procedura selettiva. Diversamente opinando ... si è determinata una ingiustificata disparità di trattamento tra candidati che hanno conseguito la laurea entro l'anno accademico 2002-03, ammessi al concorso a cattedre, e candidati, come gli odierni ricorrenti, che hanno conseguito identica laurea negli anni accademici immediatamente successivi, ma entro la scadenza del termine per la presentazione della domande. Il bando impugnata – prosegue il Tar – ha di fatto impedito la partecipazione al concorso a tutti i candidati, segnatamente i più giovani di età, in possesso di diploma di laurea acquisito a decorrere dall'anno accademico 2008-2009, per i quali è rimasto interdetto qualsiasi percorso abilitante».


Il percorso d'accesso all'insegnamento fin qui delineato, pienamente valido fino al settembre 2015 (graduatorie, abilitazione, concorso) dovrebbe venire semplificato a partire dal prossimo anno, almeno questo è quanto dichiarato dal premier Renzi, con il progetto sulla Buona scuola (di cui si attendono peraltro i relativi provvedimenti). Nel progetto del Governo l'unica via per accedere all'insegnamento dovrà essere quella dell'abilitazione e del concorso. È stato infatti annunciato un provvedimento eccezionale con cui verranno nominati in ruolo tutti i docenti presenti in graduatorie ad esaurimento, che saranno quindi soppresse, mentre quelle di istituto saranno unificate e serviranno solo per eventuali supplenze brevi che non possono essere coperte con i nuovi organici funzionali.

martedì 9 settembre 2014

La Fornero piangeva??? Piangono gli italiani che non ne possono più.... Brutte notizie per lavoratori dipendenti e imprenditori : Arriva la "tassa Inps" ...

Brutte notizie per lavoratori dipendenti e imprenditori : Arriva la "tassa Inps":

 La riforma Fornero fa sentire alcuni dei propri effetti anche a mesi di distanza: uno di questi è il contributo sul fondo di solidarietà residuale per i lavoratori non coperti dalla cassa integrazione guadagni, previsto a suo tempo dalla riforma, che lavoratori dipendenti e imprenditori inizieranno a pagare dal mese di settembre. Il contributo è dello 0,5% sulla retribuzione, di cui un terzo è a carico del lavoratore. Dalla busta paga di settembre verranno tolti gli arretrati da gennaio 2014, quindi il calcolo è il seguente: lo 0,5 della retribuzione diviso 3 (il terzo a carico del lavoratore), da moltiplicare poi per 9 (i mesi arretrati).


Da questo mese si comincerà infatti a pagare all’Inps il contributo sul fondo di solidarietà residuale per i lavoratori non coperti dalla cassa integrazione guadagni, come previsto dalla riforma Fornero. Il contributo è dello 0,5% sulla retribuzione: un terzo è a carico del lavoratore. Dalla busta paga di settembre verranno tolti gli arretrati da gennaio 2014.

L’articolo 3 della Legge 28 giugno 2012, n. 92 – ricorda l’Inps – “ha la finalità di assicurare ai lavoratori dipendenti da imprese operanti in settori non coperti dalla normativa in materia d’integrazione salariale una tutela in costanza di rapporto di lavoro nei casi di riduzione o sospensione dell’attività lavorativa per cause previste dalla normativa in materia di integrazione salariale ordinaria o straordinaria”. In pratica per le aziende che non sono coperte dalla cassa (come ad esempio quelle commerciali fino a 50 dipendenti) arriverà uno strumento di tutela in caso di sospensione dell’attività lavorativa. Ma la tutela sarà prevista per un periodo più breve di quello della cig. Si potrà ricevere l’assegno per soli tre mesi (prorogabili in via eccezionale fino a 9).

“Il fondo – si legge nella circolare – ha l’obbligo del bilancio in pareggio e non può erogare prestazioni in carenza di disponibilità”. Il fondo che dovrebbe sostituire di fatto le prestazione erogate con la cassa in deroga (per la quale, in via di eliminazione a fine 2016, non sono previsti contributi da aziende e lavoratori) si finanzia con “un contributo ordinario dello 0,50% della retribuzione mensile imponibile ai fini previdenziali dei lavoratori dipendenti (esclusi i dirigenti), di cui due terzi a carico del datore di lavoro e un terzo a carico del lavoratore.

Il contributo avrebbe dovuto essere versato dall’inizio del 2014 ma le modalità sono arrivate solo ora e a settembre non solo si pagheranno gli arretrati (per una retribuzione lorda di 2.000 euro mensili circa 30 euro a carico del lavoratore e 60 per l’impresa) ma si chiederà anche l’1% di mora sul dovuto a partire dal 7 giugno.

E’ previsto inoltre un contributo addizionale totalmente a carico del datore di lavoro che ricorra alla sospensione o riduzione dell’attività lavorativa, calcolato in rapporto alle retribuzioni perse nella misura del 3% per le imprese che occupano fino a 50 dipendenti e del 4,50% per le imprese che occupano più di 50 dipendenti. Dal 2020 il sistema peraltro diventerà ancora più “a consumo”, sottolinea il segretario confederale Uil Guglielmo Loy, con la possibilità per l’azienda di recuperare attraverso le prestazioni ai lavoratori sospesi solo le somme già versate




Problemi con l'INPS? Debiti contributivi che ti rubano il sonno? Da oggi costa meno "mettersi in regola"

Hai un debito con l'INPS???? Tranquillo..... da adesso regolarizzare i debiti contributivi costa sempre meno dopo la decisione assunta dalla Bce a seguito al perdurare della crisi finanziaria.


Non strabuzzare gli occhi..... Leggi bene l'articolo sottostante e se ancora hai qualche dubbio da dissipare... scrivici una mail oppure contattaci al 0984 390398

 :)

Il nuovo valore del tasso d’interesse sulle operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema (ex Tasso ufficiale di riferimento) passato, dallo 0,15% allo 0,05%, ha efficacia diretta a decorrere da 10 settembre. La normativa che disciplina la materia, l’art. 14 della legge n. 448/1998 (il collegato alla Finanziaria 1999), indica quale tasso base il Tur (Tasso ufficiale di riferimento, ex Tus), favorendo così, attraverso una minore incidenza degli oneri accessori, la regolamentazione spontanea dei debiti.

A partire dal 10 settembre quindi gli interessi di dilazione da applicare alle rateazioni devono essere calcolati sulla base del nuovo tasso del 6,05% (Tur maggiorato di sei punti, come previsto dall’art. 3, comma 4, della n. 402/1996).

Nei casi di autorizzazione al differimento del termine di versamento dei contributi (come in presenza di richiesta per ferie collettive dell’azienda), a partire dalla contribuzione relativa al mese di agosto 2014 si applica l’aliquota del 6,05%.

La nuova misura del tasso degli interessi di dilazione comporta anche un adeguamento, con decorrenza 10 settembre, dell’aliquota di calcolo delle somme aggiuntive:

- per il ritardato pagamento delle inadempienze contributive spontaneamente denunciate nei termini, oppure spontaneamente denunciate entro l’anno e pagate entro i 30 giorni successivi, la sanzione è pari al Tur (0,05%) maggiorato di 5,5 punti e, quindi, al 5,55% annuo (art. 116, comma 8 lettere a) e b) secondo periodo, della legge 388/2000);

- per il mancato pagamento dei contributi accertati dall’ente, denunciati dagli interessati oltre un anno dalla scadenza, oppure denunciati entro l’anno e non pagati nei 30 giorni, il tasso è pari al 30% annuo (art. 116, comma 8 lettera b), della legge 388/2000) nel limite del 60%;

- per le inadempienze dovute a incertezze connesse a contrastanti orientamenti giurisprudenziali o amministrativi (art. 116, comma 10, della legge n. 388/2000) e a condizione che il pagamento avvenga nei termini fissati dall’ente impositore, è pari al Tur maggiorato di 5,5 punti e quindi al 5,55% annuo;

- per le procedure concorsuali, occorre fare riferimento nella misura del Tur oggi tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema (0,05%). A tale riguardo è bene ricordare che l’importo della sanzione ridotta non può comunque essere inferiore al limite fissato per gli interessi legali (1%

PREINFORMAZIONE - "Avviso Pubblico per l’erogazione di incentivi volti a migliorare l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità e a facilitarne le condizioni di lavoro"

Si ricorda che le informazioni fornite NON rivestono ancora carattere di ufficialità per la partecipazione al bando e che il testo pubblicato in preinformazione potrà subire revisioni.

http://www.regione.calabria.it/formazionelavoro/index.php?option=com_content&task=view&id=5266&Itemid=15


La Regione Calabria, promuove interventi finalizzati a migliorare l'inserimento lavorativo delle
persone con disabilità e a facilitare le condizioni di lavoro di tali soggetti. Con il presente Avviso
pubblico si vuole offrire alle persone con disabilità modalità innovative e personalizzate di
accompagnamento permanente al lavoro, finalizzate ad una reale integrazione nei processi
produttivi e a consolidare la presenza nel mercato del lavoro dei disabili, anche a seguito di
eventuali mutamenti dell'organizzazione aziendale o aggravamento dello stato di disabilità.

2. Obiettivi
Si intende incentivare i datori di lavoro e persone disabili nella realizzazione:
 del telelavoro a domicilio, che prevede lo svolgimento della prestazione lavorativa presso
l'abitazione del lavoratore disabile, includendo momenti di alternanza fra casa e posto di
lavoro.
 sostenere i datori di lavoro nella realizzazione di azioni ed interventi rivolti ad agevolare il
raggiungimento e del posto di lavoro da parte del personale portatore di disabilità.
 la corretta introduzione di tecnologie assertive presso imprese (tecnologie assertive si
intendono quei dispositivi, materiali ed immateriali, che possono adattare processi e
modalità d'uso degli strumenti e degli ambienti di lavoro alla persone con disabilità, ad
esempio: specifici ausili per supportare problemi di ipovisione, ipoacusia, o di mobilità) e
ausili per il lavoro.
 Abbattimento barriere architettoniche sul luogo di lavoro





3. Beneficiari
Sono soggetti beneficiari degli incentivi
 tutti i datori di lavoro, pubblici e privati, anche non soggetti agli obblighi di assunzione previsti
dalla L. 68/1999, con sede legale e/o operativa nel territorio della Regione Calabria che:
 prevedano l'assunzione di un soggetto disabile;
 che abbiano già assunto un soggetto disabile con qualsiasi tipologia di contratto di
lavoro.
 e le persone disabili (con certificazione minima del 34% disabilità)
4. Dotazione finanziaria
Le risorse finanziarie disponibili per il presente Avviso Pubblico sono pari complessivamente a €
6.000.000,00:


Per le aziende:
 Il contributo sarà massimo € 2.000 per disabile per il telelavoro
 Il contributo sarà massimo € 20.000 una tantum per l’abbattimento delle barriere
architettoniche sul luogo di lavoro
 Il contributo sarà massimo € 1.000 per disabile per i costi di trasporto
 Il contributo sarà massimo € 5.000 per introduzione tecnologie assertive e ausili per il
lavoro.


Per i disabili:
l contributo sarà massimo € 2.000 per disabile per il telelavoro
 Il contributo sarà massimo € 5.000 per introduzione tecnologie assertive e ausili per il
lavoro.
Regione Calabria, Dipartimento 10 Regione si riserva la possibilità, se necessario, di incrementare i
fondi allocando con altre risorse.
I contributi previsti si configurano come “Aiuti di Stato” in regime di “de Minimis” disciplinato dal
Regolamento UE N. 1407/2013 del 18 dicembre 2013, pubblicato sulla GUUE del 24 dicembre
2013, n. L352


lunedì 8 settembre 2014

Prima casa. Agevolazione anche senza residenza


Cassazione Tributaria, sentenza pubblicata il 5 settembre 2014
Il mancato trasferimento della residenza nel termine di diciotto mesi dalla data di acquisto dell’immobile non determina la perdita dell’agevolazioni “prima casa” se il contribuente ha presentato la domanda al Comune ampiamente nei termini: deve considerarsi “causa di forza maggiore la mancata concessione della residenza, ascrivibile al mancato rilascio del certificato di abitabilità imputabile al costruttore-venditore”.

È quanto afferma la sentenza n. 18770/14, pubblicata il 5 settembre dalla Sezione Tributaria della Suprema Corte.

Il caso. Gli Ermellini hanno respinto il ricorso proposto dall’Agenzia delle Entrate, nell’ambito di una controversia concernente la revoca dei benefici fruiti sull’acquisto della prima casa da parte di contribuente umbro.

La Commissione Tributaria Regionale di Perugia, in accoglimento del ricorso del contribuente, ha annullato l’avviso di liquidazione e irrogazioni sanzioni spiccato dall’Ufficio ritenendo che il tardivo trasferimento della residenza fosse imputabile all’illegittimo rifiuto del Comune in cui era ubicato l’immobile. Infatti il Comune non aveva dato corso alla domanda di trasferimento assumendo la mancanza del certificato di abitabilità, mancanza che però era attribuibile al costruttore-venditore.

La causa di forza maggiore evita la decadenza. Investiti della questione, i giudici di legittimità confermano il verdetto dei colleghi territoriali perché “nel caso di specie il contribuente ha presentato la domanda al Comune in cui si trova l’immobile acquistato fin dal settembre 2004, ossia ampiamente nei diciotto mesi dall’acquisto della prima casa, avvenuto il 3.10.2003”, pertanto deve ritenersi rispettato il termine previsto dalla legge per la fruizione del beneficio dovendosi considerare “causa di forza maggiore la mancata concessione della residenza, ascrivibile al mancato rilascio del certificato di abitabilità imputabile al costruttore-venditore”.

Per i supremi giudici, il fatto che il contribuente, pur avendolo richiesto tempestivamente, non abbia ottenuto il trasferimento della residenza, per fatto del Comune e/o di terzi, non può tradursi nella perdita del beneficio fiscale cosiddetto “prima casa”.

All’Ufficio finanziario non resta che adeguarsi.
Autore: Redazione Fiscal Focus

ITALIA: TASSAZIONE AL 68%..MA DOVE VOGLIAMO ANDARE A cura di Antonio Gigliotti



Cari amici e colleghi,

è proprio vero che la vita non smette mai di sorprendere. Tuttavia sarei molto più contento se le sorprese fossero nella maggior parte dei casi positive, invece qui abbiamo giorno dopo giorno notizie e dati che ci tolgono il sorriso e la speranza nel miglioramento.

Ciò che ha catturato la mia attenzione questa volta è il rapporto annuale «Paying taxes» recentemente diffuso dalla Banca mondiale. In base ai riscontri effettuati dai ricercatori, è emerso che su 100 euro di utili realizzati da un’impresa, un 65,8% è destinato a imposte, tasse e contributi. Se ne deduce quindi che il livello di tassazione delle nostre imprese è il più alto tra quelli dei paesi Europei presi in esame.

È chiaro che abbiamo un problema. Un grosso problema. Se non si scioglie questo nodo, andare avanti è un processo non solo impossibile, ma anche impensabile. Nessuna via d’uscita all’orizzonte. Il punto sta nel risolvere questo problema pesante come un macigno, che impedisce all’economia italiana di respirare e crescere in maniera sana.

Se un’impresa guadagna e deve versare al Fisco molto più della metà dei propri utili, allora che senso ha parlare di misure per la ripresa? Senza contare il fatto che, in linea generale, questi interventi mirati alla crescita il più delle volte hanno mancato l’obiettivo. Prendiamo ad esempio il bonus Irpef: i consumi non sono aumentati, anzi il calo è costante.

Tornando al rapporto della Banca mondiale, vediamo che si sottolinea come il peso maggiore sulle spalle delle imprese italiane sia rappresentato daL costo dei contributi, per fronteggiare i quali le aziende devono mettere le mani su quasi il 35% degli utili. Altrettanto onerosa è poi la tassazione diretta, incluse IRPEF e IRES. Insomma, una bella insalata di ostacoli alla ripresa… imposti da quello stesso Stato che dovrebbe lavorare per toglierli dalla strada.

Io penso che per crescere non abbiamo bisogno di uno Stato di polizia. Non è questa la ricetta giusta. La via migliore e auspicabile sarebbe quella della riduzione degli adempimenti e della contrazione del livello di tassazione. Solo percorrendo questo cammino potremo venirne fuori. A nulla servono dunque i dibattiti televisivi, se di fondo mancano le misure concrete. I politici e i governanti sciorinano giorno dopo giorno lezioni imparate a memoria, affermando che le tasse sono state ridotte. Ma di quali tasse stiamo parlando?

Questa gente che parla senza conoscere deve trovare il coraggio di stare zitta, di andare a vedere quello che davvero accade tra i contribuenti, deve parlare con loro e registrarne il disagio. Provassero a parlare con gli artigiani e con gli imprenditori, soprattutto quelli afferenti alla piccola distribuzione!! Così potrebbero toccare con mano la loro insoddisfazione. O provassero a chiedere a uno qualsiasi dei tanti commercialisti italiani cosa ne pensa ::del fisco! In quel caso avrebbero una risposta chiara e pulita: nel sistema normativo e tributario la situazione è peggiorata, gli adempimenti aumentano e sono sempre meno comprensibili e meno utili.

Questa è la realtà! Amara quanto vera! Ne prendessero atto! Basta coi proclami! Non vogliamo più promesse. VOGLIAMO I FATTI.

venerdì 5 settembre 2014

La condanna di Equitalia alle spese legali in caso di sgravio

In caso di sgravio, Equitalia paga le spese
Cassazione Tributaria, sentenza depositata il 24 luglio 2014
Se l’ipoteca è stata iscritta nonostante lo sgravio, Equitalia deve pagare le spese del giudizio che il contribuente è stato costretto a intraprendere. È quanto emerge dalla breve ordinanza 24 luglio 2014, n. 16948, della Corte di Cassazione, Sesta Sezione – T.

Equitalia è stata condannata dai giudici tributari di primo e di secondo grado a rifondere le spese processuali sia al contribuente sia all’Agenzia delle Entrate, in relazione a un giudizio estintosi per cessazione della materia del contendere poiché concernente un’iscrizione ipotecaria per un debito fiscale oggetto di sgravio (nella specie l’ipoteca è stata iscritta il giorno successivo a quello dello sgravio).

Il concessionario della riscossione ha investito della questione la Suprema Corte, ma senza successo. La sentenza gravata è infatti uscita indenne dal vaglio di legittimità.

A parere degli Ermellini, la CTR della Sicilia non ha affatto trascurato la circostanza che Equitalia aveva ricevuto comunicazione dello sgravio con flusso telematico solo dopo l’iscrizione ipotecaria. La responsabilità della lite, ai fini della regolazione delle spese, è stata tuttavia affermata dal giudice dell’appello sul rilievo che “lo sgravio è atto telematico, per cui il concessionario, prima di procedere all'iscrizione ipotecaria, avrebbe dovuto controllarne la tempestività mediante l'uso del terminale allo stesso accessibile”.

Questa affermazione ha implicato, da un lato, un giudizio di fatto, secondo il quale l'agente della riscossione poteva conoscere lo sgravio "mediante l'uso del terminale allo stesso accessibile" indipendentemente dalla comunicazione dello sgravio pervenutagli per flusso telematico, dall’altro, un esplicito giudizio di diritto, secondo il quale l’agente della riscossione era tenuto a verificare se vi fossero stati sgravi prima di procedere all’iscrizione ipotecaria. La S.C. osserva “che nessuno di tali due giudizi è stato attinto dalle censure mosse con i motivi svolti nel ricorso”, che pertanto si sono rivelati inammissibili.

In conclusione, il ricorso di Equitalia è stato rigettato, con conseguente condanna a rifondere al contribuente le spese del giudizio di legittimità (seimila euro).
Autore: Redazione Fiscal Focus

Credito d’imposta per l’assunzione di personale altamente qualificato: modalità e presentazione delle istanze

http://www.sviluppoeconomico.gov.it/?option=com_content&view=article&idmenu=808&andor=AND&idarea2=0&sectionid=3&idarea3=0&andorcat=AND&partebassaType=4&MvediT=1&showMenu=1&showCat=1&idarea1=0&idareaCalendario1=0&idarea4=0&showArchiveNewsBotton=1&id=2031139&viewType=0




Con decreto del Direttore Generale per gli incentivi alle imprese 28 luglio 2014 sono state definite le modalità di presentazione delle istanze, da parte delle imprese, per la richiesta del credito d’imposta per l’assunzione di personale altamente qualificato, istituito dall’articolo 24 del decreto legge 22 giugno 2012, n. 83, e disciplinato dal decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, 23 ottobre 2013.

Le istanze potranno essere presentate dalle imprese, in modalità telematica attraverso una specifica piattaforma informatica, a partire dal 15 settembre 2014 per le assunzioni effettuate dal 26 giugno al 31 dicembre 2012. Per le assunzioni effettuate nel corso del 2013, le istanze potranno essere presentate a partire dal 10 gennaio 2015.

Le risorse finanziarie effettivamente disponibili per la concessione del credito d’imposta, come comunicato dal Ministero dell’economia e delle finanze, sono le seguenti:

per le assunzioni effettuate nell’anno 2012:        25.000.000 di euro
per le assunzioni effettuate nell’anno 2013:        33.190.484 di euro
per le assunzioni effettuate nell’anno 2014:        35.468.754 di euro
per le assunzioni effettuate nell’anno 2015:        35.489.489 di euro

Gli importi sopra indicati sono stati ridotti rispetto a quelli stanziati dal decreto legge n. 83/2012, per effetto dell’accantonamento effettuato ai sensi dell’articolo 12, comma 4, del decreto legge 8 aprile 2013, n. 35, e delle disposizioni del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 20 febbraio 2014.

Il decreto è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 184 del 9 agosto 2014.

Buon week end a te che leggi :)




Foto: .... Pieno di serenità e tranquillità per tutti voi!

Il Comune di Positano rinuncia alla TASI

Chissà se i nostri Comuni prenderanno esempio...... vana speranza, vero?


La decisione riguarda prime e seconde case, esercizi commerciali e attività imprenditoriali. Un "azzardo" per ribadire "l'assoluta contrarietà a questo nuovo balzello imposto dal Governo centrale", ha dichiarato il sindaco di Positano Michele De Lucia.

Dichiarazione IMU-TASI degli ENC: approvate le specifiche tecniche per la trasmissione



Approvate le specifiche tecniche per la trasmissione del modello per la Dichiarazione IMU/TASI degli Enti non commerciali, introdotto dal decreto del Ministero dell'Economia e delle Finanze del 26 giugno 2014.


Per i periodi d'imposta 2012 e 2013, la dichiarazione dovrà essere presentata entro il prossimo 30 settembre.
A regime, la dichiarazione dovrà essere trasmessa telematicamente al Dipartimento delle finanze entro il 30 giugno dell'anno successivo a quello in cui il possesso degli immobili ha avuto inizio o sono intervenute variazioni rilevanti ai fini della determinazione dell'imposta.

Differentemente non è prevista alcuna presentazione.

INPS: circolare sulle prestazioni ASpI e mini ASpI




La circolare INPS n.101 del 3 settembre 2014 fornisce indicazioni in merito alla determinazione delle prestazioni ASpI e mini ASpI da liquidarsi in funzione dell'effettiva aliquota di contribuzione per gli anni 2014, 2015, 2016, 2017.

Le indennità ASpI e miniASpI sono liquidate in misura proporzionale all'aliquota effettiva di contribuzione:
per l'anno 2014 40% della misura delle indennità;
per l'anno 2015 60% della misura delle indennità;
per l'anno 2016 80% della misura delle indennità;
per l'anno 2017 100% della misura delle indennità.





giovedì 4 settembre 2014

Come cambiano le regole per la presentazione dei modelli F24 nel 2014

Eh si, prepariamoci ad una stagione "calda" (lo so, voi direte "Ma come l'estate 2014 è appena trascorsa e dovrebbero alzarsi le temperature anzichè alzarsi?!") : Pagare le imposte sarà più complicato a partire dal 1° ottobre 2014. Le novità interessano una platea ampia di contribuenti.

Il cosiddetto Decreto Legge «Renzi», numero 66, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale 95 del 24 aprile
2014, con l’articolo 11, ha introdotto delle formalità all’utilizzo dei canali non Entratel, per l’addebito nel conto corrente del professionista degli F24 intestati ai client



Dovranno attivarsi prima possibile, ad esempio, quelle persone fisiche che hanno ricevuto dai propri consulenti le deleghe cartacee di pagamento per la rateizzazione di Unico, in scadenza il 31 ottobre 2014 e il 1° dicembre 2014, ovvero quelli che dovranno pagare l'acconto Tasi il prossimo 16 ottobre (sempre che l'F24 sia superiore a 1.000 euro).

Infatti, non si potrà più andare fisicamente in banca o in posta (o presso uno sportello di Equitalia) per effettuare il pagamento dei modelli F24:
- superiori a mille euro;
- o di quelli che utilizzano crediti d'imposta in compensazione.
In questi casi si dovrà effettuare il pagamento solo in via telematica, cioè trasmettendo via internet il modello F24, tramite i servizi telematici delle Entrate (F24 web, F24 online e F24 cumulativo) o delle banche o delle poste.
Lo stabilisce l'articolo 11, comma 2, del c.d. D.L. 66/2014 (decreto “Bonus Irpef”), che ha esteso alle persone fisiche, non titolari di partita Iva, l'obbligo dell'invio telematico già previsto dal 1° gennaio 2007, per i soli soggetti Iva.

I nuovi limiti si aggiungono a quelli già previsti da altre disposizioni vigenti in materia, quali l’obbligo di presentazione con modalità telematiche per i titolari di partita Iva, i limiti alla compensazione dei crediti IVA e dei crediti di imposte dirette, il divieto di compensazione di crediti di imposte erariali, in presenza di imposte erariali iscritte a ruolo e non pagate.
Pertanto, i titolari di partita Iva non possono mai procedere al versamento mediante il modello F24 cartaceo. Tali soggetti, inoltre, se intendono effettuare la compensazione orizzontale di crediti IVA per importi superiori a € 5.000,00 hanno l’obbligo di utilizzare esclusivamente i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.
L’utilizzo dei servizi di home banking messi a disposizione dalle banche e da Poste Italiane, ovvero dei servizi di remote banking (CBI) offerti dalle banche/Poste, è consentito esclusivamente a coloro che effettuano compensazioni di crediti IVA inferiori a € 5.000,00.



mercoledì 3 settembre 2014

L’Italia ricorda oggi la strage di via Carini


Venerdì 3 settembre 1982, Carlo Alberto Dalla Chiesa, 59 anni, generale dei carabinieri, da cinque mesi prefetto di Palermo, da soli 54 giorni sposato con Emanuela Setti Carraro, contatta uno dei suoi ex sottufficiali più fidati: gli chiede di andare a Palermo, ha problemi di sicurezza personale, la cosa è urgente. Poi chiama la figlia Rita: le racconta di aver ricevuto strane telefonate da qualcuno che talvolta si è presentato come giornalista, altre come maggiore dei carabinieri; un altro invece voleva sapere se sua moglie era in casa, ma ha riagganciato la cornetta quando il centralinista della prefettura gli ha chiesto se desiderasse parlare col generale in persona. Senza dimenticare che il 10 agosto, dopo l’ennesimo delitto di mafia, una telefonata ai giornali avvertiva: «L’operazione da noi chiamata Carlo Alberto l’abbiamo quasi conclusa. Dico: “quasi conclusa”».  Quella stessa sera il generale Dalla Chiesa e la moglie Emanuela cadranno vittime di un terribile agguato. Sui loro corpi oltre trenta proiettili.

Carlo Alberto Dalla Chiesa nasce il 27 settembre 1920 a Saluzzo, provincia di Cuneo. A soli 21 anni partecipa alla guerra in Montenegro. Un anno dopo indossa la divisa dei carabinieri (foto by InfoPhoto) e riceve il suo primo incarico in Campania, alle prese con il bandito La Marca. Nel 1943, dopo l’armistizio, rifiuta di combattere i partigiani e finisce nella lista nera delle SS: per mesi è responsabile delle trasmissioni radio clandestine di informazioni per gli americani. Terminata la guerra completa gli studi in Giurisprudenza a Bari, dove prende anche una seconda laurea in Scienze politiche (seguendo il corso di Aldo Moro). Qui conosce Dora Fabbo e il 29 luglio del ‘45 i due si sposano a Firenze. Il 31 agosto 1947 nascerà Rita, prima figlia di Carlo Alberto e Dora.

Nel 1948 Dalla Chiesa, col grado di capitano, giunge per la prima volta in Sicilia, a Corleone e indaga su numerosi omicidi, tra cui quello del sindacalista socialista Placido Rizzotto. Nel ‘49 nasce Nando, secondogenito della coppia e quello stesso anno Dalla Chiesa indica in Luciano Liggio il responsabile dell’omicidio Rizzotto, denunciandolo alla magistratura di Palermo, insieme a Pasquale Criscione e Vincenzo Collura.

Nonostante il buon lavoro svolto viene trasferito a Firenze, dove il 23 ottobre 1952 nasce Simona. Nel febbraio del ’53 Dalla Chiesa è insignito della medaglia d’argento al valor militare con la seguente motivazione: «Durante nove mesi di lotta contro il banditismo in Sicilia cui partecipava volontario, dirigeva complesse indagini e capeggiava rischiosi servizi, riuscendo dopo lunga, intensa ed estenuante azione a scompaginare ed a debellare numerosi agguerriti nuclei di malfattori responsabili di gravissimi delitti. Successivamente, scovati i rifugi dei più pericolosi, col concorso di pochi dipendenti, riusciva con azione rischiosa e decisa a catturarne alcuni e ad ucciderne altri in violento conflitto a fuoco nel corso del quale offriva costante esempio di coraggio». Nel 1966 Carlo Alberto Dalla Chiesa torna in Sicilia con il grado di colonnello e grazie al lavoro suo e dei suoi uomini finiscono in manette 76 boss, tra cui Frank Coppola (Frank Tre dita) e Gerlando Alberti.

Nel 1974, Dopo il sequestro del giudice Sossi, a Genova, Dalla Chiesa infiltra nelle Br un suo uomo, riuscendo ad arrestare i padri storici del brigatismo, tra cui Renato Curcio e Alberto Franceschini. Il 20 maggio 1974 costituirà quindi il Nucleo speciale antiterrorismo.

Ma proprio quando Carlo Alberto è all’apice della carriera, il 19 febbraio ‘78, a Torino, Dora muore d’infarto. Durante i funerali il cappellano militare la definisce «la vittima più silenziosa del terrorismo».

Nell’agosto di quello stesso anno Dalla Chiesa sfida ancora le Br: dopo il caso Moro il generale riceve l’incarico di coordinare la lotta al terrorismo insieme a un gruppo di cinquantina investigatori. In pochi mesi si giunge agli arresti di via Monte Nevoso: il 1 ottobre viene preso a Milano Lauro Azzolini, quindi la squadra irrompe nel covo e arresta Nadia Mantovani e Franco Bonisoli.

Nel ’79 il Generale Dalla Chiesa viene messo al comando della prestigiosa Divisione Pastrengo a Milano. Nel febbraio del 1980 sarà responsabile dell’arresto del brigatista Peci che, pentitosi, rivela alcuni indirizzi dove le Brigate rosse nascondono armi. Tra questi, anche quello di via Fracchia 12, a Genova, dove gli uomini dell’antiterrorismo faranno irruzione 28 marzo.

Giungiamo così al maggio 1980 quando, proprio a Genova, durante una sfilata degli alpini, una crocerossina volontaria si avvicina al generale e gli porge un garofano rosso. Su un bigliettino le scrive dei ringraziamenti. La ragazza è Emanuela Setti Carraro, 29 anni. I due si rincontreranno il 20 maggio, a casa di lei: non passa molto tempo prima che scoppi l’amore. Nel frattempo Carlo Alberto Dalla Chiesa, che i suoi uomini chiamano Dallas, diventa vicecomandante generale dell’Arma dei carabinieri, la massima carica, riceve la croce d’oro per anzianità di servizio, la medaglia d’oro di lungo comando, il distintivo di ferita in servizio, 38 encomi solenni e una medaglia mauriziana.

E’ quindi il 2 aprile 1982 quando il comitato interministeriale formato dal presidente del Consiglio Spadolini e dai ministri Rognoni, Formica, Altissimo e Di Giesi nomina Carlo Alberto prefetto di Palermo. L’emergenza mafia è in continua crescita: 10 morti nel 1980, 50 nel 1981, quasi 20 nei primi mesi del 1982.

Il 30 aprile del 1982 vi giunge con procedura d’urgenza, a poche ore dall’assassinio del segretario del Pci, Pio La Torre, terzo uomo politico ucciso dalla mafia tra il ’79 e l’82, dopo Piersanti Mattarella (6 gennaio 1980) e Michele Reina (9 marzo 1979), non prima però di aver chiesto la mano della bella Emanuela.

In soli due mesi Dalla Chiesa assesta un altro colpo alla mafia  inviando il rapporto dei 162, mappa del crimine organizzato. Secondo le sue indagini, al vertice ci sono i Greco di Ciaculli e i Corleonesi. Per 20 giorni i magistrati tacciono, poi spiccano 87 mandati di cattura cui seguono 18 arresti. Restano latitanti una ventina dei più grossi tra cui Michele Greco, il Papa, braccio violento di suo zio Totò Greco. Segue un rapporto della Guardia di Finanza sul mondo delle false fatture e dei contributi pubblici finiti nelle tasche di noti esponenti di Palermo e Catania. Il generale avvia inoltre un’indagine sui registri di battesimo e nozze per vedere quali politici abbiano presenziato a eventi di famiglie mafiose; riesamina vecchie voci di pranzi di ex-ministri con potenti boss e con dodici agenti della Guardia di Finanza fa setacciare 3.000 patrimoni.

E’ il 10 luglio del 1982 quando Carlo Alberto convola a nozze con Emanuela Setti Carraro, 32 anni, infermiera volontaria della Croce Rossa. Appena un mese dopo, il 10 agosto 1982 i carabinieri di Palermo ricevono una telefonata: «Siamo i killer del triangolo della morte. Con l’assassinio di oggi l’operazione Carlo Alberto è quasi conclusa. E sottolineo: quasi conclusa». Il prefetto Dalla Chiesa gira per la città praticamente senza scorta, ma in casa, a villa Pajno, lui e sua moglie sono costretti a vivere con le persiane chiuse. Si sente abbandonato dalle istituzioni. Concede un’intervista a Giorgio Bocca sulla Repubblica per chiedere sostegno da parte dello Stato: la situazione sta precipitando.

3 settembre 1982: Emanuela Setti alla madre «Ho nostalgia della vita passata nella villa di campagna […] ma il nostro dovere era di ritornare qui, sempre in prima linea, perché questa è proprio guerra, sai?, e delle più difficili da combattere. Prega per Carlo, prega per noi, anzi “aleggia”, come dici tu. Carlo, te l’ho detto, è un po’ nervoso e preoccupato, ma non vuole farlo capire, desidera che i suoi figli siano tranquilli. È stato troppo militare. Ha affrontato la situazione di petto. Non ha saputo essere un politico. Ha detto le cose con troppa franchezza a tutti, anche a quelli ai quali non doveva dirle. Ha lavorato allo scoperto, con onore, con chiarezza. È andato di persona nei municipi, ha guardato con profondità nelle segrete cose. Ha agito con troppo coraggio. Non si rassegna all’omertà. Le minacce di morte sono continue». Quindi si prepara per uscire, come spesso capita va a prendere il marito in prefettura. Alle 21,10 Carlo Alberto Dalla Chiesa siede sul sedile passeggero, alla guida della A112 sua moglie. Dietro di loro, su un’Alfetta, l’agente in borghese Domenico Russo, 32 anni. Imboccano via Cavour, girano per via Francesco Crispi, costeggiano il porto e risalgono verso piazza Politeama. Quindi si apprestano a girare per via Isidoro Carini, quando due auto (una Bmw 518 e una 131) si affiancano alla A112 e sparano con un kalashnikov. Il generale tenta di far scudo alla moglie con il suo corpo, ma è inutile: Emanuela, colpita al torace e al capo, muore subito, lui qualche istante dopo. Sui loro corpi trenta proiettili. La macchina si schianta contro il muro, all’angolo di via Carini. A poca distanza, l’agente Russo tenta di reagire, ma è a sua volta affiancato da una moto Suzuki da cui viene aperto il fuoco. L’auto va a sbattere e prende fuoco. Poco dopo un a telefonata ai carabinieri: «Andate un po’ a vedere, ci sono dei cadaveri su un’A112». I soccorritori non possono far altro che accertare la morte di Emanuela Setti Carraro e del prefetto di Palermo, Carlo Alberto Dalla Chiesa. Domenico Russo viene trasportato in ospedale d’urgenza. Morirà il 15 settembre. In tutto sono state sparate più di trecento pallottole.

Il giorno seguente viene eseguito il sopralluogo a villa Pajno, dove la coppia viveva: non si riesce a trovare la chiave della cassaforte. Sul luogo dell’agguato, il cartello scritto da un anonimo cittadino: «Qui è morta la speranza dei siciliani onesti».

Domenica 5 settembre, alle 15 del pomeriggio, a sole 18 ore dall’omicidio, i funerali ufficiali nella chiesa di San Domenico. Al termine della messa, spesso interrotta da proteste contro i politici, questi vengono fischiati e aggrediti dalla folla: contro il ministro Rognoni viene scagliata una bottiglia d’acqua, contro Spadolini lancio di monetine. Nando Dalla Chiesa confida ai giornalisti: «Secondo me l’hanno ucciso perché è stato l’unico prefetto che è venuto qui a parlare di mafia vera, a cercare di farli venir fuori. In questi ultimi giorni forse aveva capito qualcosa in più: ed ecco la fine che ha fatto». Infine le bare vengono portate al cimitero di Parma, sepolte accanto a Dora Fabbo, la prima moglie di Dalla Chiesa.



Mercoledì 8 settembre, a villa Pajno, in uno dei cassetti già ispezionato viene ritrovata una chiave, accanto un biglietto con scritto «chiave della cassaforte», ma il forziere è vuoto. I documenti che custodiva sono spariti.

Dopo oltre trent’anni dalla strage di via Carini la giustizia italiana, grazie alle rivelazioni dei pentiti come Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci, è riuscita a condannare in via definitiva i mandanti di Cosa nostra, i boss Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè Geraci. Nel 2002 si arrivò anche alla condanna di alcuni degli esecutori come Vincenzo Galatolo, Giuseppe Lucchese e Antonino Madonia, condannati all’ergastolo, mentre i pentiti Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci vennero condannati a 14 anni. Ma a distanza di anni restano ancora le ombre sui mandanti esterni di quella strage.



Già nei giorni immediatamente successivi l’omicidio sparirono misteriosamente i documenti dalla cassaforte nascosta nell’abitazione del prefetto e più recentemente si è scoperto che altri documenti sarebbero stati trafugati dalla valigetta che si trovava all’interno dell’automobile la sera dell’attentato. Secondo le rivelazioni di un anonimo, in quella valigetta il prefetto di Palermo avrebbe conservato documenti importanti «soprattutto nomi scottanti riguardanti indagini che dalla Chiesa sta cercando di svolgere da solo». Quella stessa valigetta venne ritrovata dagli inquirenti nei sotterranei del Palazzo di giustizia di Palermo. Completamente vuota.

«Un omicidio di altissima valenza destabilizzante sul piano nazionale, e internazionale, non può essere stato commissionato né da Totò Riina né da Bernardo Provenzano», sostiene Giuseppe De Lutiis, uno dei più autorevoli studiosi di eversione e poteri occulti. «Dalla Chiesa ha in un certo senso “provocato” la reazione della mafia e dei suoi protettori politici e istituzionali. Prima di lui nessuna autorità di alto livello aveva sfidato i poteri collusi in maniera così ostentata».

Una strage in cui, «come in tutti gli assassinii eccellenti è possibile riconoscere causali complesse: e tuttavia la ricerca della verità è frenata da trame e depistaggi sui quali non si è mai fatta piena luce» dichiarò il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso in occasione del trentesimo anniversario dell’omicidio del generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa. «E’ questo quadro – continua Piero Grasso – nel quale resistono da decenni ampie zone d’ombra, a far pensare che la mafia non fosse l’unica responsabile della trama criminale ma che abbia svolto il ruolo di “braccio armato” per interessi propri e di altri poteri».

Aprono i termini del bando delle microazioni 2014 (Categoria: Notizie dal CSV)



A partire dal 10 settembre (per le associazioni che nell'anno 2013 non hanno beneficiato del suddetto bando) o dal 10 ottobre (per le odv che invece hanno già beneficiato di tale sostegno) si aprono ufficialmente i termini del bando 2014 delle Microazioni Partecipate per inviare proposte progettuali da "co-realizzare" assieme al Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro.
Per ogni proposta approvata, avente la finalità di promuovere la cultura del volontariato sulla base delle esigenze considerate fondamentali per il conseguimento della mission associativa, è previsto un finanziamento non superiore a 1.250 euro (lo stanziamento complessivo previsto è invece pari a 20mila euro).

Le proposte condivise tra le organizzazioni di volontariato proponenti ed il CSV dovranno riguardare la promozione del volontariato e della cultura della solidarietà e potranno concretizzarsi in iniziative e manifestazioni pubbliche, convegni, seminari ed in ogni altra tipologia di attività considerate idonee al conseguimento della mission associativa.

Il Centro Servizi per il Volontariato di Catanzaro manterrà la titolarità delle iniziative. Nello specifico, il Centro Servizi garantirà il sostegno in fase di progettazione e realizzazione delle proposte avanzate dalle OdV, mettendo a disposizione le proprie competenze e le proprie risorse professionali, attraverso attività di affiancamento e supporto ai referenti di ciascuna micro-azione partecipata.
Ogni associazione, avente sede legale ed operativa da almeno due anni nel territorio provinciale, potrà avere finanziata una sola azione. Per la valutazione delle proposte verrà seguito l'ordine temporale di presentazione da parte dei soggetti proponenti (farà fede il registro di protocollo del CSV), e data priorità alle odv che non hanno mai usufruito di tale sostegno. Inoltre, in fase di analisi delle proposte verranno privilegiate le iniziative che prevedano la realizzazione di iniziative pubbliche che impattano immediatamente con i destinatari delle azioni di promozione del volontariato (es. cittadinanza, scuole, ecc.).

Le proposte, redatte sull'apposita modulistica, e corredate dagli allegati, dovranno essere recapitate a mezzo posta o consegnate a mano presso la sede del CSV Catanzaro, all'indirizzo: ASSOCIAZIONE CSV CATANZARO - CENTRO SERVIZI VOLONTARIATO DELLA PROVINCIA DI CATANZARO - VIA FONTANA VECCHIA, SNC - 88100 CATANZARO (CZ) o per posta elettronica all'indirizzo e-mail: segreteria@csvcatanzaro.it.
Le proposte potranno essere presentate fino ad esaurimento delle risorse e in ogni caso non oltre il 31 ottobre 2014.
Le iniziative dovranno concludersi, tassativamente, entro e non oltre il 31 dicembre 2014.