L'annuncio del Movimento dei Forconi: «Bloccheremo l'Italia» di Maurizio Zoppi

 
Lo hanno promesso.
Giurano di bloccare tutta Italia. Il movimento dei Forconi, dopo quasi due anni di silenzio, si risveglia con l'obiettivo di far partire una rivolta che investirà l'intero Paese e non solo la Sicilia.
Un letargo dovuto alla difficoltà di reperire i fondi necessari per organizzare le nuove proteste. Perché, tengono a precisare, «non sono sponsorizzati da nessun partito politico». La linea è dura: «Nessuna presa in giro da parte delle istituzioni».


BLOCCHI DALL'8 DICEMBRE. Da Bolzano a Lampedusa, tante sono le adesioni ai blocchi stradali previsti a partire dalla notte dell’8 dicembre. Ma se un inizio è stato deciso, la fine non ancora.
I motivi della rabbia sono sempre gli stessi: «Ci hanno accompagnati alla fame, hanno distrutto l'identità di un Paese, hanno annientato il futuro di intere generazioni», recita l'annuncio dello sciopero, che si scaglia contro la politica italiana e non solo. Accuse pesanti sono rivolte, infatti, anche all'Unione europea e alla moneta unica.
A guidare la protesta, portata avanti soprattutto sui social network, sono camionisti, agricoltori, disoccupati. Che presenteranno le loro richieste «solo quando i poteri saranno in ginocchio».
Mariano Ferro: «Ora la politica deve passare ai fatti»

Mariano Ferro, leader del Movimento dei Forconi. «Lo Stato non ci fa scegliere chi ci governa, ci tartassa con le tasse, le grandi aziende finiscono all'asta». E, ancora, «è stata tolta l'assistenza ai disabili mentre le pensioni d'oro e i costi della politica restano uguali», spiega a Lettera43.it Mariano Ferro, leader del movimento siciliano. «Le nostre aziende vengono derise dai cinesi. I cittadini chiedono a gran voce di passare ai fatti».

«LA PROTESTA NON PUÒ ESSERE PACIFICA». Per questo, secondo Ferro, «la protesta non può essere democratica e pacifica. Continuerebbero a prenderci in giro. Ormai la macchina della rivolta è partita e questa volta speriamo che non ci scappi il morto».
Il numero uno dei Forconi siciliani tiene poi a precisare che il governo non ha dato loro un'altra scelta. «In tutte le salse abbiamo avvisato il ministro degli Interni, Angelino Alfano di non mettersi contro di noi. Ci diranno che non è legale? Bè, quello che sta facendo lo Stato italiano a tutti noi è legale? Qui c’è gente che si uccide, non ce la fa ad andare avanti, a cui viene pignorata la casa dopo 50 anni di lavoro. Tutto questo deve finire».

LA DELUSIONE PER IL M5S.  E dire che di acqua sotto i ponti ne è passata dai primi blocchi che misero in ginocchio la Sicilia. Ma nulla, secondo Ferro, è cambiato nei fatti, nonostante il Movimento 5 stelle, il governo Letta e il governatore di centrosinistra Rosario Crocetta. Anzi. «La situazione si è aggravata», tuona il capo protesta. «Il nostro movimento quando si è presentato alle scorse elezioni regionali, sapeva di perderle. La nostra è stata solo una provocazione. Per questo speravamo sulla componente politica del M5s. Ma ora crediamo che i grillini, come tutti i politici, servono a ben poco».
Dal battesimo di Avola alle accuse di Lo Bello


Il movimento dei Forconi nacque nell’estate del 2011 ad Avola, dopo la visita dell’allora ministro all’Agricoltura Saverio Romano.
Proprio in quella giornata il movimento rivendicò le sue richieste: la defiscalizzazione dei carburanti e l’applicazione dell’articolo 37 dello Statuto siciliano che prevede di trattenere sull’Isola le imposte sulle imprese che hanno stabilimenti e impianti sul territorio regionale.

IL POPOLO DELLA RIVOLTA. Davanti al nulla di fatto, il 16 gennaio 2012, il movimento predispose blocchi stradali in ogni parte dell’Isola a cui parteciparono, oltre che agricoltori, allevatori, pescatori e autotrasportatori anche commercianti, semplici cittadini e studenti. Tutti uniti contro le politiche del governo Monti e dell'ex presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo.
A causa dei blocchi, molti distributori esaurirono le scorte di carburante, i supermercati si svuotarono e cominciarono a scarseggiare i beni di prima necessità.

Dopo cinque giorni di caos, Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, denunciò infiltrazioni mafiose all'interno del movimento. Dichiarazione confermata anche dal procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, che parlò di «giustificato allarme». E alla quale Martino Morsello, rappresentante dei Forconi, rispose: «Si facciano i nomi senza essere omertosi davanti ai siciliani»

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