Pensioni : Come sono cambiate le "regole" dal 1996 ai giorni nostri e come cambieranno dal 2014 in poi


Prima di illustrarti i cambiamenti delle pensioni che saranno attuati nel 2014, vi facciamo una carrellata "storica" per illustrarvi che cosa è successo ai meccanismi di indicizzazione delle pensino dal 1996 a oggi (elaborazione su dati UIL PENSIONI).

1996
- Indicizzazione al 100% del costo vita sulla quota di pensione fino a 2 volte il trattamento minimo (fino a 1.252.900 lire lorde mensili).
• 90% sulla quota di pensione tra 2 e 3 volte il trattamento minimo (da 1.252.950 a 1.879.350 lire lorde mensili).
• 75% sulla quota di pensione superiore a 3 volte il trattamento minimo (da 1.879.400 lire lorde mensili).

1997 
- Indicizzazione al 100% del costo vita sulla quota di pensione fino a 2 volte il trattamento minimo (fino a 1.320.600 lire lorde mensili).
• 90% sulla quota di pensione tra 2 e 3 volte il trattamento minimo (da 1.320.650 a 1.980.900 lire lorde mensili).
• 75% sulla quota di pensione superiore a 3 volte il trattamento minimo (da 1.980.950 lire lorde mensili).

1998
C’è un intervento restrittivo per le pensioni più elevate: le pensioni di importo superiore a 5 volte il trattamento minimo non hanno alcuna perequazione.
• Indicizzazione al 100% del costo vita sulla quota di pensione fino a 2 volte il trattamento minimo (fino a 1.372.100 lire lorde mensili).
• 90% sulla quota di pensione tra 2 e 3 volte il trattamento minimo (da 1.372.150 a 2.058.150 lire lorde mensili).
• 75% sulla quota di pensione tra 3 e 5 volte il minimo (da 2.058.200 a 3.430.250 lire lorde mensili).
• Le pensioni d’importo superiore a 5 volte il minimo non ricevono alcuna rivalutazione.

1999
Con la legge finanziaria del 1998 si stabilisce che nel triennio 1999-2001 sia introdotta una quarta fascia di perequazione per la quota di pensione compresa tra 5 e 8 volte il minimo. Mentre la quota superiore non avrà alcuna perequazione.
• Indicizzazione al 100% del costo vita sulla quota di pensione fino a 2 volte il trattamento minimo (fino a 1.395.400 lire lorde mensili).
• 90% sulla quota di pensione tra 2 e 3 volte il trattamento minimo (da 1.395.401 a 2.093.100 lire lorde mensili).
• 75% sulla quota di pensione tra 3 e 5 volte il minimo (da 2.093.101 a 3.488.500 lire lorde mensili).
• 30% sulla quota di pensione tra 5 e 8 volte il minimo (da 3.488.501 a 5.581.600 lire lorde mensili).
• 0 sulla quota di pensione superiore a 8 volte il trattamento minimo (da 5.581.601 lire lorde mensili).

2000
Indicizzazione al 100% del costo vita sulla quota di pensione fino a 2 volte il trattamento minimo (fino a 1.420.500 lire lorde mensili).
• 90% sulla quota di pensione tra 2 e 3 volte il trattamento minimo (da 1.420.501 a 2.130.750 lire lorde mensili).
• 75% sulla quota di pensione tra 3 e 5 volte il minimo (da 2.130.751 a 3.551.250 lire lorde mensili).
• 30% sulla quota di pensione compresa tra 5 e 8 volte il minimo (da 3.551.251 a 5.682.000 lire lorde mensili).
• 0 sulla quota di pensione superiore a 8 volte il trattamento minimo (da 5.682.001 lire lorde mensili).

2001
Con la legge finanziaria del 2001 si rideterminano le fasce di pensione soggette alla perequazione automatica e si ripristina la perequazione anche sulla quota di pensione di importo superiore a 8 volte il minimo.
- Indicizzazione al 100% del costo vita sulla quota di pensione fino a 3 volte il trattamento minimo (fino a 2.164.800 lire lorde mensili = 1.118,03 euro).
• 90% sulla quota di pensione compresa tra 3 e 5 volte il trattamento minimo (da 2.164.850 = 1.118,04 euro a 3.608.000 lire lorde mensili = 1.863,38 euro).
• 75% sulla quota di pensione superiore a 5 volte il trattamento minimo (da 3.608.050 lire lorde mensili = 1.863,39 euro).

2002-2007
- Indicizzazione al 100% del costo vita sulla quota di pensione fino a 3 volte il trattamento minimo (con limiti che variavano dai 1.147,08 euro lordi mensili del 2002 ai 1.282,74 del 2007).
• 90% sulla quota di pensione compresa tra 3 e 5 volte il trattamento minimo (da 1.047,09 euro lordi mensili del 2002 a 2.137,90 del 2007).
• 75% sulla quota di pensione superiore a 5 volte il trattamento minimo (da 1.911,81 euro lordi mensili del 2002 a 2.137,91 del 2007

2008
Si amplia per il triennio 2008-2009-2010 la quota di pensione coperta integralmente dall’inflazione. Nel dicembre 2007 si blocca per il solo anno 2008 la perequazione per le pensioni d’importo superiore a 8 volte il minimo.
- Indicizzazione al 100% del costo vita sulla quota di pensione fino a 5 volte il trattamento minimo (fino a 2.180,70 euro lordi mensili).
• 75% sulla quota di pensione tra 5 e 8 volte il trattamento minimo (da 2.180,71 a 3.489,12 euro lordi mensili).
• Le pensioni di importo superiore a 8 volte il minimo non ricevono alcuna rivalutazione

2009-2010
- Indicizzazione al 100% del costo vita sulla quota di pensione fino a 5 volte il trattamento minimo (fino a 2.217,80 euro lordi mensili del 2009 e 2.288,80 euro del 2010).
- 75% sulla quota di pensione superiore a 5 volte il trattamento minimo (da 2.217,81 euro lordi mensili del 2009 e da 2.288,81 euro nel 2010

2011
Terminato il triennio previsto di ampliamento della quota di pensione coperta integralmente dall’inflazione, si torna alla situazione del 2007
- Indicizzazione al 100% del costo vita sulla quota di pensione fino a 3 volte il trattamento minimo (fino a 1.382,91 euro lordi mensili).
• 90% sulla quota di pensione compresa tra 3 e 5 volte il trattamento minimo (da 1.382,92 a 2.304,85 euro lordi mensili).
• 75% sulla quota di pensione superiore a 5 volte il trattamento minimo (da 2.304,86 euro lordi mensili).

2012
Il governo Monti, con la manovra «salva Italia» di fine 2011, blocca la perequazione per le pensioni d’importo superiore a 3 volte il minimo per gli anni 2012 e 2013
- Indicizzazione al 100% del costo vita sulla quota di pensione fino a 3 volte il trattamento minimo (fino a 1.405,05 euro lordi mensili).
• Le pensioni di importo superiore a 3 volte il minimo non ricevono alcuna rivalutazione

2013
- Indicizzazione al 100% del costo vita sulla quota di pensione fino a 3 volte il trattamento minimo (fino a 1.443,00 euro lordi mensili).
• Le pensioni di importo superiore a 3 volte il minimo non ricevono alcuna rivalutazione.

2014
Così nella bozza della legge di stabilità 2013:
- Indicizzazione al 100% del costo vita sulla quota di pensione fino a 3 volte il minimo (fino a 1.500 euro lordi mensili).
• 90% sulla quota di pensione compresa tra 3 e 4 volte il minimo (tra 1.550 e 2.000 euro). • 75% sulla quota di pensione compresa tra 4 e 5 volte il minimo (tra 2.000 e 2.500 euro).
• 50% sulla quota di pensione superiore a 5 volte il minimo (tra 2.500 e 3.000).
• Le pensioni di importo superiore a 6 volte il minimo (cioè oltre 3.000 euro) non ricevono alcuna rivalutazione.
Blocco delle pensioni superiori a 3mila euro.
E' la misura preannunciata dal ministro del Lavoro, Enrico Giovannini , che vuole risparmiare così qualche milione di euro da utilizzare per provvedimenti di solidarietà sociale.
Gli assegni dell'Inps pari a 6 volte il trattamento minimo (circa 3mila euro lordi al mese, appunto) nel 2014 non verranno dunque aumentati in base all'inflazione, come invece dovrebbe avvenire di regola (anche se il governo Monti, in via temporanea per un biennio, fino a dicembre 2013, ha sospeso la rivalutazione di tutte le rendite sopra i 1.443 euro). Il blocco delle pensioni più alte non è però l'unica novità in arrivo dal prossimo anno in materia previdenziale. Da gennaio, verranno infatti innalzate anche le soglie d'età per mettersi a riposo, secondo la tabella di marcia stabilita a fine 2011 dalla riforma Fornero. Ecco, nel dettaglio, tutti i cambiamenti in vista.
Per calcolare quanto costerà ai pensionati la mancata rivalutazione delle pensioni, bisognerà aspettare i dati definitivi sull'inflazione del 2013. Nei primi 8 mesi dell'anno, l'aumento dei prezzi si è attestato attorno all'1,5%. Nell'ipotesi che resti su tali livelli fino a gennaio, i pensionati con un assegno pari a 6 volte il minimo dovranno dunque rinunciare a una crescita della loro rendita di un punto e mezzo percentuale. Su un importo lordo di 3mila euro, la mancata rivalutazione sarebbe dunque di circa 40-45 euro lordi al mese e poco più di 25 euro al netto delle tasse.

PENSIONE DI VECCHIAIA
Cambiano, seppur di poco, le regole per accedere alla pensione di vecchiaia, che matura al raggiungimento di una determinata soglia di età, indipendentemente dai contributi versati (anche se è necessario comunque un minimo di 20 anni di carriera). Per le donne lavoratrici dipendenti del settore privato, l'età minima per avere l'assegno di vecchiaia crescerà da gennaio 2014 di ben un anno e mezzo: da 62 anni e 3 mesi a 63 anni e 9 mesi. Per le lavoratrici autonome, invece, la soglia anagrafica minima si innalzerà di un anno: da 63 anni e 9 mesi a 64 anni e 9 mesi. Restano invece invariati fino al 31 dicembre 2015 i requisiti di anzianità per gli uomini e per le donne dipendenti pubbliche: 66 anni e 3 mesi.

PENSIONE ANTICIPATA
Salirà di un mese (sia per gli uomini che per le donne) l'anzianità minima per avere la pensione anticipata, cioè quella che matura dopo un certo numero di anni di carriera, indipendentemente dall'età. Da gennaio prossimo, gli uomini potranno mettersi a riposo con 42 anni e 6 mesi di contributi versati (contro i 42 anni e 5 mesi previsti nel 2013) mentre le donne, sempre dal 2014 in poi, dovranno avere alle spalle almeno 41 anni e mezzo di carriera (contro i 41 anni e 5 mesi di quest'anno). Non va dimenticato, però, che per la pensione anticipata sono previste comunque delle penalizzazioni a carico di chi sceglie di ritirarsi dal lavoro prima dei 60-62 anni di età. In particolare, l'assegno viene tagliato dell'1% per ogni anno che separa il pensionato dal raggiungimento dei 62 anni e di ben il 2% per ogni anno che precede il compimento dei 60 anni.

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