Se cerchi il successo spegni il computer, esci e agisci

Dopo l’avvento dei social network e dei vari misuratori di popolarità, come like su Facebook e visualizzazioni su Youtube, molte aziende hanno cercato di fare incetta di fan nella convinzione che questo avrebbe portato più business. Se oggi vai da un’agenzia di web marketing seria, ti sconsiglierà questo approccio a favore di uno più pensato e più simile al marketing tradizionale: coltiva con calma i tuoi contatti, mostra quello che sai fare, cresci lentamente. Si sono resi conto che avere un milione di like da persone poco interessate a te non voleva dire nulla. Questo sfortunatamente non è il trend di moltissime persone, che invece continuano a cercare il like e la visualizzazione, spesso non accorgendosi di quanto si rendano ridicoli.

Questo fenomeno è parte di qualcosa di più grande: quando accade una tragedia, in molti scrivono commenti per “ricordare le vittime” oppure ti ricordano che “se non condividi sei senza cuore”. Senza rendersi conto che così facendo in realtà stanno cercando semplicemente l’attenzione rubata loro dalla tragedia – perché il loro commento fa solo incetta di like, e non aiuta certo le persone colpite da un disastro. Vuoi agire? Vai ad aiutare, a dare una mano per ricostruire, dona dei soldi, diventa un volontario. Altrimenti, il tuo commento serve solo a te stesso.

Stanno aumentando a dismisura anche le pagine o i siti che promettono soldi facili con pochi click, senza esperienza, senza competenze, senza soldi. Ti connetti e dopo poche settimane, sei milionario. Garantito.

Questo trend lo stiamo vedendo anche nella vita reale: oggi esistono moltissimi Coach anche in Italia, data la popolarità della professione; molti si propongono per lavorare per la nostra azienda ma, quando vediamo il loro profilo, ci accorgiamo che sono Coach “virtuali”: tanti corsi, un bel sito, pochissima esperienza e un libro auto-pubblicato di bassa qualità.

Cerchiamo like su Facebook, ma cosa ci cambia averne uno oppure cento?
Anche i corsi rischiano di diventare delle illusioni: una grossa società di video online pubblicizza un corso che viene introdotto con il seguente messaggio: “Attenzione, stai per fare parte di un ristretto gruppo di persone (!?) che ha trovato un metodo scientifico per riprogrammare la tua mente con cinque minuti al giorno e…. rullo di tamburi… senza la tua attenzione.” Ma stiamo scherzando?

Mi pare ci sia la preoccupante tendenza di confondere l’”agire virtuale” con quello reale. Il tanto agognato “segreto del successo”, qualsiasi cosa voglia dire, risiede in un fattore che, per quanto possa sembrare antiquato, funziona sempre: l’azione. Intendo, l’azione reale. Fisica, quella che ti costringe a scendere nell’arena, a rischiare, a metterti in discussione, a levare l’ancora e dubitare di te stesso per cercare nuove strategie di vita. Ha funzionato in tutta la storia dell’umanità, ha funzionato per i nostri nonni, per i nostri padri e madri e funzionerà anche per noi.

L’azione virtuale, quella senza sforzi, quella dei like e delle diete senza sacrifici, sembra prendere il sopravvento. Il successo, in realtà, non è così difficile da raggiungere. I nostri obiettivi non sono così difficili da conquistare. Ma dobbiamo alzare gli occhi dal telefonino, smettere di cercare le soluzioni facili e pronte, e partire. E non intendo metaforicamente, intendo mettersi le scarpe, tirarsi su le maniche e cominciare a sporcarsi le mani. Perché è lì che si nasconde il nostro, il tuo, il mio successo: nell’azione reale, quella che ti graffia le ginocchia e ti fa sudare. Quella lontana dai riflettori, dove non riceverai nessun like e dove fallirai tante volte senza che nessuno correrà su una tastiera ad incoraggiarti o a dirti “oh poverino, io sono con te.” Obiettivi ambiziosi richiedono azioni profonde, scollegarsi dal virtuale per entrare nel reale e cominciare a sfidare la montagna davanti a noi. Altrimenti sarà sempre un rincorrere il “like” che non porterà a nulla, la soluzione facile proposta dal filibustiere di turno, che ovviamente si rivelerà una delusione, dallo sbattere contro lo stesso muro perché non vogliamo convincerci che quel muro non si sposterà da solo, siamo noi che dobbiamo scavalcarlo. Questo vale per il lavoro, per un’impresa, per una famiglia, per la vita.

Uno dei più grandi rimpianti di una persona sul punto di morte è quella di non avere agito nei momenti cruciali della vita: azione reale, viva, profonda. Di non avere rischiato di più, di non essersi messi in cammino, di essere rimasto dietro lo schermo di un computer ad aspettare la soluzione facile, ad aspettare che il mondo gli serva il successo su un piatto.

Il mondo sta cambiando e siamo tutti confusi, è vero: l’incertezza aumenta, le direzioni e le opportunità, come del resto i rischi, sono tanti. Anche per questo è ora di spegnere il computer, mettere via il telefonino, chiudere il libro che ci promette di diventare milionari in cinque minuti e cominciare ad agire. Veramente.

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