venerdì 22 luglio 2016

Scuola, una vera rivoluzione con la chiamata diretta dei docenti - home - La Gazzetta del Mezzogiorno

Scuola, una vera rivoluzione con la chiamata diretta dei docenti - home - La Gazzetta del Mezzogiorno: Mimmo Giotta La rivoluzione della chiamata diretta cambia la scuola. Il prossimo anno scolastico, che conterrà tante novità, non nasce sotto una buona stella. I ritardi nel concorsone, la mobilità dei docenti, la chiamata diretta...





Il dirigente scolastico potrà indicare a suo piacimento quali requisiti siano o no coerenti con il piano triennale dell’offerta formativa, attingendo a una lunghissima e potrà arbitrariamente creare le connessioni fra requisiti e persone. I termini per la chiamata diretta sono strettissimi. Le scadenze per la mobilità sono fissate al 23 luglio per la scuola primaria e dell’infanzia, al 2 agosto per il primo grado al tredici per il secondo. Da quelle date e solo per pochi giorni i docenti avranno la possibilità di fare domanda ai dirigenti degli istituti nell’ambito assegnato. Entro il 31 agosto, il 15 settembre per gli immessi in ruolo dal concorso e dalle graduatorie a esaurimento, i presidi dovrebbero aver finito le procedure per la chiamata diretta, scegliendo sulla base dei curricula e delle competenze maturate. L’anzianità di servizio perde tutto il suo valore.



Negli istituti scolastici le segreterie dovranno raccogliere le domande dei docenti che aspirano alla chiamata, catalogarle, calcolare un punteggio sulla base dei criteri scelti dal dirigente e poi provvedere alla chiamata diretta. Grande lavoro poi per gli Uffici scolastici regionali, chiamati ad una superlavoro per decidere su utilizzazioni e assegnazioni provvisorie prima di costringere tanti ad un esodo lontano da affetti e famiglia. La diminuzione della popolazione scolastica preoccupa e non poco non solo i sindacati, ma anche il ministero. 3.500 esuberi in un solo anno scolastico (436 solo in Puglia) che vanno a coprire gli organici del potenziato non fanno presagire nulla di buono. La mobilità verso le regioni del Nord sarà ancora una volta accentuata. I conti bisognerà farli dopo le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie . Per ora i perdenti posto sono stati dirottati sull’organico del potenziamento a scapito di chi è stato, appena un anno fa, nominato in ruolo.



Le supplenze non salveranno più chi sarà stato assegnato al Nord con sede definitiva e saranno in tanti, soprattutto docenti dell’infanzia e della primaria, i pugliesi e i meridionali che, loro malgrado, si dovranno trasferire al nord. Per i 63.700 posti messi a concorso nei prossimi tre anni su base regionale il futuro è nebuloso. La diminuzione degli alunni che, iniziata nella scuola primaria e dell’infanzia proseguirà tra qualche anno nelle scuole superiori, creerà nuovi esuberi. Il posto fisso nella scuola diventerà possibile solo al nord. A soffrire quindi è soprattutto il Mezzogiorno penalizzato dalle poche nascite e dai tanti precari.



Le cattedre diminuiranno ogni anno, a meno che non si decida di diminuire il numero di alunni per classe portandolo al di sotto di 20. Questa soluzione garantirebbe il blocco degli esuberi e una didattica migliore. Unificare poi l’organico di diritto con quello di fatto, cosa prevista nella prossima finanziaria, potrebbe contribuire ad eliminare definitivamente le supplenze e a dare dignità ai docenti recentemente immessi in ruolo.



Le procedure del concorsone difficilmente si chiuderanno in tempo per il nuovo anno scolastico. Per le classi di concorso che chiuderanno in tempo i lavori, ci sarà la possibilità di trovare il posto di lavoro nel prossimo anno scolastico. Per gli altri l’immissione in ruolo sarà rinviata al 2017-2018. A complicare le cose nella scuola, il bonus docenti che da quest’anno premia i docenti più meritevoli.



I comitati di valutazione e i dirigenti si sono sbizzarriti nell’assegnare le cifre da 350 a 1000 euro al 25% in media del corpo docente di ogni singolo istituto. Qualche scuola ha premiato chi ha bocciato di meno per abbassare le percentuali di dispersione e non perdere alunni e classi senza pensare a n un effettivo miglioramento delle competenze degli studenti. In Puglia sono stati tanti gli istituti che hanno premiato i docenti che non hanno fatto troppe assenze, puntando su un calcolo quantitativo, più che qualitativo nella valutazione degli insegnanti. Meno assenze, più voti alti, meno bocciature, più ore di lavoro, più partecipazione, più formazione, più inclusione, più uso di strumenti innovativi: questi i criteri a cui si sono ispirati numerosi presidi senza valutare l'effettiva qualità del lavoro degli insegnanti. Delegando al comitato di valutazione il tutto, tanti docenti hanno rinunciato all’autovalutazione, altri in caso di mancata assegnazione potrebbero ricorrere al giudice del lavoro. Lo scontento per l’attribuzione del bonus ha spinto insegnanti «contro» presidi, neo immessi in ruolo contro prof anziani, collaboratori contro i docenti . Un caos destinato ad aumentare con la chiamata diretta affidata ai dirigenti scolastici che tra pochi giorni dovranno fare i bandi, ricevere le domande e scegliere i propri docenti.




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