IMU TERRENI MONTANI… MA NON VI VERGOGNATE? A cura di Antonio Gigliotti


Cari amici,

il Natale si sta avvicinando e proprio per tale ragione mi ero ripromesso di star tranquillo cercando di godere dei pochi giorni di pausa che mi si prospettano. Purtroppo però spesso i desideri rimangono tali e noi siamo costretti a fare i conti con la dura realtà. Non posso più tacere innanzi alla vergogna che sta perpetrandosi nella questione Imu, vulnus ancora da sanare. Con l’ultimo provvedimento si è davvero rasentato il fondo del bicchiere tant’è che nelle diverse occasioni di confronto alle quali ho preso parte e alle quali era presente anche il nostro presidente, gli ho esplicitamente chiesto di far sentire la voce di sdegno dell’intera categoria. Vedremo! Intanto provo a condividere con voi l’ennesima notizia che ha alimentato il mio disgusto innanzi alle scelte di chi ci governa. Una nuova beffa che ci umilia sia come professionisti che come contribuenti.

Come accennavo, la questione riguarda il mai concluso capitolo Imu nel caso specifico dei comuni montani. Ebbene, è proprio vero che al peggio non c’è mai fine, in quanto sono trascorsi già otto mesi da quando il decreto 66/2014 (bonus IRPEF) modificava le regole di esenzione IMU per i comuni montani e veniva demandato ad un provvedimento da emanare entro 90 giorni dalla pubblicazione della legge di conversione. Ora, da quella deadline sono passati ben 70 giorni e fra poco, il prossimo 16 dicembre, scadrà l’ultimo termine per pagare l’Imu… E del provvedimento neanche l’ombra! Abbiamo però un recentissimo comunicato stampa a mezzo del quale si annuncia la pubblicazione del decreto circa l’esenzione totale dall’IMU ai comuni con altitudine superiore ai 600 metri sul livello del mare, limitandola ai coltivatori diretti e I.A.P., per le altitudini comprese fra i 281 e i 600 metri.

E non finisce qui! In quanto si tratta di una norma ancora una volta retroattiva, nel senso che va a cambiare le regole a partire dal 1° gennaio 2014.

Considerato che i soggetti interessati sono circa un milione, si tenga presente che questi (e i loro intermediari fiscali) dovranno calcolare l’ammontare da pagare e versarlo… Il tutto entro il 16 dicembre! Loro si prendono ben oltre 70 giorni e noi in pochi giorni dobbiamo farci carico di tutto, tralasciando ancora una volta l’attività quotidiano dello studio!

Bene, questa è l’ulteriore goccia che fa traboccare il vaso, peraltro già colmo fino all’orlo. Non ce la facciamo più! Basta! Questa gente dovrebbe vergognarsi per il modo in cui gestisce il sistema fiscale, stritolando noi contribuenti e professionisti dentro una morsa alla quale a stento riusciamo a resistere. Questo selvaggio modus operandi di un Legislatore distratto e poco riguardoso nei confronti del contribuente finirà ancora una volta per gravare sulle spalle dei commercialisti, che come spugne dovranno raccogliere i cocci del vaso frantumato. E non sarà facile! Anche perché le software house hanno fatto sapere che il tempo è esiguo e non riusciranno a raccogliere tutti i dati necessari. Morale della favola? Noi commercialisti dovremo riguardare tutti i nostri clienti, rileggere tutte le delibere e fare i calcoli a mano.

È fin troppo chiaro quindi che, nonostante i tanti proclami, la sostanza non cambia. Servono soldi e allora si calpestano diritti e norme dello Stato come appunto lo Statuto dei diritti del contribuente… Detto questo, caro presidente Longobardi, che si fa? Stiamo a guardare o alziamo la voce?

Qui non servono più toni pacati o parole, serve agire! Anche perché se non si agisce, la base rischia seriamente di esplodere! FATE PRESTO!

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