Lo spread degli stipendi: un neolaureato in Germania guadagna 40mila euro, in Italia appena 25mila (lordi) di Alberto Magnani
Primo contratto in Francia: 35mila euro. Primo contratto in Germania: 40mila euro. E in Italia? Lo scarto si allarga: addirittura 15mila euro. In meno, però. Secondo l'Osservatorio Merger 2013 sul costo del lavoro, i neolaureati assunti nel nostro paese viaggiano su un retribuzione annua lorda di 25mila euro. Se si trasferissero a Berlino, o nella filiale parigina di una grossa multinazionale, ne incasserebbero almeno 10mila in più.
L'indagine è stata redatta su un campione di 340 aziende italiane o stanziate in Italia, con fatturato medio sopra ai 128 milioni di euro e organico di circa 260 dipendenti. Avevamo già scritto dello sbalzo tra competenze ricercatissime e stipendi sotto la media Ue, citando il "caso scuola" degli ingegneri: un disegnatore meccanico con un anno e mezzo di esperienza in curriculum può ambire a un massimo di 24mila euro annui in Italia. Volando a Londra e tenendo conto del cambio in sterline, l'asticella si alzerebbe ad «almeno» 41mila. Senza dimenticare benefit e scatti di carriera, con il doppio criterio di competenze specifiche e anni di esperienza: più competenze hai, maggiore è il premio salariale, più anni di produzione accumuli, maggiore è il fisso netto.
I numeri sono confermati dalla ricerca. Che avanza una proposta: piani per intercettare i talenti in fuga, inserendoli in schemi di formazione internazionale. Il ragionamento è lineare, soprattutto per colossi con una fatturazione sopra i 200 milioni: «I neolaureati italiani costano poco rispetto a francesi, tedeschi e inglesi - spiega Elena Oriani, direttrice di Mercer Italia -. Questa è un'opportunità per le multinazionali del nostro paese, che potrebbero reclutare giovani italiani e inserirli in un sistema di rotazione "cross-countries", accrescendo così la cultura internazionale dell'azienda, prima che il giovane italiano si rivolga autonoamente all'estero per avviare la propria carriera».
Altri tasti dolenti: bonus erogati e "spread" tra sessi nella retribuzione. Per i manager italiani, i bonus erogati nel 2013 sono scesi. Con sbalzi, in negativo, fino al 20%: incentivi alleggeriti di 20mila euro, e più, rispetto al target prefissato. E la lavoratrici? Secondo la ricerca, le donne percepiscono uno stipendio dell'8% più basso rispetto ai colleghi uomini nelle corrispondenti fasce di impiego direttivo. La forbice si restringe nelle posizione di direzione. O meglio, si restringerebbe: scalando le gerarchie aziendali fino alla posizione di direttore generale o direttore di prima linea, le "quota rosa" aziendali tendono allo zero.
Commenti
Posta un commento