Stabilizzare l’Ecobonus 65% almeno fino al 2020 e trasformarlo in un contributo a fondo perduto certo e bancabile.
È la proposta lanciata da Renovate Italy, associazione di realtà imprenditoriali e no profit che promuovono attività e progetti per la riqualificazione energetica del patrimonio costruito in Italia.
In un recente studio sugli effetti delle detrazioni fiscali a sostegno dell’efficienza energetica, Renovate Italy ha rilevato che gli interventi di riqualificazione energetica globale sono ancora pochi. In generale, si scelgono interventi meno costosi e di portata minore perché considerati più sicuri.
I tempi di ritorno degli investimenti sono lunghi e scoraggiano le riqualificazioni profonde. Per invertire la rotta e puntare su interventi più efficaci l’associazione propone quindi di rivedere l’incentivo, trasformandolo in contributo a fondo perduto. Una sorta di rendita finanziaria pluriennale simile al nuovo Conto Termico che, agli interventi globali che trasformano gli immobili della Pubblica Amministrazione in edifici a energia quasi zero, riconosce un contributo a fondo perduto pari al 65% dei costi.
Con un simile meccanismo si ridurrebbe drasticamente la quota di investimento anticipata dai proprietari degli immobili privati, che potrebbero essere spinti a effettuare lavori più impegnativi senza dar fondo ai propri risparmi.
Secondo lo studio diffuso da Renovate Italy, nel 2013, fra tutte le pratiche presentate, lo 0,4% delle domande ha interessato gli interventi globali e il 2% quelli sull’isolamento della parte opaca dell’involucro (pareti, coperture, pavimenti).
Numeri che l’associazione considera esigui a fronte dei benefici che potrebbero generare in termini di sostenibilità. Questo accade perché gli interventi di riqualificazione profonda richiedono una spesa consistente e tempi di ritorno dell’investimento abbastanza lunghi.
A pesare non è solo la disponibilità economica, ma anche l’incertezza per l’assetto futuro del meccanismo di incentivazione, che viene prorogato di anno in anno, l’esposizione alle fluttuazioni dei tassi di interesse, il rischio di dover sostenere, in condominio, le quote dei condòmini in difficoltà economica. Ma non solo, perché non c’è certezza sull’entità del risparmio che si otterrà effettivamente in bolletta dopo l’intervento. Un impianto non correttamente gestito potrebbe inoltre perdere il suo rendimento.
Renovate Italy evidenzia che i cittadini non hanno ben presente le differenze tra i diversi incentivi, quindi si preferiscono sempre gli interventi poco impegnativi sia dal punto di vista economico sia da quello dei lavori necessari.
Molti incentivi, infine, non sono cumulabili tra loro. Questo per Renovate Italy sbarra la strada ai lavori di riqualificazione globale degli immobili che invece potrebbero incidere in profondità sulla qualità del patrimonio edilizio.
Ecobonus 65%, Renovate Italy e la riqualificazione globale
Secondo Renovate Italy dovrebbe subito essere migliorato il meccanismo di accesso agli incentivi da parte dei condomìni e allargata la platea dei beneficiari, con più chance per gli incapienti. Per questo obiettivo andrebbe attivato un fondo di garanzia a tutela dei finanziatori in grado di intervenire nel caso in cui alcuni condòmini non paghino le loro quote.
Per ovviare alle fluttuazioni del mercato e dei tassi, l’associazione propone poi di stabilizzare l'onere finanziario con un contributo in conto interesse.
Anche il risparmio in bolletta dovrebbe essere previsto in modo certo, attraverso la diffusione di diagnosi energetiche solide e professionali e di contratti di rendimento energetico.
Per stimolare il mantenimento in efficienza degli impianti viene suggerita l’Iva agevolata, ad esempio al 10%, sui contratti di Servizio Energia pluriennuali stipulati dopo la realizzazione degli interventi.
Per aumentare la platea dei beneficiari e consentire la realizzazione degli interventi di efficientamento anche a chi non dispone di risorse sufficienti, Renovate Italy propone la cessione degli incentivi a soggetti finanziatori.
I proprietari degli immobili ceduti in locazione potrebbero poi essere spinti a investire in efficienza energetica consentendo la rinegoziazione dei contratti d’affitto con un’equa ripartizione dei costi della riqualificazione energetica, in funzione del risparmio energetico conseguito.
In un recente studio sugli effetti delle detrazioni fiscali a sostegno dell’efficienza energetica, Renovate Italy ha rilevato che gli interventi di riqualificazione energetica globale sono ancora pochi. In generale, si scelgono interventi meno costosi e di portata minore perché considerati più sicuri.
I tempi di ritorno degli investimenti sono lunghi e scoraggiano le riqualificazioni profonde. Per invertire la rotta e puntare su interventi più efficaci l’associazione propone quindi di rivedere l’incentivo, trasformandolo in contributo a fondo perduto. Una sorta di rendita finanziaria pluriennale simile al nuovo Conto Termico che, agli interventi globali che trasformano gli immobili della Pubblica Amministrazione in edifici a energia quasi zero, riconosce un contributo a fondo perduto pari al 65% dei costi.
Con un simile meccanismo si ridurrebbe drasticamente la quota di investimento anticipata dai proprietari degli immobili privati, che potrebbero essere spinti a effettuare lavori più impegnativi senza dar fondo ai propri risparmi.
Secondo lo studio diffuso da Renovate Italy, nel 2013, fra tutte le pratiche presentate, lo 0,4% delle domande ha interessato gli interventi globali e il 2% quelli sull’isolamento della parte opaca dell’involucro (pareti, coperture, pavimenti).
Numeri che l’associazione considera esigui a fronte dei benefici che potrebbero generare in termini di sostenibilità. Questo accade perché gli interventi di riqualificazione profonda richiedono una spesa consistente e tempi di ritorno dell’investimento abbastanza lunghi.
A pesare non è solo la disponibilità economica, ma anche l’incertezza per l’assetto futuro del meccanismo di incentivazione, che viene prorogato di anno in anno, l’esposizione alle fluttuazioni dei tassi di interesse, il rischio di dover sostenere, in condominio, le quote dei condòmini in difficoltà economica. Ma non solo, perché non c’è certezza sull’entità del risparmio che si otterrà effettivamente in bolletta dopo l’intervento. Un impianto non correttamente gestito potrebbe inoltre perdere il suo rendimento.
Renovate Italy evidenzia che i cittadini non hanno ben presente le differenze tra i diversi incentivi, quindi si preferiscono sempre gli interventi poco impegnativi sia dal punto di vista economico sia da quello dei lavori necessari.
Molti incentivi, infine, non sono cumulabili tra loro. Questo per Renovate Italy sbarra la strada ai lavori di riqualificazione globale degli immobili che invece potrebbero incidere in profondità sulla qualità del patrimonio edilizio.
Ecobonus 65%, Renovate Italy e la riqualificazione globale
Secondo Renovate Italy dovrebbe subito essere migliorato il meccanismo di accesso agli incentivi da parte dei condomìni e allargata la platea dei beneficiari, con più chance per gli incapienti. Per questo obiettivo andrebbe attivato un fondo di garanzia a tutela dei finanziatori in grado di intervenire nel caso in cui alcuni condòmini non paghino le loro quote.
Per ovviare alle fluttuazioni del mercato e dei tassi, l’associazione propone poi di stabilizzare l'onere finanziario con un contributo in conto interesse.
Anche il risparmio in bolletta dovrebbe essere previsto in modo certo, attraverso la diffusione di diagnosi energetiche solide e professionali e di contratti di rendimento energetico.
Per stimolare il mantenimento in efficienza degli impianti viene suggerita l’Iva agevolata, ad esempio al 10%, sui contratti di Servizio Energia pluriennuali stipulati dopo la realizzazione degli interventi.
Per aumentare la platea dei beneficiari e consentire la realizzazione degli interventi di efficientamento anche a chi non dispone di risorse sufficienti, Renovate Italy propone la cessione degli incentivi a soggetti finanziatori.
I proprietari degli immobili ceduti in locazione potrebbero poi essere spinti a investire in efficienza energetica consentendo la rinegoziazione dei contratti d’affitto con un’equa ripartizione dei costi della riqualificazione energetica, in funzione del risparmio energetico conseguito.
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