Se la vita è una partita....cosa aspetti a vincerla? Scommetti su di te

Coraggio. È la forza che ci fa affrontare quello che ci capita con decisione, rapidità, strategia e lungimiranza. C’è coraggio in un disoccupato che si mette in gioco per fare impresa. O nella donna che ha cresciuto i suoi figli e cerca un lavoro. E in tutti noi, quando affrontiamo le difficoltà della vita. Ci sono sfide collettive, svolte epocali dove ci viene richiesto di mettere da parte inerzia, pessimismo e rassegnazione per affrontare il nostro tempo tribolato. Eppure pieno di opportunità, per chi ha sogni, idee, forza e volontà di realizzarle.

Il coraggio ci aiuta a fare il balzo. «Tutti coloro che hanno realizzato qualcosa di importante si sono misurati con il coraggio» spiega Gianpaolo Pavone, coach motivazionale e autore di Occhiali per la felicità: strategie per ottenere il meglio da te e dalla tua vita (Psiconline, 18 euro). «Ci fa affrontare le sfide, sfoderare la forza d’animo, metterci in di­scussione senza remore. Gli ostacoli, grazie al coraggio, si affrontano di petto e si oltrepassano, con lo sguardo proiettato al di là, saltando più in alto dell’ostacolo». A volte sono ostacoli mentali, a volte è la nostra vulnerabilità, le scelte di vita o le abitudini. «Avere uno scopo non basta. Ci vuole il coraggio di agire e l’azione stessa, perché le aspirazioni diventino realtà. Niente è gratuito. La differenza tra chi ha successo e chi non lo ha sta nel coraggio di scommettere su se stessi, sulle proprie idee, assumersi un rischio calcolato e agire».

Come vivere il cambiamento

Ma bisogna agire d’impulso? «Niente avventatezze. Bisogna studiare attentamente una situazione prima di agire. La riuscita di un atto coraggioso sta anche nel sapersi organizzare, nell’immaginare le varie fasi dell’azione e le conseguenze. Avere una vision. Scegliere il modo che ci sembra più vantaggioso e applicarlo correttamente». Insomma, il coraggio richiede un salto. Ma ben ponderato. Non tutti sono pronti. È un problema di autostima? «Ognuno ha grandi risorse, ma non sappiamo di possederle fin quando non permettiamo loro di lavorare per noi. Dobbiamo esercitare il coraggio nelle piccole cose, per allenarlo all’uso in quelle grandi. I successi, i fatti, non le credenze sbagliate rinforzano la nostra autostima. I grandi imprenditori se la sono creata misurandosi coraggiosamente con la loro realtà e verificando i risultati ottenuti». E chi di coraggio proprio non ne ha? «È utile prendere dei modelli di vita, persone che hanno fatto scelte importanti, controcorrente. E far crescere il proprio coraggio a piccoli passi. Dalle dimostrazioni concrete che funziona, ci arriva la consapevolezza di potercela fare in ogni occasione». Il coraggio si può imparare? «L’aiuto di un coach può migliorare la nostra motivazione, ma nessuno può cambiare da fuori quello che proviamo dentro».

A scuola di coraggio (per fare impresa)

Lezioni di coraggio: le hanno date ai giovani, a ottobre, presso la fondazione Mirafiore (Borgo di Fontanafredda, Cn) imprenditori di successo. Li ha coinvolti Oscar Farinetti, un imprenditore che ha avuto l’ardire di vendere una catena come Unieuro, quando il motto “Benvenuti nell’era dell’ottimismo” sventolava davanti a un esercito di consumatori pronti a spendere. E ha fondato Eataly, per portare nel mondo le eccellenze alimentari italiane. «In questo momento essere ottimisti è deleterio e anche un po’ stupido. I tempi sono drammaticamente cambiati. Viviamo una crisi profonda, i giovani non trovano più lavoro e perdono la loro dignità. Il coraggio è un valore supremo da trasmettere alle nuove leve» ha dichiarato Farinetti.  Ma quanto coraggio serve per fare impresa, oggi? E che cos’è il coraggio imprenditoriale? «È quello che ci fa applicare soluzioni nuove a problemi nuovi, perché le soluzioni vecchie non funzionano più. Non si deve guardare nello specchietto retrovisore, ma nella complessità che abbiamo davanti» afferma Giulio Ardenghi, business coach e formatore (www.businesscoachingefficace.com).

Perché abbiamo paura?
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«La paura nasce dall’incertezza, dalla non conoscenza, dalla precarietà, dalla velocità nei cambiamenti. Incertezza e incompetenza portano al blocco, allo stallo. La complessità si affronta scoprendo nuove competenze, viaggiando nel mondo, confrontandoci con gli altri. In Italia c’è inerzia e mancanza di coraggio nelle imprese. Si pensa in piccolo. Non c’è cultura della crescita. Eppure, nei periodi di crisi nascono grandi aziende. Bisogna pensare in grande e agire. Le decisioni forti portano al vero cambiamento. Oggi superano la crisi le aziende che innovano e inventano cose nuove per risolvere i problemi della vita quotidiana. Ma non basta concentrarsi sul prodotto. Bisogna creare alleanze con progettisti, partner tecnici, commerciali, mirare allo sviluppo fuori dai confini nazionali». L’imprenditore vero combina capacità di intraprendere e di gestire: fa i conti, sceglie e guida le persone, si confronta e impara, grazie ad altri imprenditori e a corsi.  «Ci vuole il coraggio di innovare e un metodo efficace. Nessuna approssimazione. Ma ce la si può fare. Anche a gestire lo stress, che spesso è l’incapacità di leggere quello che accade e avere prospettive nel medio e lungo periodo».

6 dritte per farcela

  1. Pensa in grande. Piedi per terra, testa per aria.
  2. Guarda il mondo come un mercato.
  3. Dedica tempo ad arricchire e completare l’idea, sin dalle prime fasi.
  4. Abbandona i tuoi limiti con la forza di volontà.
  5. Figurati nella mente chi vuoi diventare e cosa vuoi ottenere.
  6. Raccogli le sfide e affrontale con la nuova identità.

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