Segreto bancario addio, parte l'anagrafe dei conti correnti

Nuovi accertamenti fiscali: vietato spendere, ma anche risparmiare troppo

Nell’occhio del maxi cervellone entreranno non solo l’estratto conto, ma anche il saldo di fine anno: con la conseguenza che se il risparmio dovesse risultare sproporzionato rispetto al reddito dichiarato, scatterà l’accertamento sintetico.

Con la nuova Anagrafe tributaria non si scherza: il maxi cervellone delle Entrate minaccia di colpire non solo chi spende troppo in rapporto alle proprie capacità, ma anche chi, alla fine dell’anno, avrà accumulato risparmi eccessivi.

Lo scorso 31 ottobre è entrata in funzione la nuova Anagrafe dei conti , una banca dati di dimensioni ciclopiche, unica nell’esperienza del nostro Paese (e probabilmente la più completa tra i Paesi dell’Euro zona).
Un breve cenno su questa banca dati se ancora non la conosci : Gli operatori finanziari, a decorrere dal 24 giugno 2013, devono comunicare i dati all’Anagrafe Tributaria attraverso il SID, Sistema di Interscambio Dati, una nuova infrastruttura informatica che serve, rispettando quanto indicato dall’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, per acquisire i dati dagli operatori finanziari con sistema application-to-application cioè in modalità totalmente automatizzata, senza che vi sia l’intervento del personale.
Una grande mole di informazioni transiterà con flussi automatici per evitare accessi non conformi.
Il “Grande Fratello” fiscale ha le telecamere puntate sulle operazioni finanziarie dei contribuenti, il SID, non ha connessione con nessun altro sistema di interscambio dell’Amministrazione. I dati confluiranno in una sezione speciale dell’Anagrafe Tributaria.
L’occhio della “telecamera” dell’Agenzia delle Entrate è puntato sulla periodicità annuale dell’accertamento per cui gli operatori finanziari dovranno trasmettere ogni anno, con il sistema SID dedicato:
1) i dati identificativi del rapporto;
2) il saldo iniziale al 1° gennaio e quello finale al 31 dicembre dei conti;
3) i dati degli importi totali delle movimentazioni, distinte tra attivo e passivo.
Entro il 31 ottobre 2013, devono essere inviati i dati relativi all’anno 2011 la cui trasmissione è iniziata il 24 giugno 2013; entro il 31 marzo 2014, è previsto il completamento dell’invio, delle informazioni finanziarie relative all’anno 2012, che presumibilmente inizierà dal 1° novembre 2013; a regime, i dati devono essere inviati entro il 20 aprile dell’ anno successivo a quello cui si riferiscono le informazioni: la prima scadenza sarà 20 aprile 2014 e riguarderà l’invio dei dati dell’ anno 2013. Il Legislatore completa il lavoro di ben 22 anni durante il quale, per raggiungere l’obiettivo di utilizzare i dati finanziari ai fini del controllo fiscale, di fatto l’Ufficio ha abbattuto il “muro” del segreto bancario.
Cambiano le modalità di accertamento: prima l’Ufficio procedeva alla formazione delle liste di controllo e poi utilizzava i riscontri anche finanziari, per supportare le proprie tesi, oggi avviene il contrario perché le presunzioni legali e le liste selettive dei contribuenti a maggior rischio di evasione saranno elaborate sulla base delle informazioni finanziarie, acquisite in funzione dell’annualità dei controlli.
L’Ufficio potrà effettuare l’ attività istruttoria in maniera più efficiente ed efficace, perché avrà a disposizione dati numerici di dettaglio.
Tali liste avranno un iter di accertamento speciale che avrà bisogno di riscontri in base ai quali l’Ufficio sceglierà quale metodologia di accertamento utilizzare (ad esempio il redditometro o il metodo induttivo). L’anomalia dei dati finanziari sarà, quindi, un indizio che dovrà essere corroborato da altri informazioni, quali le spese sostenute in contabilità o gli investimenti effettuati. Verrà ricostruita la posizione fiscale del contribuente attraverso un’ analisi di coerenza, congruità ed attendibilità della dichiarazioni dei redditi, investimenti mobiliari ed immobiliari effettuati, tenore di vita e movimentazioni finanziarie.
Il contribuente potrà verificare con l’Ufficio, attraverso il contraddittorio, se le risultanze cui è pervenuto siano attendibili.
Sarà importante avere una contabilità “in linea” con le movimentazioni finanziarie ovvero avere giustificazioni pronte circa la motivazione ed il fondamento delle movimentazioni bancarie, inerenti sia l’attività svolta che la sfera privata.
Ad essa, tanto le banche quanto le filiali di Poste Italiane hanno l’obbligo di comunicare: - nominativi di intestatari di conti correnti, conti deposito titoli, carte di credito e di debito e certificati di deposito; - estratti conto annuali dei clienti; - saldo attivo o passivo di fine anno.   In altre parole, si guarderà nelle viscere del portafoglio “bancario” o “postale” di ogni italiano. E non si studieranno solo le uscite (le spese) e le entrate (i bonifici e i versamenti ricevuti), ma anche e soprattutto il saldo finale. È proprio quest’ultimo l’elemento da non sottovalutare.
Perché, seppure fossero giustificate tutte le movimentazioni in entrata ed uscita dal conto, qualora però dal saldo finale dovesse risultare una consistenza di risparmio sproporzionata rispetto al reddito del contribuente, scatterà subito l’accertamento sintetico.





Per esempio: si prenda lo stipendio medio di un dipendente pubblico di circa 18.000 euro annui. Mettiamo che, dall’estratto conto, risultino in entrata solo gli stipendi erogati dal ministero (circa 1.500 euro mensili) e in uscita qualche prelievo col bancomat e tre o quattro pagamenti con carta di credito all’ipermercato. A fine anno, il risparmio accumulato potrebbe essere pari a circa 15.000 euro. A questo punto, il cervellone del fisco farà scattare ugualmente l’allarme rosso. Ciò perché, pur non risultando, dall’estratto conto, movimentazioni ingiustificate (quale potrebbe essere, per esempio, un bonifico non dichiarato), apparirà comunque strano che il contribuente abbia vissuto con poco meno di 300 euro al mese.

Il che verrà ricondotto a disponibilità liquide sfuggite alla dichiarazione dei redditi.   Dunque, accumulare risparmio nel corso dell’anno solare significa avere maggiori disponibilità di denaro che, se non giustificate dal reddito, potrebbero rivelare un’evasione fiscale.

Ovviamente, a farne le spese saranno coloro il cui tenore di vita sarà caratterizzato dalla massima oculatezza e parsimonia nella gestione del portafoglio.

Per costoro, l’eventuale rinuncia a uno stile di vita “normale”, in favore di uno invece morigerato, potrebbe essere fonte di gravi problemi con il fisco.
Riuscire, infatti, a provare che l’accumulo di risparmio non è frutto di evasione fiscale sarà assai difficoltoso.   Ricordiamo, del resto, che con il fisco italiano vige il principio del capovolgimento (cosiddetta “inversione”) dell’onere della prova: l’amministrazione fiscale “presume” l’esistenza del “nero” sulla base di semplici indici statistici; sarà poi il cittadino a dover fornire la prova contraria.

Prova che, molto spesso, non è possibile dare. E allora conviene scendere a patti.

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