Italicum, il governo pone la fiducia. Rabbia delle opposizioni. Renzi: “Se la Camera vuole, mi può mandare a casa”
All'annuncio in Aula Montecitorio si trasforma. Le minoranze esplodono in urla e insulti nei confronti di Boschi e Boldrini. M5s a Rosato: "Coglione, vai a fare in culo". Bianconi contro l'esecutivo: "Branco di maiali, infami, rottinculo". Sel lancia crisantemi. Brunetta parla di "fascismo renziano". Minoranza Pd annichilita, molti non parteciperanno al voto.
Hanno gridato “fascisti” dai banchi del Movimento Cinque Stelle. I deputati di Sel hanno lanciato crisantemi. Renato Brunetta parla di “fascismo renziano” e arriva a citare il “bivacco di manipoli” del Duce. E poi una valanga di insulti: ai deputati del Pd, al ministro Maria Elena Boschi e alla presidente Laura Boldrini. La Camera dei deputati si è trasformata in un’osteria fumosa appena la Boschi ha annunciato che il governo avrebbe posto la questione di fiducia sull’Italicum. “Ci prendiamo la nostra responsabilità – è la sfida del presidente del Consiglio Matteo Renzi in un paio di tweet – La Camera ha tutto il diritto di mandarmi a casa, se vuole”. In precedenza l’Italicum aveva superato i primi ostacoli senza particolari problemi, ma al governo non è bastato.
Non è bastato a Renzi. Ha voluto evitare rischi e ha voluto fare presto. Aveva promesso di chiudere la partita senza ferite entro le elezioni regionali, piccolo crinale della storia sia del Pd con il nuovo dna renziano sia del governo stesso. Così l’esecutivo ha impiegato pochi minuti per riunirsi e dare il via libera alla fiducia. La Boschi è uscita dalla riunione e ha preso la porta dell’Aula di Montecitorio per blindare il testo della riforma elettorale. Fin lì l’Italicum aveva superato tutte le prime prove (tra le quali le pregiudiziali di costituzionalità), alcune delle quali con il voto segreto. Aspetti tecnici che però avevano mostrato una certa solidità della maggioranza.
Hanno gridato “fascisti” dai banchi del Movimento Cinque Stelle. I deputati di Sel hanno lanciato crisantemi. Renato Brunetta parla di “fascismo renziano” e arriva a citare il “bivacco di manipoli” del Duce. E poi una valanga di insulti: ai deputati del Pd, al ministro Maria Elena Boschi e alla presidente Laura Boldrini. La Camera dei deputati si è trasformata in un’osteria fumosa appena la Boschi ha annunciato che il governo avrebbe posto la questione di fiducia sull’Italicum. “Ci prendiamo la nostra responsabilità – è la sfida del presidente del Consiglio Matteo Renzi in un paio di tweet – La Camera ha tutto il diritto di mandarmi a casa, se vuole”. In precedenza l’Italicum aveva superato i primi ostacoli senza particolari problemi, ma al governo non è bastato.
Non è bastato a Renzi. Ha voluto evitare rischi e ha voluto fare presto. Aveva promesso di chiudere la partita senza ferite entro le elezioni regionali, piccolo crinale della storia sia del Pd con il nuovo dna renziano sia del governo stesso. Così l’esecutivo ha impiegato pochi minuti per riunirsi e dare il via libera alla fiducia. La Boschi è uscita dalla riunione e ha preso la porta dell’Aula di Montecitorio per blindare il testo della riforma elettorale. Fin lì l’Italicum aveva superato tutte le prime prove (tra le quali le pregiudiziali di costituzionalità), alcune delle quali con il voto segreto. Aspetti tecnici che però avevano mostrato una certa solidità della maggioranza.
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