La rilevanza di benzina e gasolio per l’economia e per il fisco
Che i prodotti petroliferi siano essenziali per l’economia di famiglie e imprese è noto ed è fuori discussione. Non altrettanto noto è quanto sono rilevanti per l’Erario le imposte che gravano su tali prodotti; né sembra esservi piena consapevolezza circa i limiti di una politica fiscale che si ostina a considerare i consumi di tali prodotti come una sorta di “bancomat” cui attingere, senza tenere conto dei riflessi negativi che un eccesso di prelievo comporta per l’economia e per lo stesso Erario.
Secondo la più recente rilevazione del Ministero dello sviluppo economico (18 novembre 2013) il prezzo medio alla pompa della benzina e del gasolio nel nostro paese risulta pari a 1,702 e, rispettivamente, a 1,635 al litro.
Si tratta di un livello che riflette una struttura in cui risulta determinante il peso delle imposte (accise + IVA), pari al 60,8% nel caso della benzina e al 55,7% nel caso del gasolio.
a) quello disposto dal Dl 69/2013 (il decreto del Fare), che ha disposto per l’anno 2014 l’aumento dell’aliquota dell’accisa sulla benzina e sul gasolio usato come carburante. L’entità dell’aumento resta incerta (ne è demandata l’attuazione a un provvedimento dell’Agenzia delle dogane, da adottare entro il 31 dicembre 2013), anche se il maggior gettito che dovrà essere assicurato (75 milioni) è già stabilito e non è certo irrilevante;
b) quello che potrebbe derivare dall’attuazione dell’art. 15 del Dl 102/2013 (il decreto IMU) che, nel disegnare la copertura dell’abolizione della prima rata Imu, ha fatto riferimento ai proventi attesi da due misure (la definizione agevolata del contenzioso interessante i concessionari del settore giochi e l’Iva rinveniente dalla pagamento dei debiti arretrati della P.A.) prevedendo, altresì, una specifica clausola di salvaguardia: “Qualora emerga un andamento che non consenta il raggiungimento degli obiettivi di maggior gettito attesi, il Ministro dell'economia e delle finanze, con proprio decreto, da emanare entro il mese di novembre 2013, stabilisce l'aumento della misura degli acconti ai fini dell'IRES e dell'IRAP, e l'aumento delle accise , in misura tale da assicurare il conseguimento dei predetti obiettivi anche ai fini della eventuale compensazione delle minori entrate che si dovessero generare nel 2014 per effetto dell'aumento degli acconti per l'anno 2013”.
Insomma, le decisioni di politica fiscale assunte nel triennio 2011-2013 lasciano una pesante eredità sul livello delle imposte gravanti su benzina e gasolio: sia per quanto concerne gli aumenti già in vigore, sia per quanto attiene agli aumenti già programmati
Il tesoretto "di salvaguardia" è già stato quindi individuato. Vale almeno 671,1 milioni di euro per il 2015 e 17, 8 milioni per l'anno successivo. Non sarà né il frutto della riduzione della spesa pubblica, o della razionalizzazione della macchina dello Stato, oppure dei tagli agli emolumenti della classe politica. Non verrà né dall'abolizione delle province, né dalla lotta all'evasione fiscale. Verrà, come migliore tradizione italiana vuole, dal solito immancabile salasso: quello delle tasse sui carburanti. Dall'ennesimo ritocco delle accise su benzina e gasolio, per la precisione. L'aumento dovrà coprire quel che non si riuscirà altrimenti a ricavare per abolire, o almeno ridimensionare, la seconda rata dell'Imu sulle prime case. Con una ulteriore sorpresa negativa e un piccolo premio di consolazione.
Finte consolazioni
La sorpresa negativa: alla fine si è deciso di assegnare il nuovo incremento delle accise ai soli carburanti per autotrazione anziché "spalmarlo" su tutti i prodotti e servizi energetici così come prevedeva il decreto Imu2. «Il solito bancomat carburanti» commenta l'Unione Petrolifera, che ha scritto una vibrata lettera di protesta al ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni.
Il premio di consolazione: la clausola di salvaguardia varata con il decreto del 30 novembre 2013 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 2 dicembre, scatterà non già ad inizio 2014 come si temeva, bensì dal primo gennaio 2015 e verrà mantenuta (intanto, salvo ulteriori proroghe in corso d'opera) fino al 15 febbraio 2016.
Ad alimentare i mugugni, non solo delle categorie più colpite ma anche dei migliori analisti, basta allargare la visuale all'intero stillicidio di aumenti delle accise sui carburanti, quelli varati ora ma anche quelli già in corso di attivazione. Ed ecco, per i più disattenti, la scoperta: per carburanti e lubrificanti, già tartassati da un effetto sanguisuga che pare inarrestabile, la raffica di aumenti non aspetterà gli esiti differiti dell'ultimo decreto. Tanto per citarne una: mancano all'appello 645 milioni di euro a causa dei mancati incassi sulla sanatoria delle slot-machine a cui si sommano le risorse necessarie per la restituzione di parte dei crediti da parte della pubblica amministrazione.
Si parte così
Di sicuro la mannaia sulle accise sui carburanti e sui lubrificanti scatterà già dal 1 gennaio prossimo con un primo aumento di 0,4 centesimi al litro causato dalla credit tax cinema. Poi nel biennio successivo l'anzidetta manovra anti-Imu "di salvaguardia" (il che significa, visto quel che puntualmente succede nel nostro paese, la quasi certezza che tale manovra sarà davvero attivata) che vale almeno 2 centesimi al litro in più a consumi costanti di benzina e diesel, con un ulteriore traino all'insù se dovesse proseguire la caduta complessiva del carburante venduto in Italia. Poi ancora, per il 2017 e 2018, l'ulteriore scatto (indipendente dalla possibilità che si proroghi ulteriormente quallo anti-Imu) già previsto dall'ultimo ddl stabilità per oltre 200 milioni di euro il primo anno e quasi 200 per il secondo, come fanno osservare gli analisti di Quotidiano Energia.
Se poi parliamo del complesso delle spese energetiche dei cittadini, e non ci fermiamo solo ai carburanti, emerge una considerazione davvero amara: da una parte la sicura certezza dell'aumento delle accise come doloroso serbatoio di compensazione per altri tagli fiscali, dall'altra la promessa di attenuare le spese energetiche delle famiglie delle imprese attenuando appunto la mannaia fiscale e parafiscale sulle bollette , mettendo in atto parallelamente quella riforma-razionalizzazione della rete di distribuzione dei carburanti che promette di eliminare il sovrapprezzo che paghiamo rispetto al resto dell'Europa su questo versante.
Bene, anzi male. Perché l'aumento delle accise è una certezza, frutto di una minuziosa programmazione. Mentre il piano Zanonato per attenuare le bollette elettriche e il nuovo piano annunciato dal Governo per incentivare la razionalizzazione della rete carburanti sono ancora nell'etereo libro delle intenzioni.
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