Bufera gdf, '30 mila euro al mese' e gite in barca per 'pilotare' le verifiche fiscali - Il Fatto Quotidiano

Bufera gdf, '30 mila euro al mese' e gite in barca per 'pilotare' le verifiche fiscali - Il Fatto Quotidiano



Bufera gdf, “30 mila euro al mese” e gite in barca per “pilotare” le verifiche fiscali



Fino a 30 mila euro al mese consegnati in scatole di cellulari, vacanze in Sardegna e gite in barca a Capri con i calciatori del Napoli. Sono alcuni dei vantaggi chiesti, secondo l’inchiesta della Procura di Napoli, per “pilotare” le verifiche fiscali in delle aziende napoletane dal comandante provinciale di Livorno della Guardia di Finanza Fabio Massimo Mendella. Il colonnello è stato arrestato mercoledì con l’accusa di concussione per induzione nell’indagine dei pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, con il coordinamento dell’aggiunto Alfonso D’Avino. Indagato anche il comandante in seconda, generale Vito Bardi. Sarebbe stato stato lui, secondo i pm, scrive il Corriere della Sera, il referente di un “sistema” di corruzione che potrebbe aver coinvolto, nella spartizione delle “mazzette”, anche altri ufficiali ancora in servizio. Bardi, scrive Il Mattino, un mese fa aveva scelto di ritirarsi, presentando la domanda di pensione anticipata per lasciare il servizio a luglio di quest’anno. Fra gli indagati, in un altro filone dell’inchiesta, anche l’ex numero due delle Fiamme Gialle Emilio Spaziante, il generale in pensione al centro del caso Mose. Dall’inchiesta su presunte anomalie nelle verifiche fiscali, delegata alla Digos, emerge che il colonnello Mendella, quando a luglio scorso era in servizio a Napoli, avrebbe omesso di compiere controlli sulle aziende di alcuni imprenditori in cambio di un’elargizione mensile “tra i 15mila e i 30mila euro”. L’accordo tra Mendella e l’imprenditore sarebbe continuato anche quando il colonnello fu trasferito a Roma. Per questo, su suo suggerimento, secondo i pm, la holding “Gotha s.p.a.“, trasferì la propria sede legale nella Capitale. L’indagine si è sviluppata dopo le dichiarazioni dell’imprenditore Giovanni Pizzicato, che il 14 novembre ha scelto di collaborare con i giudici.



“Nel 2005 venni avvicinato da un mio collega Pietro Luigi De Riu (finito in manette mercoledì per questa vicenda ndr.) mi disse che sarebbe stato bene che per la mia attività incontrassi un suo amico  - racconta l’imprenditore, secondo i verbali dell’indagine riportati dal Corriere della Sera -, il maggiore Fabio Massimo Mendella, con il quale fu organizzata una cena presso uno dei locali che all’epoca gestivamo, ‘La Scalinatella’ di Napoli… De Riu ci propose di trovare un accordo economico con Mendella, in misura proporzionale al volume d’affari della società. Mi fu detto che con 15 mila euro al mese avremmo potuto star tranquilli… Cominciai quindi a pagare, ma poi nel tempo i versamenti sono cresciuti a 20 mila e poi fino a 30 mila euro. Non abbiamo avuto mai alcun controllo generale o comunque mirato dalla Guardia di Finanza. Complessivamente avrò versato oltre l milione di euro. Questi versamenti sono stati tutti quanti effettuati a Napoli… in qualche circostanza io avevo messo i soldi contanti in una confezione di un cellulare richiedendo alle mie segretarie di consegnarli al dottor De Riu. L’ultimo dei pagamenti è avvenuto a settembre, ottobre del 2012. Il contante lo abbiamo ritirato in banca in Italia fino al 2011 più o meno, poi ho utilizzato somme che venivano prelevate dai conti presenti in Lituania e Bulgaria”.



Il finanziere avrebbe ottenuto danaro ma non solo, scrive il Corriere della Sera, anche vacanze pagate in Sardegna, oltre a gite in barca con i calciatori del Napoli. L’imprenditore ha affermato infatti di aver pagato al Colonnello nel 2007 una settimana di soggiorno al residence Smeraldina di Porto Rotondo e di aver organizzato nel 2006 una gita a Capri con Paolo Graziano, attuale presidente degli industriali di Napoli. “La barca di Graziano era un Mangusta – ricorda Pizzicato – e a bordo della stessa c’era l’ex calciatore del Napoli Ciro Ferrara con la famiglia di Fabio Cannavaro, quest’ultimo a bordo della sua barca. La barca del Graziano fu da noi raggiunta con un gommone che era di proprietà di mio cugino, Sergio Reale. Noi partimmo da Ischia dove io ero con la mia barca, a bordo della quale c’era Mendella con la sua compagna, oltre De Riu con la sua fidanzata dell’epoca”.



I giudici nell’ambito delle indagini hanno intercettato anche l’avvocato Marco Campora, noto penalista napoletano, amico di Mendella e legale di De Riu. Secondo l’accusa, scrive Repubblica.it avrebbe svolto un ruolo di “ponte telefonico” fra il colonnello e il commercialista “facendo da tramite per l’organizzazione degli incontri fra i due”. Il legale è stato raggiunto mercoledì da un decreto di perquisizione firmato dai pm Celeste Carrano e Giusy Loreto. I magistrati ipotizzano nei suoi confronti il reato di rivelazione del segreto d’ufficio. Secondo i pm, riporta Repubblica.it, Mendella e Campora parlavano con un linguaggio criptato, per esempio affermando di una “fantomatica ragazza” che aveva “visto le foto”. Allusione secondo i giudici alle immagini catturate dalla Digos e allegate a un’informativa coperta da segreto, che ritraggono l’avvocato con De Riu e Mendella. A informare l’ufficiale delle intercettazioni in corso sarebbe stato secondo gli inquirenti lo stesso legale. Campora attraverso attraverso i suoi avvocati Domenico Ciruzzi e Anna Ziccardi, ha dichiarato la sua “totale estraneità ad ogni ipotesi di reato”

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