Canone RAI: entro quanto pagare e quando non pagare


Poche tasse risultano odiose ai contribuenti italiani quanto il canone Rai.

Chi possiede un televisore è tenuto a pagare entro il 31 gennaio in unica soluzione, se non vuole incorrere nel pagamento di una sovrattassa causata dal ritardo. In alternativa, è possibile pagare in due rate, la prima da versare sempre il 31 gennaio e la seconda il 31 luglio 2013, o in quattro rate con scadenza il 31 gennaio, 30 aprile, 31 luglio e 31 ottobre 2013.
Il costo del balzello quest’anno è di 113,50 euro, più alto di 1,50 euro rispetto allo scorso anno, aumento che ha provocato le ire delle associazioni dei consumatori, che imputano alla Rai un atteggiamento esoso nei confronti degli utenti a fronte di un servizio non sempre impeccabile.
Allo stato attuale, l’evasione è di quasi il 26,7% della popolazione.

Entro il 31 gennaio è prevista la scadenza per il pagamento del canone Rai 2013. Si tratta di una "tassa" che col passare del tempo gli italiani hanno imparato ad odiare soprattutto per la qualità dei contenuti che vengono offerti dai vari canali.

Il canone è da considerarsi una imposta sul possesso del televisore e non sul suo utilizzo quindi va comunque pagato perché colpisce l’oggetto e non il suo uso. Il canone Rai rappresenta la principale fonte di finanziamento del servizio pubblico nella maggior parte dei paesi europei, ed è peralto una tassa presente anche in altri Paesi europei.

Una vecchissima legge del 1938 stabilisce che il pagamento del canone di abbonamento Rai-Tv è obbligatorio per chiunque “detenga” uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni, che prescinde, quindi, dall’uso effettivo del televisore, dalle emittenti televisive seguite o dall’utilizzo del televisore stesso per fini diversi (quale, per esempio, la mera riproduzione di videocassette o videogiochi).

Sulla base di quali presupposti viene stabilito l’obbligo di pagamento del canone?
Il parametro di riferimento per l’imputazione dell’imposta è la residenza. Pertanto, ciascun nucleo familiare è gravato dall’obbligo di corrispondere il canone.
Se, quindi, i figli restano nello stesso nucleo familiare del padre e mantengono la stessa residenza dei genitori, non sono tenuti a pagare il canone. Nel caso di coniugi con differenti residenze, qualora vi sia detenzione di apparecchi televisivi in ciascuna delle abitazioni, sono dovuti due distinti abbonamenti Rai.

Il canone RAI, come quasi tutti i tributi, si prescrive nel termine di 10 anni. Questo vuol dire che, prima della scadenza di tale termine, la Rai deve inviare all’utente almeno una lettera di diffida, onde interrompere tale termine di prescrizione. Il canone, dunque, non è dovuto per le annualità anteriori agli ultimi dieci anni, sempre che – come detto – non siano intervenute richieste per iscritto da parte della tv pubblica.

In caso di mancato pagamento, la Rai può affidare la riscossione ad Equitalia, che emetterà la nota cartella esattoriale.

Il pagamento del canone di abbonamento per l’abitazione primaria consente la detenzione di uno o più apparecchi televisivi a uso privato da parte dello stesso soggetto o dei componenti del suo nucleo familiare non solo nella propria residenza ma anche nell’eventuale dimora abituale o secondaria.
Il pagamento del canone, quindi, include tutti gli apparecchi posseduti o detenuti, nella propria residenza od in altre abitazioni secondarie, dal titolare o da altri membri del nucleo familiare risultante dallo stato di famiglia. In parole povere, nel caso in cui lo stesso soggetto detenga più apparecchi, sia nella stessa abitazione che in abitazioni diverse, sia per uso proprio che dei propri familiari, è dovuto un solo pagamento del canone.
Pertanto, il pagamento del canone di abbonamento alla televisione per l’abitazione primaria consente all’utente di detenere uno o più apparecchi televisivi anche nella propria dimora abituale e secondaria, a vantaggio dei componenti del proprio nucleo familiare.

Come possono disdire l’abbonamento per non pagare il canone Rai? Per disdire l’abbonamento Rai occorre avanzare la nota richiesta di suggellamento dell’apparecchio e versare l’importo di 5,16 euro a mezzo di vaglia postale. Successivamente, a norma di legge, l’utente dovrebbe ricevere la visita di un incaricato Rai presso il proprio indirizzo di residenza per la chiusura del televisore in un apposito involucro munito di sigilli ministeriali.

C’è un altro modo per non pagare il canone, oltre alla procedura di suggellamento? Si. L’interessato dovrà dichiarare di convivere con un utente che è già titolare di un abbonamento, indicando nominativo, indirizzo e numero di abbonamento.
Paradossalmente, la procedura di suggellamento va seguita anche nel caso di apparecchio guasto, con la conseguenza di rendere lo stesso del tutto inservibile perfino come mero oggetto di arredamento. Va segnato, tuttavia, che a seguito di regolare disdetta dell’abbonamento da parte dell’utente, la successiva procedura di suggellamento, ancorché dovuta, trova scarsissima applicazione pratica.
 
La Rai mi ha chiesto il canone ma io non ho alcuna tv. Che devo fare?
In presenza di una richiesta di pagamento del canone dalla Rai tramite raccomandata, sarà possibile comunicare formalmente all’ente che non si possiede alcun apparecchio televisivo, indirizzando la missiva all’agenzia delle Entrate, Direzione provinciale I di Torino, Ufficio territoriale di Torino 1 Sportello S.A.T., Casella postale 22, 10121 Torino.
Anche il possesso o la detenzione di computer, od altri terminali elettronici come i tablet, collegati a internet, obbligherebbe al pagamento dell’onere fiscale. Tuttavia, tale rigida interpretazione di una norma così datata è stata di recente smentita dalla stessa Rai, la quale ha precisato che l’utilizzo di un computer non obbliga di per sé al pagamento del canone, salvo che l’apparecchio non sia «specificatamente destinato» ad essere utilizzato come un televisore, come avviene in alcuni casi.
 La legge prevede l’esenzione del canone Rai per soggetti di età pari o superiore a 75 anni. Per avere diritto all’esenzione occorre: aver compiuto 75 anni di età entro il termine di pagamento del canone; non convivere con altri soggetti diversi dal coniuge titolari di reddito proprio; possedere un reddito che unitamente a quello del proprio coniuge convivente, non sia superiore complessivamente a 516,46 euro per tredici mensilità (ovvero 6.713,98 euro annui).



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