Si rinnova rito pasquale della cuzzupa che resta la regina delle leccornie tipiche della Settimana Santa
Dal Pollino allo Stretto i dolci del periodo pasquale costituiscono, in Calabria, l'eredità di tradizioni millenarie che si rinnovano come per incanto nella Settimana Santa. Regina incontrastata, nelle tavole imbandite per la festa della Resurrezione, tanto in famiglia quanto anche nei locali pubblici, rimane la "cuzzupa", altrimenti detta "guta", "cuddhuraci", o "cuculi" a seconda della dislocazione geografica.
Preparata con un certo anticipo la "cuzzupa" può assumere varie forme (del genere gallina, pesce, cuore o altro) a discrezione di chi la prepara con farina, lievito, olio extravergine di oliva, latte intero, scorza di limone, zucchero e uova. Come amuleto porta fortuna, al centro del biscotto, viene collocato un uovo sodo, ma anche più di uno a discrezione.
In passato il dolce veniva preparato anche dalle suocere e regalato per le feste pasquali alle neo spose come augurio di fertilità.
Altra golosità, tipica del periodo, sono le nepitelle, dolci profumati a forma di mezzaluna fatti con noci, marmellata, mandorle, uva sultanina, fichi, cioccolato e cannella. Resta immutato, soprattutto in ragione dell'influenza esercitata dal fu Regno di Napoli, anche il fascino della pastiera a base di ricotta, germe di grano (o, secondo una nuova variante di sicuro successo, riso) ed essenza d'arancia.
E dopo la Pasqua, tavole imbandite e dolci a volontà anche per il lunedì dell'Angelo, da vivere tra i boschi, nelle località del litorale o negli agriturismi e ristoranti sempre, però, all'insegna del ''mangiare calabrese''.
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