giovedì 31 ottobre 2013

Oggi lo sciopero dei 309mila bancari: i disagi per i clienti di Nicola Borzi



L'ultima volta è stato il 10 settembre, primo e 4 ottobre 2004: i bancari scioperarono per il rinnovo del contratto di categoria, le cui trattative si erano fermate a luglio. Nove anni dopo, oggi i 309mila lavoratori delle aziende di credito associate all'Abi incroceranno le braccia "contro la disdetta unilaterale e anticipata dei contratti nazionali, per il mantenimento del fondo di solidarietà, contro le minacce di nuovi tagli a occupazione e retribuzioni". L'agitazione è stata indetta dopo che il 16 settembre l'Abi ha disdettato unilateralmente – con un anticipo di tre mesi e mezzo sui termini – il contratto collettivo nazionale dei bancari siglato il 19 gennaio 2012. Quel contratto, con un aumento medio a regime di 170 euro, per l'Associazione bancaria è ormai troppo oneroso, con aumenti non più sostenibili a fronte del peggioramento dello scenario economico e produttivo, come spiega l'intervista a Francesco Micheli, presidente del Comitato affari sindacali e del lavoro e vicepresidente dell'Abi. Per i sindacati invece il settore e i suoi lavoratori meritano più attenzione anche da parte del Governo, alla luce del consistente bonus fiscale per gli istituti di credito previsto dalla Legge di Stabilità


Il nodo del costo del lavoro
L'Abi ha ricompattato Dircredito, Fabi, Fiba/Cisl, Fisac/Cgil, Sinfub, Ugl Credito, Uilca e Unità Sindacale Falcri Silcea. Le otto sigle del settore respingono all'unisono, con accenti diversi, ragioni e modalità della disdetta. Tre in sintesi le critiche dei sindacati alle argomentazioni dell'Abi. La prima riguarda il costo del lavoro: le banche sostengono che gli oneri, compresa la voce importante della previdenza integrativa, non sono più sostenibili da conti economici zavorrati dalla contrazione del business e dal peso delle sofferenze anche per la progressione di carriere e scatti automatici. Per i sindacati, come mostra questa tabella, il costo del lavoro, sia a livello di sistema, sia unitario, è invece già calato sotto la media dei concorrenti europei.
La questione del Fondo di solidarietà
In parallelo c'è la riforma dell'ammortizzatore sociale di settore, il fondo di solidarietà, totalmente autofinanziato da imprese e lavoratori, che per le banche è ormai troppo oneroso e per i sindacati va salvaguardato specie quanto a volontarietà di accesso. Dal 2000 sono transitati per il Fondo di solidarietà circa 48mila lavoratori; oggi il fondo eroga assegni straordinari a circa 15mila persone. L'accesso al fondo è avvenuto prevalentemente su base volontaria, con maggiori oneri per incentivazioni aggiuntive e adottando soluzioni provvisorie rispetto agli obiettivi di efficientamento. Per l'Abi c'è l'esigenza di valutare la reale consistenza degli ulteriori esuberi che potrebbero crescere per l'aumento dell'operatività on line, la riduzione dei volumi e la ridefinizione delle reti fisiche.


L'evoluzione di inquadramenti e mansioni
Altro fronte del contendere, anche più caldo del primo, riguarda la parte normativa del contratto specie su inquadramenti e mansioni. L'Abi chiede maggior flessibilità e revisione dei ruoli per seguire clienti sempre più nomadi e, con il boom dell'online banking, meno legati allo sportello. I sindacati rispondono che le pressioni commerciali sono al parossismo e temono l'emersione di figure professionali meno tutelate .
La contesa formale sulla disdetta
Ci sono infine le modalità: sinora sindacati e Abi disdettavano separatamente ma all'unisono il vecchio contratto, con una liturgìa preparata e attesa che dava modo di programmare i tempi e i modi del confronto. La mossa dell'Abi è stata interpretata da sindacati e lavoratori come la minaccia di un confronto più duro. Lo sciopero di oggì, così, sarà la cartina di tornasole dei mesi a venire.


Le ricadute sui clienti
Alla fine della giornata, è prevedibile che tra le cifre sull'adesione presentate dai sindacati e quelle rese note dall'Abi ci sarà una notevole discordanza sia quanto al numero di addetti che avranno incrociato le braccia sia per quanto attiene il totale degli sportelli bancari rimasti chiusi. Mentre alcune funzionalità delle banche non dovrebbero subire contraccolpi (si pensi a tutto ciò che ha a che fare con procedure automatizzate quali la ricezione di versamenti, stipendi e pensioni, il pagamento di bonifici, la richiesta di estratti conto, i movimenti sull'online banking, oppure prelievi, ricariche, pagamenti e versamenti tramite la rete degli sportelli Bancomat – purché gli Atm siano stati preventivamente riforniti di contante e si trovino all'esterno delle filiali-, è probabile che altre tipologie di interventi dovranno essere rimandate a nuova data. Si pensi in particolare tutti quelli che richiedono l'assistenza dello sportellista o di addetti specializzati, come il versamento e la richiesta di assegni, la sottoscrizione di strumenti finanziari allo sportello, l'apertura di nuovi conti, la stipula di mutui, la sottoscrizione di polizze.


La trasmissione dei dati all'Anagrafe dei rapporti all'Agenzia delle Entrate
Oggi scade il termine per le banche, le fiduciarie, Sim, intermediari ex articolo 106 e 107 del Testo unico bancario, holding di partecipazioni ex articolo 113 del Tub della trasmissione della documentazione all'Anagrafe dei rapporti dell'Agenzia delle Entrate relativa al 2011. In particolare le banche devono trasmettere per ogni cliente il saldo di inizio anno e quello di fine anno e, per i conti correnti, il totale dei movimenti in dare e di quelli in avere, ma anche il numero di accessi alle cassette di sicurezza e quant'altro. Chi non avesse ancora provveduto potrebbe trovarsi impossibilitato a farlo oggi, causa sciopero. Dall'Agenzia delle Entrate, vista la comcomitanza dello sciopero, hanno fatto comunque sapere che, almeno per questa volta, non scatteranno sanzioni in caso di ritardo nel completamento della trasmissione dei dati.

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